RadUni x Campus Party Spotlight
Si è da poco conclusa l’esperienza di Campus Party Spotlight, di cui RadUni è stato partner. Oggi vi presentiamo la seconda intervista esclusiva ad un altro ospite dell’evento: Ruggero Rollini.
Ruggero è un ragazzo di 25 anni, un divulgatore scientifico. Ha cominciato sul suo canale YouTube per poi sbarcare su tutti i social network e cominciare a parlare di scienza nelle scuole e non solo. Dal 2019 è anche autore per SuperQuark+, il nuovo progetto ambizioso di Piero Angela su Rai Play. Abbiamo avuto la fortuna di fargli delle domande.
Ciao Ruggero! Vorrei partire direttamente dal chiederti di parlarci del tuo lavoro. Tu sei un divulgatore scientifico, ecco, cosa vuol dire essere divulgatori scientifici nel 2021? Te lo chiedo perché il ruolo stesso, il rapporto con il pubblico e la fruizione dei contenuti sono decisamente cambiati nel tempo, anche grazie ai social media, dove sei molto attivo.
In un mondo sempre più complesso, il lavoro del divulgatore non è poi diverso da quello della guida turistica. I divulgatori sono un po’ delle guide della complessità. Per fare i fini: il divulgatore è un costruttore di senso. Non credo che nel mio lavoro sia importante insegnare qualcosa – per quello c’è la didattica – bensì penso sia fondamentale che dall’attività di divulgazione traspaia un’idea di scienza, una cultura scientifica. In questo senso, divulgatore non è un insegnante che impartisce lezioni dalla cattedra e traduce alla popolazione difficili concetti in modo semplice, ma un compagno di viaggio che ha la cartina. Sui social questo si esprime benissimo. Siamo alla pari. Siamo tutti creatori e fruitori di contenuti. Divulgare sui social è ciò che di più vicino ci possa essere alla divulgazione dal vivo che, a mio avviso, è la migliore in assoluto.
Come ti sei avvicinato alla scienza e perché hai scelto proprio la chimica?
Sono nato e cresciuto in un paesino di collina circondato da boschi. Sono sempre stato attorniato dalla natura e investito dal suo fascino. Poi, ho avuto la fortuna di avere insegnati di scienze fantastici a tutti i livelli di istruzione (e questo fa molto). La chimica è una disciplina a ponte tra il mondo macroscopico e quello submicroscopico e permette di muoversi con agilità dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Non si può che rimanerne stregati.
Tra le tue numerose collaborazioni ne troviamo anche una con Radio24, per cui hai preparato “L’alfabeto della Sostenibilità”, un insieme di podcast. Com’è stata questa esperienza per certi versi più intima rispetto a ciò che fai abitualmente con i video?
Mi sono divertito parecchio. Il tema della sostenibilità è un po’ inflazionato e spesso si abusa della parola ‘sostenibile’. Provare a fare chiarezza in questo marasma è stata una bella sfida. Fortunatamente, sono stato guidato – anche nella gestione della voce e dei tempi radiofonici – da Chiara Albicocco, che di divulgazione in radio se ne intende a palate. Ogni mezzo ha le sue peculiarità, i suoi pregi e i suoi difetti, e ci vuole esperienza per padroneggiarli al meglio.
Preparare video per YouTube o podcast è sicuramente diverso dal preparare un programma tv. Dal 2019 sei autore per SuperQuark +, il nuovo programma di divulgazione di Piero Angela, come hai adattato la tua scrittura a questo nuovo format?
Scrivere per la TV (anche se si tratta di RaiPlay e quindi di un ibrido tra TV e social) è un altro mondo. Ammetto che i primi testi dei miei servizi abbiano subito un bel ping-pong. Solitamente si scrive con un target preciso in mente. Su YouTube scrivo per i miei iscritti. Per il podcast abbiamo pensato agli ascoltatori di Radio24. Superquark non ha target. La grande intuizione di Piero Angela è stata quella di creare un programma che potesse parlare a tutti e che riuscisse a dare del valore aggiunto a chiunque. Però non è facile scrivere per tutti. Fortunatamente, Paolo Magliocco, che ha seguito noi giovani nella scrittura della prima stagione, ha pazienza da vendere. A tutto questo abbiamo dovuto aggiungere dei ritmi pensati per il web, ma qui, per fortuna, non ho faticato troppo.
Nel tuo intervento a Campus Party Spotlight ti sei voluto focalizzare sull’aspetto umano della chimica, cominciando il tuo intervento con la filosofia. Personalmente ho sempre pensato che questa divisione netta tra discipline scientifiche e umanistiche ci dia modo di approcciarci ad esse solo parzialmente. Qual è, quindi, questo aspetto umano di cui parli e sei d’accordo col mio punto di vista?
Sottoscrivo e rincaro la dose. Vedere ancora una divisione netta tra discipline scientifiche e umanistiche è un’idiozia. La cultura è cultura, punto. Tra l’altro, è una divisione che può trasmettere un’idea sbagliata di scienza, come di un qualcosa indipendente dalle dinamiche umane e dalla società. Quando sono decenni che filosofia-storia-antropologia-sociologia della scienza ci dicono il contrario. La scienza è un prodotto umano, credo possa trarre solo benefici da una commistione con la cultura umanistica (e viceversa). Poi, oh, uno dei miei romanzi preferiti, le affinità elettive si fonda proprio su un presupposto scientifico, quindi non posso che essere di parte.
Vorrei concludere con due domande che però sono più dei consigli per chi ci legge.
Ci rendiamo sempre più conto di quanto le politiche green siano necessarie per la semplice salvaguardia del nostro futuro, tu cosa consiglieresti a noi e ai nostri lettori per ridurre l’impatto sull’ambiente?
L’azione individuale di maggiore impatto è probabilmente mangiare meno carne. Non per forza eliminarla dalla propria dieta, ma almeno mangiarne meno. Poi ci sono le classiche tre R: ridurre, riutilizzare e riciclare. Però, l’impatto più grande che possiamoavere arriva dalla politica. In quanto elettori, sarà fondamentale mettere al centro delle nostre decisioni nelle urne l’ambiente e la battaglia alla crisi climatica. Servono politiche forti e lungimiranti.
Cosa diresti a chi vuole avvicinarsi alla scienza ma crede non faccia per lui?
Di dimenticarsi della scienza che gli/le hanno insegnato a scuola. La scienza ci circonda e permea le nostre vite. Da secoli stupisce generazioni di scienziati: lasciamo che meravigli anche noi.
Diana Russo