138 -PALAZZO CARLO. SCALE -PIANEROTTOLO -CASA. INT. NOTTE.
Carlo sale di corsa le scale del palazzo, più veloce che può. Appena raggiunge il proprio pianerottolo Giulia gli apre e gli viene incontro.
[…]
GIULIA
Chi è questa con cui sei uscito?
CARLO
Non è nessuno!
GIULIA
Dimmi chi è, Carlo!!!!
CARLO
(Cerca di abbracciarla) Non succederà più! Veramente!
GIULIA
(Gli dà uno schiaffone) Voglio sapere chi è?! M’hai tradita?! La verità, Carlo! M’hai tradita?
CARLO sostiene lo sguardo di lei.
GIULIA
(Urla) Dimmeloooo!
CARLO
Solo un bacio…
Lei urla con orrore, tappandosi le orecchie con le mani.
GIULIA
Aaaaahhhhhhhhaaaaaaaaaaa!!!!!”
Leggere una sceneggiatura
Quello che avete appena letto è l’estratto di una sceneggiatura. Più precisamente, si tratta della scena in cui Carlo e Giulia, ne L’ultimo bacio, litigano furiosamente.
La sceneggiatura, in ambito cinematografico, è la struttura narrativa di un film e contiene tutte le indicazioni necessarie alla sua successiva realizzazione. Si tratta di un testo scritto in cui sono contenute le descrizioni degli elementi visivi, i suoni, i personaggi, le loro azioni e soprattutto i dialoghi. Lo stile deve essere rapido e incisivo, ovvero devono emergere nella descrizione tutti quegli elementi che colpiranno immediatamente lo spettatore.
Gli elementi della sceneggiatura non sono disposti casualmente: si procede dalla prima all’ultima scena (che viene indicata con un numero progressivo) a seguire l’ambiente della ripresa e le condizioni di luce in cui si svolge. Dall’esempio che abbiamo scelto:
138 (numero della scena) – PALAZZO CARLO. SCALE -PIANEROTTOLO -CASA (tutti gli ambienti delle riprese). INT. NOTTE (la condizione della luce, cioè luce interna).
Fino a poco tempo fa anche la pagina doveva seguire una precisa impostazione. Nel caso della “sceneggiatura all’italiana”, il testo era diviso in due colonne: su quella di sinistra erano riportate le azioni dei personaggi e su quella di destra i dialoghi. Oggi, invece, le descrizioni occupano una riga intera e i dialoghi si trovano al centro della pagina, anticipati dal nome del personaggio di riferimento.
Dall’idea al film: scrivere una sceneggiatura
Come nasce una sceneggiatura? Scrivere una sceneggiatura è un processo che richiede varie fasi: dall’idea all’elaborazione di un soggetto, passando per il trattamento, la scaletta fino alla sceneggiatura vera e propria, come quella che abbiamo visto all’inizio.
Si parte dunque da un’idea. Non esiste una regola fissa in questo caso, bisogna “solo” trovare un’idea forte che possa diventare un film di successo e raccontare qualcosa di significativo allo spettatore.
Può venire da un episodio della propria vita, da persone che abbiamo realmente conosciuto e ci hanno suscitato interesse o riflessioni, oppure da un romanzo che abbiamo letto, da una canzone che ci ha fatto tornare in mente un viaggio che abbiamo fatto o da un incontro inaspettato che ci ha fatto capire chi eravamo e cosa abbiamo perduto.
Abbandoniamo per un momento il nostro Gabriele Muccino, che ci ha ispirato per l’esempio iniziale, e proviamo a immaginare un’altra scena. Siamo in una soffitta polverosa, è pomeriggio. Un uomo, Bob, trova per caso il diario scolastico del padre e inizia a pensare a come sarebbe stato incontrarlo da adolescente e, magari, diventare suo amico. E si chiede anche come fosse sua madre da ragazza. Bob telefona all’amico Robert raccontandogli le proprie riflessioni e fa qualche battuta. Chissà come sarebbe stato fare un viaggio nel tempo per conoscere i propri genitori. Da questa semplice idea Bob Gale e Robert Zemeckis hanno creato i tre film di Ritorno al futuro.
Dall’idea si passa all’elaborazione del soggetto, una breve narrazione che contiene tutti gli elementi significativi della storia: l’introduzione, per presentare i personaggi, la descrizione delle difficoltà che dovranno affrontare, l’intreccio delle vicende principali e la conclusione. Deve essere dunque racchiusa la sostanza del film.
Questa è una delle fasi più complicate della stesura di una sceneggiatura poiché possono emergere problemi e interpretazioni diverse fin da subito. È il caso di Shining. Anche se le scelte di Stanley Kubrick si sono rivelate giuste e oggi Shining è una delle pellicole più importanti della storia del cinema, le discussioni con Stephen King, autore del romanzo da cui è tratto il film, sono state numerose. Nella fase dell’elaborazione del soggetto, infatti, King rimproverò a Kubrick un’eccessiva freddezza e una descrizione del protagonista molto lontana da quella del romanzo, nonché una concezione del male molto distante dalla sostanza del libro.
Una volta superate queste eventuali asperità, quando il soggetto è stato definito si procede con il trattamento, un ampliamento del soggetto.Si tratta di un intreccio descritto in modo più articolato, con la caratterizzazione dei personaggi, descrizioni dettagliate degli ambienti, qualche dialogo. Una pre-sceneggiatura a tutti gli effetti. Dalle 10 cartelle scritte del soggetto in questa fase si passa alle 40/80 cartelle.
Durante la scrittura del trattamento si abbandona per un attimo lo stile descrittivo di una sceneggiatura, fatto di indicazioni e azioni, e ci si avvicina ai protagonisti, alla loro psicologia, alle loro sfumature: all’universo in cui si muoveranno e vivranno. Senza questo passaggio sarebbe andata persa la bellezza di Nina, ne Il cigno nero. Il personaggio interpretato da Natalie Portman (che ha vinto l’oscar come migliore attrice protagonista) è tratteggiato dallo sceneggiatore Andrés Heinz in modo sublime e lo spettatore vive insieme a lei i suoi turbamenti, la sua insicurezza e la ricerca di una perfezione che la condurrà alla follia.
Dal trattamento viene elaborata la scaletta, lo schema dell’intreccio narrativo: è una successione numerata, una sorta di elenco, in cui ad ogni punto corrisponde una breve descrizione della scena.
Pensate per un attimo a tutti quei film intricati, con trame ad incastro, che abbiamo fatto fatica a comprendere e vi renderete conto della bravura degli sceneggiatori nell’imprimere uno schema preciso alla costruzione di questi intrecci impossibili. Oltre a Memento, di Christopher Nolan, pensiamo all’onirico Mulholland drive, un vero e proprio puzzle in cui sogno e realtà si mescolano fino a farci dubitare delle nostre capacità mentali. David Lynch, regista e sceneggiatore del film, è un mago di questo genere di esperimenti.
La scaletta è fondamentale per costruire la sceneggiatura finale, un testo scritto di circa 95/125 cartelle. Siamo dunque arrivati alla stesura del film. Dalla sceneggiatura si ricavano altre indicazioni, utili in fase di produzione e riprese.
Sembra dunque un viaggio, un’impresa eroica, ma lo sceneggiatore sa che è solo l’inizio di una fase di contrattazione e adattamento. Lo esprime bene il recente Mank, in cui assistiamo all’intero processo di realizzazione della sceneggiatura di Quarto potere, ad opera di Herman J. Mankiewicz, interpretato da Gary Oldman. David Fincher, il regista del film, e lo sceneggiatore Jack Fincher raccontano le difficoltà della scrittura di Citizen Kane e l’odissea di Mank, con continui flashback e uno stile innovativo. Una celebrazione di Hollywood ma anche una profonda riflessione sul futuro del cinema in un’unica pellicola, a tinte bianco e nero. Si prospettano numerose candidature agli oscar.
…e l’oscar?
La scena si sposta a Hollywood dove ogni anno, dal 1929, vengono assegnati gli Academy Award of Merit, che noi chiamiamo premi oscar. Per quanto riguarda la sceneggiatura esistono due tipologie di riconoscimento: la prima è miglior sceneggiatura originale, assegnata agli sceneggiatori che hanno realizzato un copione originale (non basato su materiale già pubblicato) per questo motivo fino al 1940 esisteva solo un premio al miglior soggetto; la seconda tipologia è quella di miglior sceneggiatura non originale, assegnata agli scrittori di una sceneggiatura già pubblicata o ispirata da altre fonti.
Alexander Payne, Nat Faxon, Jim Rash nel 2012 hanno vinto il premio per la miglior sceneggiatura non originale grazie al film The descendents, basato sull’omonimo romanzo. Kenneth Lonergan ha vinto il riconoscimento di miglior sceneggiatura originale per Manchester by the sea, nel 2017.
Potremmo andare avanti fino alla fine di queste pagine con altri esempi, più o meno noti, ma è il caso di tornare alla polverosa soffitta in cui abbiamo lasciato Bob Gale, all’inizio del nostro viaggio. Lui e Zemeckis, pur essendo stati candidati, non hanno mai vinto l’oscar per la miglior sceneggiatura, ma noi ci chiediamo ugualmente cosa sarebbe successo se quel pomeriggio non si fossero telefonati.
220 -PARCO. EST. TRAMONTO.
Giulia continua a correre. Nell’inquadratura entra il ragazzo che aveva incrociato poco prima. Corre accanto a lei. Giulia si volta e lo guarda. E’ particolarmente affascinante. Lui le sorride e lei torna a guardare avanti. Una strana espressione le illumina il viso. Ma cerca di nasconderla.
I due continuano a correre vicini. Inquadriamo da davanti i loro visi, sempre più stretti.
Lo schermo va lentamente a nero.FINE
Silvia Taracchini