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Emily in Paris: un successo che fa discutere

Sin dalla sua prima apparizione il prodotto Netflix ideato da Darren Star, padre della famosissima serie HBO “Sex and The city”, ha ottenuto uno straordinario successo, facendo appassionare milioni di spettatori alle avventure-disavventure amorose e lavorative della seducente Emily, interpretata da Lily Collins.

Una brutta copia di altre serie?

Emily Cooper giovane e intraprendente ventenne americana lavora per un’importante agenzia pubblicitaria, alla quale capita la fortuna di doversi trasferire nella capitale della moda, Parigi, per sostituire il suo capo, Madeline. Qui, al contrario di come pensava, si trova a dover dimostrare il proprio valore ad una direttrice ostile (Sylvie) e a dei colleghi ruffiani. Al turbinio lavorativo si aggiunge un piccante triangolo amoroso, immancabile nelle rom-comedy: difatti, inizialmente legata ad una relazione a distanza, si troverà ben presto intrecciata in un legame sentimentale complicato con un affascinante chef francese, Gabriel

Una commedia romantica che cerca di far divertire attraverso leggerezza, spensieratezza, ironia e un pizzico di tenerezza: la giusta formula che porta il prodotto ad un successo planetario. Una avvolgente atmosfera di positività, dalla quale è difficile svincolarsi, che ci costringe a guardare il mondo circostante con la stessa visione sognante della protagonista, la quale ricorda molto l’ottimista Carrie Bradshaw delle prime stagioni di Sex and the city: anche lei, infatti, è impegnata a destreggiarsi tra l’affascinante Mr. Big (Chris Noth), la frenetica vita mondana newyorkese e la carriera lavorativa.

Tra critiche e premiazioni

Segno dell’ottima riuscita sono proprio le inaspettate candidature per miglior serie televisiva commedia o musicale e migliore attrice in una serie televisiva commedia o musicale ai Golden Globes, a dispetto di altre più valide serie. Bisogna, infatti, precisare come non sia tutto rose e fiori: la serie indubbiamente ha coinvolto molti spettatori che l’hanno apprezzata ed amata, ma ha portato altrettante critiche, sia relative alla prima che alla seconda stagione.

La maggior parte delle contestazioni viene dalla Francia, dagli stessi parigini che non hanno gradito la loro rappresentazione sul piccolo schermo, troppo stereotipata e lontana dalla realtà. La leggerezza in questo caso ha evidenziato i pregiudizi e le logiche anacronistiche riguardo la cultura francese e il suo popolo, ma anche nei confronti di tematiche ben più importanti: la figura della donna, il suo ruolo nella società, il sessismo, la discriminazione e i diversi  problemi economici (totalmente inesistenti nella Francia ritratta da Star), che portano a rappresentare francesi frivoli e disinteressati a tale situazioni.  

Una seconda stagione “alla moda”

Nonostante le varie critiche si è optato per una seconda stagione che, però, ricalca la prima sia per le strutture che per la stessa gioiosa ed allegra atmosfera, dimostrandosi ancora una volta un prodotto capace di competere anche con altre serie più attese, come The Witcher. La storia prosegue sempre i suoi soliti sviluppi tra triangoli amorosi, le solite cene e le tante bottiglie di champagne da stappare. La popolarità della seconda stagione è accentuata per merito delle varie piattaforme social – pubblicizzata dalle influencer di Instagram, ad esempio – dove non si perde mai occasione di ricreare e prendere ispirazione dai favolosi outfit visti nella serie. Sono proprio gli abiti i veri protagonisti di questo successo. I look scelti ed indossati da Emily hanno innescato una vera e propria mania, una fashion week, che in tempi di pandemia ha fatto sognare ed invidiare gli spettatori, attraverso i piccoli schermi.

La seconda stagione nel concreto sembra essere più un mix di altri film, in cui vengono ripetute meccanicamente le stesse dinamiche, gli stessi personaggi e lo stesso stile di vita frivolo, all’insegna dell’ultimo outfit e dei soliti intrecci amorosi. La pluripremiata attrice, per quanto magnetica e travolgente, non riesce a distaccarsi dalle sue ombre precedenti, soprattutto da quella di Carrie, rievocata in ogni suo gesto e comportamento amoroso. I richiami al Diavolo veste Prada sono palesemente evidenti e non vengono neanche celati: l’ostile Sylvie diventa una perfetta Miranda Priestly (la Meryl Streep del Diavolo veste Prada), sexy, determinata e sempre capace di comprendere prima tra tutti le nuove tendenze. 

Tutto sommato è una serie che si manifesta per ciò che è, ovvero leggera, spensierata e dalle poche pretese. Non vuole appesantire il pubblico. È la tipica rom-comedy tranquilla da vedere durante le giornate di pioggia sotto le coperte per staccare la mente, ridere e sognare insieme alla giovane americana trasferita a Parigi. 

Fabiana Tallini