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Effetto #FRU19. Day 2

L’ #effettofru è quella specie di epidemia che si propaga in tutto il corpo: iperattività, batticuore (in particolare quando qualcuno pronuncia la parola “radio”), lacrimazione spontanea, voglia improvvisa di Coca Cola Zero.

Incapace di trovare un rimedio, decido di contattare una delle persone che più mi avrebbe capito. Perché abbiamo passato la “convalescenza” ben due volte insieme (dopo il FRU di Napoli e dopo il FRU di Verona), e perché quest’anno è immune alla malattia (vista l’assenza al FRU di Roma).

I sintomi trasformano il paziente in un social addicted: nuove foto profilo, 100mila stories su Instagram con i selfie fatti durante il weekend, la chat del FRU modificata da “silenziosa” a “rumorosa”, lettura di tutti i 178 messaggi persi andando in bagno.

Sono appena tornata da Roma, dal Festival delle Radio Universitarie, e le sensazioni sono molto vicine a quelle descritto sopra.

Il saggio Sauro mi ha confidato in un messaggio vocale:

“si vede che hai l’Effetto FRU. Io per fortuna quest’anno ho scampato quella sensazione di impotenza verso il mondo, impossibilitato a fare qualsiasi cosa”.

Perché va così: quando finisce un FRU ne vorresti subito un altro. Vorresti aver avuto più tempo per seguire tutti i panel, vorresti aver dormito meno (sì, ancora meno) per passare più tempo con gli altri fruisti, vorresti aver avuto più tempo per confrontarti, sorridere, divertirti.

La radio crea dipendenza. Ma è anche terapeutica. E lo è anche il Festival delle Radio Universitarie. Così come quando metto le cuffie mi sento in un’altra dimensione e tutto il resto si annulla, quando arrivo ad un FRU entro in un mondo “altro”, in un non-luogo.

E quando finisce tutto, non finisce davvero. Rimane l’effetto: un’epidemia benefica che ti lascia tanta energia e così tanta voglia di cambiare il mondo, che non sai da dove cominciare.

Sta a noi trovare il modo migliore di incanalare questa energia, di “sfruttare” e far fruttare i legami e le sinergie create in questi giorni, tra radio e persone, di rendersi consapevoli della potenza che abbiamo insieme.

E mentre mi guardo indietro con nostalgia, mi ricordo quello che mi disse un’altra persona saggia: se hai nostalgia significa che hai vissuto momenti bellissimi.
Quindi non posso che gioire e fare tesoro di questo mio quinto bellissimo FRU. Perché le cose belle sono belle proprio perché sono uniche (o ogni 356 giorni circa, dai).

Vorrei ringraziare tutti e tutte, personalmente. Perché è vero che la bellezza sta nel suo complesso: 30 radio che si uniscono. Ma siamo così belli e forti proprio perché ognuno di noi mette se stesso, le proprie competenze, le proprie passioni, il proprio impegno, le proprie specificità che ci rendono così eterogenei e così speciali.

E quindi? Venite anche voi al prossimo FRU, fate esperienza in qualche radio universitaria, o ascoltate qualche radio universitaria, avvicinatevi a questo mondo. Non potrete più farne a meno!

Caterina Moser
Ho incontrato l’amore per la prima volta a Verona. Si chiama radio e con FuoriAulaNetwork, la radio dell’università di Verona, è stato subito un colpo di fulmine. Ho cercato di cimentarmi in tutto, o quasi: giornali radio, rassegne mattutine, interviste. E poi ho avuto la bellissima occasione di ideare e condurre con una collega bravissima un programma di cinema, Pop Corn. 
Nel 2015 ho scoperto Europhonica, il format condiviso di RadUni che racconta l’Unione Europea, e da quattro anni non ne posso più fare a meno.