RadUni x Campus Party Spotlight
Tra i tanti ospiti di Campus Party Spotlight c’è stata anche Celeste Righi Ricco, ricercatrice in agricoltura sostenibile, fondatrice della ONG Pensare Globalmente Agire Localmente e European Climate Pact Ambassador. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei.
Ciao Celeste! Partirei dal chiederti cos’è Pensare Globalmente Agire Localmente e cosa ti ha spinto a fondarla?
Pensare Globalmente Agire Localmente è una associazione senza scopo di lucro che ha la missione di promuovere l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, attraverso un concreto coinvolgimento sociale a livello locale e nazionale. Il nome in sé rende l’idea della nostra “vision” ovvero quella di realizzare un cambiamento locale, promuovendo però una transizione con un’ottica più ampia e avendo sempre ben in mente la situazione globale. I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile sono le colonne portanti delle nostre azioni e ci guidano nella realizzazione di eventi variegati volti al coinvolgimento sociale a tutto tondo, per realizzare una rigenerazione sociale, economica ed ambientale. Ho conosciuto il presidente della associazione, Fortunato D’Amico, ad un evento d’arte, dove eravamo entrambi relatori. Lui, rinomato curatore artistico e militante del mondo della sostenibilità, mi ha coinvolta in questa iniziativa. Combinare arte e scienza, per coinvolgere la cittadinanza in un percorso di sensibilizzazione e coinvolgimento proattivo, mi affascinava. Io sono scienziata, ma mio padre è un’artista. Trovare finalmente un modo per unire questi due mondi e metterli al servizio della società mi ha visto subito coinvolta in prima linea. Inoltre, ho visto un grande potenziale nel gruppo che ha costituito la associazione, in quanto caratterizzata da un’ampia diversità disciplinare e generazionale. Ci sono artisti, designer, architetti, scrittori…Collaborare con loro è una enorme opportunità di crescita sia personale che professionale, e rende possibile la realizzazione di progetti di vario tipo, permettendoci di intraprendere un coinvolgimento tutto tondo delle comunità che ci circondano.
Per il vostro simbolo avete adottato l’opera Il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, che tra l’altro è il vostro presidente onorario. Come si unisce il concetto che sta dietro all’opera con i vostri valori?
Il Terzo Paradiso è il simbolo per eccellenza di sostenibilità, come armonia universale, come unione tra le dicotomie. Michelangelo, con quest’opera rappresenta il punto di incontro di cui necessitiamo, rappresenta l’anello mancante che ci serve per raggiungere l’equilibrio. Parla di civiltà planetaria, di armonizzazione tra natura e artificio, di convivenza tra tradizioni ed innovazione. Tutti questi concetti si traducono nelle fibre strutturali dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Il Terzo Paradiso non è solo un simbolo, è anche uno strumento pratico, che viene usato dall’Artista stesso per sensibilizzare e coinvolgere le persone, un’opera dinamica e partecipativa, che rende visibile il cambiamento.
La cultura può essere considerata sostenibile? E può davvero fare la differenza?
Rendere la cultura “sostenibile”, ovvero fruibile e accessibile a tutti è la sfida più grande, e tutt’ora ci sono ancora grandi progressi da fare, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. E’ importante investire in eventi culturali, che riescano a coinvolgere i cittadini, soprattutto attraverso progetti attivi che non abbiano soltanto un fine educativo, ma anche di inclusione e di partecipazione attiva. La cultura è ciò che riunisce le persone e che le rende parte di una comunità. E creando comunità solide e solidali, si costruiscono le basi per una rigenerazione sociale reale e soprattutto sostenibile.
Pensare Globalmente Agire Localmente è anche un motto di vita. Quanto è importante non perdere mai di vista l’obiettivo nonostante spesso sia difficile portare avanti i propri valori nel proprio piccolo?
Pensare in modo globale ed essere consapevoli di essere cittadini del mondo, e non solo della piccola realtà che viviamo nel quotidiano, è fondamentale per agire in modo consapevole e responsabile. Avere una visione complessiva delle cose, ci permettere di fare valutazioni che vanno oltre l’interesse individuale, portando avanti delle scelte che hanno un beneficio a lungo termine. Personalmente, aver vissuto all’estero per tanti anni e aver sperimentato la scena internazionale, mi ha arricchito profondamente, dandomi l’ispirazione e l’energia necessaria per tradurre i miei valori etici in azioni pratiche locali.
Tu sei anche European Climate Pact Ambassador, in che cosa consiste questo ruolo?
La Commissione Europea ha selezionato varie persone da tutte le nazioni UE, per promuovere e diffondere nelle comunità locali i valori ed i principi che costituiscono il Patto per il Clima. Nel concreto, ogni Ambassador ha il compito di organizzare eventi che aiutino i cittadini a comprendere in modo più chiaro il funzionamento del Patto, oltre che coinvolgerli in attività interattive per sviluppare idee e soluzioni comuni. Al momento, tutti noi Ambassadors Italiani ci siamo uniti per collaborare e costituire un gruppo solido, pianificando congiuntamente una serie di eventi per raggiungere più persone possibili su tutto il territorio nazionale. Tutti gli eventi saranno pubblicati sul canale YouTube: “EuClimatePact”. Per chiunque fosse interessato, è sempre possibile candidarsi per entrare a far parte della rete.
È stata la ricerca che ti ha spinto verso l’attivismo per la sostenibilità o viceversa?
Ho vissuto la sostenibilità in modo pratico fin dall’infanzia, avendo una famiglia che è molto attenta a vivere in modo consapevole. Tuttavia, non ho affrontato il tema in modo teorico, professionale, fino al 2018. Durante il Master, mentre studiavo e facevo ricerca, ho scoperto le varie declinazioni della sostenibilità, soprattutto tradotte nel concreto nel mio mondo, ovvero quello dell’agricoltura. Ho così iniziato a fare ricerca per sviluppare soluzioni che in qualche modo contribuissero a risolvere alcuni dei problemi che il mondo rurale vive al giorno d’oggi. Parallelamente, ho iniziato ad approfondire la tematica dei cambiamenti climatici, entrando così nel mondo dell’attivismo e fondando le due associazioni di cui ora faccio parte. Adesso per me ricerca e attivismo sono due attività fortemente interconnesse, le vivo di pari passo, e sono entrambe fonte di continua ispirazione ed apprendimento.
Per concludere, cosa diresti a chi non crede che il cambiamento climatico sia reale?
Credo che per prima cosa, debbano iniziare a documentarsi in modo più approfondito. Ci sono innumerevoli ricerche che hanno fornito evidenze sul consistente contributo antropico nell’aumentare in breve tempo gli eventi extra-ordinari che definiamo cambiamenti climatici.
Comunque, in generale stimolo tutti a riflettere sul fatto che, indipendentemente dal crederci o meno, il nostro pianeta stia evidentemente soffrendo delle attività umane che impoveriscono in modo costante ed eccessivo, le risorse naturali. Abbiamo senza dubbio inquinato il pianeta, lo stiamo danneggiando e mettiamo a rischio di estinzione centinaia, se non migliaia di specie animali e vegetali, ogni singolo giorno. Questo, non compromette l’esistenza del pianeta, ma compromette la sopravvivenza degli esseri umani, e questo fatto, per lo meno, dovrebbe far riflettere tutti e far rivalutare il nostro sistema, che al momento è strutturalmente sbagliato e deve essere rigenerato.
Diana Russo