<<Nel mezzo di una tempesta, se guardi i rami di un albero, giureresti che stia per cadere. Ma se guardi il suo tronco ti accorgerai di quanto sia stabile.>>
Redivivo: mai titolo fu più azzeccato per una pellicola. In due ore e mezzo il protagonista Hugh Glass, interpretato da Leonardo DiCaprio, affronta una serie di pericoli che sembrano essere senza uscita fino all’ultimo secondo del film. La storia è ambientata negli Usa: nel 1800 un gruppo di cacciatori di pellicce viene aggredito da una tribù di indiani ed è costretto alla fuga con i pochi uomini rimasti. Fra questi c’è Glass, che ricopre il ruolo di guida, un uomo forgiato da un passato doloroso e misterioso. Glass ha un incontro ravvicinato con un Grizzly, a malapena riesce a sopravvivere e, una volta medicato, diventa un peso fisico per i suoi compagni di viaggio; viene perciò affidato alle cure di Fitzgerald, interpretato da un credibilissimo Tom Hardy, mercenario egoista e senza scrupoli.
La vicenda si sviluppa in una sorta di “terra di nessuno”, una ambientazione che riflette l’angosciante smarrimento del film, una terra in cui è veramente arduo capire dove stia il bene e dove stia il male. Sembra che ogni personaggio abbia una sofferenza personale da combattere e che ognuno sia interessato a curare il proprio interesse. Salvo qualche barlume di umanità che permette allo spettatore di respirare tra una scena violenta e l’altra, è un gioco di odio di tutti contro tutti. La struttura della trama è costituita da cerchi, proprio come quelli che incide il giovane Jim Bridger – antitesi spirituale di Fitzgerald – sulla borraccia che donerà a un moribondo Glass. Ogni azione, positiva o negativa, attuata dai personaggi, tornerà loro indietro sotto forma di salvezza o di morte.
Non è un caso che il tanto atteso Oscar sia arrivato per DiCaprio proprio con Revenant, con cui ha dato ulteriore prova della sua capacità di interpretare ruoli complessi e drammatici, ben lontani dal “bel faccino” per cui era conosciuto negli anni ’90. Ottimo sostegno per il suo talento è senz’altro la fotografia che incornicia il fortissimo simbolismo tramite cui la natura parla a Glass, guidandolo nel compimento del suo destino, nella chiusura del cerchio più grande, quello finale. Il realismo di questo film è crudo, non si può sfuggire né alle ferite, né al freddo. Gli schizzi di sangue misti alla neve macchiano l’obiettivo della telecamera, trascinando il pubblico nella lotta per la sopravvivenza.
In mezzo a tanto livore c’è spazio anche per la fragilità umana e le relazioni familiari. Un filo invisibile connette il protagonista al Grizzly contro cui si scontra: quando il protagonista uccide l’animale, sta privando i cuccioli d’orso della loro madre. Questo risveglia emozioni forti ed emblematiche e, in un mondo in cui la natura è regina, è un gesto che gli si ritorcerà contro, andando ad aggiungersi ai suoi peccati passati. Ad aiutarlo nel suo cammino di redenzione spirituale sarà un suo pari, a salvarlo dalla condanna ormai reiterata sarà la restituzione di una figlia perduta al padre.
<<La vendetta è nelle mani di Dio.>>
Alessandra Saiu
– Link al Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=LoebZZ8K5N0