“Quando avevo la tua età, i preti ci dicevano che potevamo diventare poliziotti o criminali. Oggi quello che ti dico io è questo: quando hai davanti una pistola carica, qual è la differenza?”
Tra falsi agenti di polizia, falsi criminali, spie, colpi di scena e malavitosi irlandesi, Martin Scorsese realizza un poliziesco destinato a numerosi premi e riconoscimenti. “The departed” esce nel 2006 e ottiene successo sia da parte del pubblico che della critica. Il film, infatti, si guadagna cinque candidature agli Oscar vincendo nelle categorie: miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura non originale e miglior montaggio. La pellicola, remake del thriller cinese “Infernal affairs” di Andrew Lau e Alan Mak, vanta tra gli attori protagonisti Jack Nicholson, Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Mark Wahlberg, Martin Sheen, Ray Winstone, Vera Farmiga e Alec Baldwin.
In un piccolo diner di Boston, il “signor Costello” entra per riscuotere denaro dal gestore e, accorgendosi dello sguardo furtivo di un ragazzino seduto al bancone, inizia a parlare con lui. Costello sembra conoscere la famiglia del giovane Colin Sullivan e decide di regalargli del cibo, un fumetto, e di offrirgli un lavoretto. Il bambino sembra contento e sorpreso della sua generosità. Costello inizia ad “istruirlo” e, con un veloce salto in avanti, vediamo Colin diventare una giovane recluta della polizia di South Boston. L’obiettivo del dipartimento di polizia è quello di eliminare la criminalità organizzata e di mettere fine all’impero del potente boss mafioso irlandese Frank Costello. Per questo motivo viene scelto Billy Costigan, cresciuto nello stesso quartiere di South Boston, come infiltrato nella banda di Costello. Billy, l’ultimo di una famiglia di criminali, intende riscattarsi e dimostrare il suo valore, tuttavia si rende conto, ben presto, del pericolo che comporta quella missione. Parallelamente, Colin, talpa per conto di Costello, inizia la sua carriera nella polizia e dopo essere stato ammesso nella Squadra speciale investigativa entra a far parte del gruppo che deve distruggere la banda del boss. I destini dei due uomini, uno all’oscuro dell’altro, si incrociano per tutta la storia fino agli ultimi colpi di scena.
L’interpretazione degli attori è senza dubbio uno degli aspetti più interessanti di questo film. La tensione di Billy/DiCaprio è palpabile e il suo personaggio mostra un tormento e una sofferenza continui, che raggiungono livelli drammatici durante la sua permanenza nella banda di Costello. Quest’ultimo, interpretato dall’impareggiabile Jack Nicholson, è terrificante e al contempo divertente. Risulta essere il personaggio di maggior rilievo, con la sua sagacia, e le sue massime di vita, tra cui la frase: “Poliziotti o criminali, quando hai davanti una pistola carica, qual è la differenza?” che racchiude il significato profondo dell’intero film. Buona anche l’interpretazione di Matt Damon, anche se non carismatica quanto quella dei primi due. Bisogna anche ammettere che, nonostante non vi siano confini netti tra “giusto” e “sbagliato” in questa storia, tuttavia Colin rappresenta per lo spettatore l’antagonista della vicenda. L’unico momento di intensa drammaticità e sorpresa è quello in cui scopre di essere stato raggirato, a sua volta, dal suo “mentore”. Martin Sheen e Mark Wahlberg convincenti e risoluti. Con un colpo di scena finale. Vera Farmiga sullo sfondo rispetto agli imponenti ruoli maschili.
Grazie a questo cast e alla storia appassionante, il regista Martin Scorsese riesce a dirigere un film complesso, intricato, senza mai perdere il ritmo della narrazione. La tensione è crescente, le battute e i dialoghi autentici e memorabili. L’adrenalina coinvolge lo spettatore fin dalle prime immagini e, nonostante siano presenti numerosi stacchi e voli temporali, la narrazione non perde il suo fascino e rispecchia l’evoluzione dei personaggi. Sempre più stremati e frammentati. La colonna sonora, composta da Howard Shore, è spiazzante: dai ritmi celtici di “I’m shipping up to Boston” dei Dropkick Murphys a quelli alienanti di “Comfortably numb” dei Pink Floyd, fino alla lirica e a brani dei Rolling Stones. Le canzoni accompagnano il gusto deciso della narrazione.
Che cosa abbiamo imparato dei film di Scorsese? Da “Quei bravi ragazzi” e da “Gangs of New York” che il regista conosce bene e dirige in modo eccelso i gangster movie e, facendo un volo pindarico fino alla grigia isola di “Shutter Island” o all’ufficio di Jordan Belfort in “The wolf of wall Street”, che i cast corali non lo spaventano, anzi, incastra perfettamente dialoghi, volti e storie diverse. E, da “Taxi driver” fino a “Hugo Cabret” (che mai avrei pensato di inserire nella stessa frase ndr), che è capace di ogni cosa. Con “The departed” è riuscito a fare di un remake un film da oscar, nonostante l’originale cinese abbia avuto parecchio successo.
Un’ultima considerazione sulla tematica principale del film. L’impossibilità di distinguere tra bene e male, che in questa pellicola sono sempre facce della stessa medaglia, è ciò che accompagna lo spettatore dall’ inizio alla fine. Non esiste un vero e proprio eroe della vicenda perché sia Colin sia Billy sono accomunati dal desiderio di redimersi. E se uno lo fa nel male, l’altro lo fa nel bene. Tuttavia Colin, che si fa strada nella polizia mantenendo i rapporti con Costello e facendogli da talpa, è l’emblema dell’assenza di etica. Il dualismo si ripercuote su altri aspetti della trama: il senso della lealtà e quello del tradimento, la sottile differenza tra verità e menzogna e tra criminalità e legge. Così come il bene e il male convivono nella stessa persona, anche nella vita di tutti i giorni, questo film mostra come essi siano equivalenti se si tratta di sopravvivere o di vendicarsi. A differenza di altri lavori di Scorsese, in cui il mondo della malavita veniva rappresentato dall’interno, in questo caso è solo un pretesto per affrontare riflessioni più profonde sul bene e sul male e sulla loro labilità.
Recensione a cura di Silvia Taracchini