Una lista elettorale con candidati provenienti da tutta Europa, e una sola data per le elezioni – la stessa in tutti i Ventisette. Questo il fulcro del rapporto votato dalla Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo (AFCO) lo scorso 28 marzo.
Un testo innovativo negli intenti, che propone di istituire un processo tale per cui il cittadino europeo potrà votare non solo il proprio rappresentante nazionale – come accade ora – ma anche un rappresentante europeo, scelto all’interno di una lista che garantisca la rappresentanza geografica anche degli Stati più piccoli.
La proposta, poi, punta ad uniformare l’esercizio di voto ai 18 anni in tutti gli Stati membri, così come di inserire una soglia di sbarramento al 3,5% per le grandi coalizioni.
Con il sostegno di PPE; Renew, S&D e Verdi, per un totale di di 19 voti a favore, la proposta è stata approvata dalla Commissione AFCO.
Chi è a favore della riforma elettorale?
Un tema, quello dell’introduzione di liste elettorali paneuropee, che era stato affrontato anche dal Panel dei Cittadini riunitosi in occasione della Conferenza sul Futuro dell’Europa a Fiesole nel Dicembre 2021, poi ripreso durante il dibattito in plenaria della settimana scorsa quando gli Ambasciatori dei cittadini e delle cittadine europee erano stati chiamati a presentare agli eurodeputati le proposte votate a maggioranza.
“È uno dei momenti più importanti del mio mandato”: aveva commentato su Twitter Damian Boeselager, cofondatore di Volt (oggi parte del gruppo Verdi/Efa) e membro della AFCO, quando ancora un accordo sul tema non era stato ufficialmente trovato.
Una voce a sostegno della modifica della procedura elettorale attualmente in vigore si è levata anche da parte di Giuliano Pisapia, del Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, Vicepresidente di AFCO.
Prima dello svolgimento della votazione, ai microfoni di Europhonica aveva dichiarato: “Se dovessi guardare al passato, dovrei essere negativo perché in altre occasioni, modifiche diverse ma positive, approvate dal PE, non sono state neppure messe in votazione dal Consiglio e dai singoli Stati membri”. E aggiunge: “Tuttavia, qui abbiamo un’unità all’interno della Commissione enorme, che comprende anche il PPE, oltre ai S&D, ai Verdi e alla Sinistra, quindi ci sono tutti gli estremi questa volta e i presupposti perché possa diventare realtà” (per riascoltare l’intervista, clicca qui).
Ma quali sono le caratteristiche della procedura elettorale attualmente in vigore?
A disciplinare la procedura elettorale all’interno degli Stati membri è l’European Electoral Act, la cui prima stesura risale al 20 settembre 1976.
L’articolo 223 del TFUE, infatti, riconosce al Parlamento il compito di elaborare “un progetto volto a stabilire le disposizioni necessarie per permettere l’elezione dei suoi membri a suffragio universale diretto, secondo una procedura uniforme in tutti gli Stati membri o secondo principi comuni a tutti gli Stati membri”. Le stesse disposizioni vengono poi vagliate dal Consiglio, che le approva all’unanimità. Per l’entrata in vigore, però, è necessario un ulteriore passaggio: l’approvazione da parte degli Stati membri, condizionata dalla conformità con le proprie leggi costituzionali.
Come ogni legge elettorale che si rispetti, negli anni si è intervenuti con diverse modifiche.
Degna di nota è, fra tutte, la decisione del Consiglio del 2002, che ha introdotto il principio della rappresentanza proporzionale e il principio di incompatibilità tra il mandato nazionale e quello europeo.
Quattro anni fa, inoltre, era stata proposta un’altra modifica, purtroppo mai entrata in vigore. Questa introduceva la possibilità di esprimere il voto con diverse modalità (voto anticipato, elettronico, via internet e per corrispondenza), rivedeva le soglie minime per l’attribuzione dei seggi, la penalizzazione del «doppio voto», e cercava di disciplinare ulteriormente il voto in paesi terzi, nonché introdurre degli accorgimenti per dare visibilità ai partiti politici europei sulle schede elettorali.
Esiste attualmente una legge elettorale uniforme?
Ad oggi, purtroppo, dal punto di vista della procedura elettorale possiamo solo contare su una serie di principi comuni cui le leggi nazionali devono ispirarsi. Sono, infatti, i singoli Stati membri a regolare gli aspetti come l’attribuzione dei seggi, i limiti delle circoscrizioni, l’età di voto, le date delle elezioni e il processo delle candidature.
E l’elezione degli europarlamentari avviene attraverso un meccanismo proporzionale che prevede la possibilità di votare un’intera lista (scrutinio di lista) o di dare la propria preferenza al singolo candidato. Le soglie minime per l’attribuzione del seggio, inoltre, sono fissate fino ad un massimo pari al 5% dei voti espressi a livello nazionale.
Quante deviazioni, quali direzioni, quali no
Il rapporto votato dalla Commissione AFCO sembra, dunque, un primo passo nel segno di quel rinnovamento e di quella rappresentanza elettorale che i cittadini europei chiedono da tempo. Nonostante gli intenti, però, la strada per la riforma elettorale si preannuncia lunga e insidiosa. Perché se è vero che, stando agli orientamenti emersi in Commissione, attorno alla riforma potrebbe crearsi una forte maggioranza anche in Plenaria, il problema sarà negoziare con il Consiglio prima e poi con gli Stati membri.
In particolar modo, in questa partita potrebbe giocare un ruolo rilevante la Germania, che verosimilmente metterà in discussione il provvedimento a causa della soglia minima fissata al 3,5% per le circoscrizioni più grandi. Se infatti, da proposta, i partiti che volessero presentare alle elezioni dei candidati transnazionali, dovessero raggiungere almeno quella soglia nel Paese allora questa andrebbe a ridurre di molto il peso che, ad oggi, la popolazione tedesca esercita sulla definizione generale della policy europea.
Intanto, il tempo stringe.
Alle prossime elezioni europee mancano solo due anni: sarà un lasso sufficiente per ristrutturare il sistema elettorale europeo? In proposito, Pisapia aveva dichiarato: “Stiamo facendo di tutto per superare gli schemi che hanno bloccato spesso decisioni importanti, ma se non c’è una grande mobilitazione dei cittadini, da soli non ce la faremo”.
Gloria Beltrami e Renata Giordano