Domenica 3 aprile il popolo ungherese è stato chiamato alle urne per il rinnovo del Parlamento nazionale. Le opzioni su cui gli ungheresi sono stati chiamati a pronunciarsi erano due: da una parte riconfermare il presidente uscente Viktor Orban, in carica dal 2010; oppure potevano scegliere lo sfidante Marki Zay, sostenuto dai partiti all’opposizione.
Alla fine, a risultare vincitore è stato proprio Viktor Orban, per la quarta volta consecutiva alla guida del paese dell’est Europa grazie al 54% dei consensi a livello nazionale.
Immediate sono state le reazioni provenienti dai vari leader politici di tutti gli Stati membri, in particolare Matteo Salvini, che ha espresso piena soddisfazione per questo importante risultato.
Enrico Letta, invece, sperava in un risultato finale totalmente diverso, ragion per cui è stato criticato ed attaccato da Giorgia Meloni, altra sostenitrice di Orban.
Lo stesso Orban, nel discorso di vittoria, non ha voluto mancare l’occasione di puntare il dito contro Bruxelles ed i media internazionali, vantando un risultato “eccezionale”. Poi, le critiche e le accuse sono state rivolte anche al presidente ucraino Zelensky, definito come un suo avversario politico.
Chi è Orban?
Classe 1963, Viktor Orban vanta una lunga carriera politica nelle fila del partito Fidesz, di cui ad oggi ne è il leader principale. Laureatosi in giurisprudenza nel 1987, dopo un breve soggiorno per motivi di studio in Inghilterra a Oxford, torna in patria ed inizia la sua carriera politica, dapprima nelle fila del movimento studentesco “Alleanza per i giovani democratici” e poi all’interno dello stesso Fidesz.
Nel 1998 vinse le sue prime elezioni nazionali, restando in carica fino al 2002, anno in cui il suo partito perse le elezioni parlamentari contro il partito socialista ungherese. Nonostante ciò, Orban rimase come leader principale dell’opposizione fino al 2010, anno in cui è stato riconfermato alla guida del paese.
In questi anni alla presidenza del governo ungherese, Viktor Orban si è fatto notare, a livello internazionale, per la sua politica e presa di posizione contro i migranti che, quotidianamente, varcano i confini europei.
Nel 2015, infatti, fece costruire un muro con filo spinato lungo tutto il confine con la Serbia, per impedire l’ingresso ed il flusso di migranti in Ungheria. Il braccio di ferro con l’Unione Europea non ha riguardato soltanto la questione migratoria, ma si è focalizzato anche su altri argomenti caldi, come la questione dei diritti degli LGBTQI: lo scorso giugno il premier ungherese aveva emanato una legge che vietava la “promozione dell’omosessualità” ai minori.
L’iniziativa, però, fu subito censurata da Bruxelles, che decise anche di adottare delle sanzioni, avviando una procedura d’infrazione nei confronti di Budapest. Orban aveva, quindi, indetto un referendum per dimostrare di avere il sostegno del suo popolo, referendum che però non ha ottenuto il quorum minimo richiesto.
Si sono infrante le intenzioni di Viktor Orban di andare contro uno dei principi cardini della democrazia europea, ovvero il rispetto dei diritti e della dignità delle persone? Troppo presto per dirlo.
Ma quali sono le motivazioni che si celano dietro la rielezione di Viktor Orban?
Innanzitutto, un ruolo decisivo lo ha avuto l’evolversi della guerra in Ucraina.
In questo caso, lo stesso Orban ha voluto adottare un doppio profilo d’azione: se da un lato ha mantenuto il legame saldo di amicizia con il presidente russo Vladimir Putin, dall’altro ha condannato l’invasione dell’Ucraina, di fatto vietandone anche la fornitura di armi.
Un altro fattore che ha contribuito alla vittoria riguarda sicuramente i valori cristiani cui Orban ed il suo partito fanno riferimento, come ad esempio la famiglia, molto diffusi tra gli abitanti più anziani e residenti nella campagna ungherese, i principali sostenitori di Orban.
In uno scenario storico e politico senza precedenti sia per l’intera UE che per i paesi dell’est Europa, la rielezione di Viktor Orban in Ungheria potrebbe rappresentare un vero problema per la democrazia europea e per l’evolversi del conflitto in Ucraina: che cosa potrebbe succedere se lo stesso Orban e Putin decidessero di coalizzarsi?
Articolo di Lorenzo Onisto