“Diamanti”, metafora di resilienza e raffinatezza, è l’ultimo film di Ozpetek, uscito nelle sale italiane il 19 Dicembre 2024. Tra gli interpreti ritroviamo Jasmine Trinca, Carmine Recano ed Edoardo Purgatori, che con il regista avevano già lavorato nella pellicola “La dea fortuna” del 2019.
In Diamanti, è la figura femminile che brilla in tutte le sue essenze. Prendendo in prestito la storia di due sorelle, Gabriella (Jasmine Trinca) e Alberta Canova (Luisa Ranieri),a capo di una sartoria specializzata in abiti e costumi per il cinema e il teatro, il regista ci racconta le difficoltà e le sfide quotidiane che le donne devono affrontare, ma anche il loro incredibile spirito di resilienza.
L’arrivo della costumista premio Oscar Bianca Vega (Vanessa Scalera) che commissiona alla sartoria i costumi per il suo prossimo film, darà inizio a un intreccio che coinvolgerà tutti i personaggi. Bianca Vega lascia che il genio creativo si fonda con la determinazione, orchestrando l’abito attraverso i suoi suggerimenti e ispirando con dettagli innovativi chi lo compone.
Ozpetek ci avvolge nelle vite delle singole donne preservandone l’autenticità, anche nell’interpretazione. Mara Venier trasporta in questa pellicola tutto il suo calore e protezione nella figura di Silvana, Geppi Cucciari, con la sua ironia, ci fa sorridere amaramente.
Il filo che unisce ogni storia
In questo racconto corale, il filo conduttore è la figura femminile e le sue declinazioni. Il messaggio che emerge è chiaro: le donne che non sono i manichini che ogni uomo vorrebbe decorare, sono donne fatte di carne, capaci di amare e lottare per i propri figli, con desideri e sogni che non si spengono con l’età.
I figli assumono un ruolo centrale nel film per trattare diversi temi tra cui la responsabilità genitoriale, ad esempio, poiché spesso sono le donne a portare il carico emotivo e mentale della cura dei figli. Ogni donna però cuce le toppe dell’altra perché, come dice un personaggio nel film: “Noi siamo formiche, siamo piccole, ma tutte insieme ci muoviamo”.
Una storia di sorellanza, anche e soprattutto di sangue, che ritroviamo in Alberta e Gabriella Canova. Sebbene siano legate da un profondo affetto, la loro personalità è agli antipodi. Il loro rapporto si slega, si accorcia, si stringe come i fili di un tessuto. Alberta ha bisogno della presenza di sua sorella e, soprattutto, ha bisogno che sua sorella ritorni a sè stessa e non con la mente ad un passato che ancora la tormenta. Forse sono i tormenti del passato ad accomunarle ma è grazie al sostegno reciproco che riescono a riscoprire, nel presente, la famiglia formata in sartoria.
Storie che potevano fare rumore
In questo racconto corale, Ozpetek si concentra così tanto sul trasmettere un senso di comunità tra le donne della sartoria Canova, da non riuscire a far risaltare le storie individuali dei personaggi.
Una delle vicende che avrebbe meritato maggiore attenzione è quella di Nicoletta (Milena Mancini), che subisce violenza di genere. Nonostante un epilogo che lascia intendere una risoluzione positiva, la sua storia non viene approfondita abbastanza, lasciando un senso di incompletezza.
Sarebbe stato interessante, inoltre, approfondire maggiormente ogni arco narrativo. Sebbene le vicende delle protagoniste si intreccino fra loro, rafforzando la trama, questo rende debole la carica significativa di ogni singolo racconto.
Sono storie che avevano il potenziale per fare tanto rumore ma che purtroppo restano degli echi.
Carmen Allocca