Elegia americana tra critiche e apprezzamenti

L’essenza del sogno americano rivive nella pellicola Hillbilly elegy (Elegia americana), diretta da Ron Howard, il regista premio Oscar di A beautiful mind, Cinderella man e Il codice da Vinci tra i suoi lavori più importanti. Il film è ispirato al romanzo omonimo autobiografico di J.D. Vance. Tra gli interpreti Amy Adams, Glenn Close e Gabriel Basso. Questo film è stato stroncato dalla critica non appena è uscito su Netflix, alla fine di novembre 2020. Gli spettatori, invece, lo hanno amato. Perchè? In questo articolo cercheremo di spiegarvelo e vi consiglieremo di guardarlo ugualmente, ignorando per una volta gli esperti cinematografici. 

Ritorno a casa

J.D. Vance (Gabriel Basso) studia giurisprudenza a Yale e sta per sostenere un colloquio che gli permetterebbe di svolgere un tirocinio in uno studio importante di avvocati. Una telefonata da parte della sorella, tuttavia, lo costringe a fare ritorno a casa, in Ohio. Durante il viaggio J.D. ricorda la sua infanzia e la sua adolescenza accanto alla madre Beverly, tossicodipendente e violenta (Amy Adams), e a Mamaw (Glenn Close), la nonna severa che ha sempre cercato di aiutarlo. Dal racconto di famiglia emerge anche il ritratto di un’America delusa, povera e frustrata che sembra aver dimenticato le proprie ambizioni

Oltre il sogno americano

Elegia americana tratteggia con profondo realismo le dinamiche e le conflittualità di una famiglia particolare, composta da personaggi che hanno perso i propri sogni. Allo stesso tempo emerge la determinazione del protagonista nel cambiare la propria sorte e la sua frustrazione nel sentirsi sempre in bilico tra un futuro promettente e l’eredità del suo passato.  

Sullo sfondo vediamo l’America delle cittadine di provincia dell’Ohio e quella sperduta e “lontana dalla civiltà” del Kentucky. Da lì ha origine il film e anche la storia dei suoi personaggi. Ron Howard punta la macchina da presa proprio su di loro, su J.D, su Mamaw, su Bev per raccontare le difficoltà, i conflitti e i sacrifici che devono affrontare. 

Amy Adams e Glenn Close regalano due interpretazioni da Oscar. Beverly (Adams) è una ragazza madre che la vita ha messo a dura prova. Tossicodipendente, vittima di abusi e spesso madre violenta, è un susseguirsi di emozioni autentiche. Corre sui pattini tra le corsie dell’ospedale, sotto l’effetto di droghe, poi esplode di rabbia improvvisamente e infine si mostra nella sua infinita debolezza mentre chiede aiuto al figlio.

Dall’altra parte la Close (che attualmente è candidata ai Golden Globe come miglior attrice non protagonista) nei panni di una nonna e madre sui generis, rappresenta al meglio la classe sociale a cui il film vuole dare spazio: è una persona povera, che è scappata dal Kentucky quando aveva 13 anni ed era incinta. Burbera e severa ma anche determinata nel salvare il nipote da una vita senza futuro. Oltre i suoi spessi occhiali si intravedono una rabbia e una frustrazione che da sole potrebbero tenere insieme tutto il film.

J.D, interpretato come adolescente da Owen Asztalos e poi come adulto da Gabriel Basso, viene cresciuto da queste figure femminili potenti e fino all’ultimo è disposto a rinunciare a tutto pur di occuparsi di sua madre. La regia di Ron Howard si rivela nella scelta di concentrarsi sulle persone, con primissimi piani sui loro volti oppure su dettagli, come la mano tremante di Bev che chiama il figlio a sé. Sono questi gli elementi principali che hanno fatto commuovere gli spettatori e li hanno convinti del fatto che Hillbilly elegy non sia l’ennesimo film sul sogno americano, ma qualcosa di più.

Ragioni politiche e caccia ai premi

Perchè Elegia americana è stato massacrato dalla critica? Ci sono diverse ragioni. Innanzitutto secondo alcuni il regista non è riuscito a distaccarsi abbastanza dalle vicende familiari e così non ha dato spazio al soggetto del romanzo di Vance, cioè gli hillbillies. Già il libro però aveva suscitato numerose polemiche e riflessioni: aveva dato voce agli operai americani del Sud, che si sentivano abbandonati alla loro povertà, e che, secondo alcune analisi politiche, avevano garantito la vittoria del presidente Trump. Tuttavia, anche nel romanzo Vance racconta soprattutto la sua vicenda personale, quindi Howard non ha fatto altro che dare spazio al reale protagonista, J.D.

In secondo luogo, altri critici hanno sostenuto che il film fosse stato confezionato apposta per ricevere premi cinematografici e così questo lo avrebbe reso vuoto e inconsistente. Tuttavia, il fatto che il regista abbia una certa esperienza con i riconoscimenti significa solamente che sa quali elementi mettere in risalto, come dosare la drammaticità e scegliere i giusti interpreti. Elegia americana, infatti, trasmette le giuste emozioni senza mai sfociare nel ridicolo o nel grottesco.

Anche Amy Adams ha detto la sua:

Penso che i temi di questo film siano universali. Sia che si tratti di traumi generazionali, sia che si tratti di esaminare da dove veniamo per capire dove stiamo andando e chi siamo. Penso che l’universalità dei temi del film trascenda di gran lunga la politica.

Non sempre è facile giudicare un film e a volte non siamo in grado di apprezzare pellicole elogiate dalla critica. Questo non ci rende meno sensibili o meno intenditori. Al di là dei gusti personali, in questi casi la cosa migliore da fare è liberare la mente, selezionare il film e premere play. 

Silvia Taracchini