Energia, è tempo di nuove regole!

L’Unione Europea divisa tra il nucleare e altre fonti energetiche alternative

Nucleare e gas sono diventati una priorità per la svolta dell’Unione Europea in chiave più verde e sostenibile.

Durante l’ECOFIN, il meeting periodico dei ministri delle finanze degli Stati membri dell’UE, il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, ha affermato l’intenzione della Commissione di inserire il gas e il nucleare in una lista contenente tutti i progetti finanziabili e classificabili come sostenibili.

Per fare ciò, sarà adottata una sorta di tassonomia. Ciò significa che, se queste due fonti energetiche vogliono o devono essere classificate come “sostenibili”, devono dimostrare di essere in grado di rispettare tre condizioni standard: mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici in corso; transizione verso un’economia più circolare e poi prevenzione dell’inquinamento.

Il Vicepresidente della Commissione Europea ha dichiarato che “per arrivare alla neutralità climatica entro i tempi stabiliti al 2050, l’Unione europea ha bisogno di investire su nuove e stabili fonti, come ad esempio il gas ed il nucleare”.

L’intervento di Dombrovskis hanno creato una spaccatura all’interno dei Ventisette Stati membri: da una parte vi sono quelli che, come la Francia, sostengono la transizione verso l’energia nucleare, data l’ampia presenza di centrali apposite su tutto il territorio nazionale; dall’altra, vi sono quelli come l’Italia che appoggiano l’utilizzo di fonti e risorse più rinnovabili, in quanto ritenute meno dannose e più efficienti e rapide per il raggiungimento della neutralità climatica.

Verso la transizione energetica

La questione della transizione energetica è diventata, negli ultimi anni, davvero centrale nell’agenda europea. In un contesto caratterizzato principalmente dalla pandemia del Covid – 19, il tema riguardante l’utilizzo di energie rinnovabili è destinato a giocare un ruolo chiave non solo per il rilancio dell’economia di tutti i singoli Stati membri, ma anche per costruire un futuro sempre più attento all’ambiente.

In questa direzione, nel dicembre 2019 la Commissione Europea ha adottato un primo documento significativo ed importante, considerato come il primo e vero step verso l’obiettivo della neutralità climatica da raggiungersi al 2050. Per arrivare a questo risultato, il New European Green Deal si divide in otto punti, ciascuno dei quali corrispondente ad un settore inerente all’economia ambientale: clima, ambiente ed oceani, energia, trasporti, agricoltura, finanza e sviluppo regionale, industria, ricerca ed innovazione.

E il nucleare dove si colloca in questo contesto?

Se si vuole raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 in tutta l’Unione europea, questo obiettivo potrà essere raggiunto solamente attraverso l’utilizzo di differenti tecnologie innovative allo stesso tempo. Una diretta conseguenza ed ulteriore priorità per il raggiungimento della neutralità climatica nei tempi previsti e stabiliti, la decarbonizzazione del settore industriale europeo potrebbe rappresentare una svolta decisiva in questa direzione. In un contesto come questo, l’utilizzo di energie come quella nucleare potrebbe dare un decisivo contributo allo sviluppo di nuove tecniche e forme di produzione, magari in chiave sostenibile.

A livello storico, la questione nucleare è stata al centro della politica e del rilancio dell’Europa: nel 1957, viene siglato il Trattato dell’EURATOM dai sei Paesi fondatori della Comunità Europea: Italia, Belgio, Paesi Bassi, Francia, Lussemburgo e Germania, con l’obiettivo di incentivare, rafforzare e condividere tra di loro la produzione di energia nucleare per il rilancio dell’economia europea nel secondo dopoguerra.

Tale questione è poi diventata centrale nei decenni successivi, dapprima grazie al ruolo che ha avuto nella guerra fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, poi dopo i fatti di Chernobyl del 1987, che hanno indotto molti Stati europei a prendere misure drastiche per la riduzione e l’eliminazione di centrali e siti nucleari.

In un contesto caratterizzato da importanti opportunità per una definitiva svolta green in Europa, l’uso dell’energia nucleare sembra aver portato ad una divisione tra gli stati membri, rendendo così ancora più difficile il raggiungimento della neutralità climatica.

Riusciranno gli Stati membri a mettersi d’accordo e trovare una soluzione comune?

Lorenzo Onisto