Il muro Bianco: un corto sulla scuola italiana – #IschiaFF2020

Si usa l’espressione mettere il dito nella piaga per indicare il far del male a qualcuno insistendo su qualcosa che rappresenta un tasto dolente. Spesso, continuare a mettere il dito nella piaga può per alcuni risultare pesante e fastidioso, mentre per altri necessario. Questo perché tale locuzione viene adoperata anche per delle situazioni problematiche, che necessitano di essere conosciute e affrontate con maggiore profondità e impegno. Con questa premessa, vi vogliamo parlare de Il muro bianco, cortometraggio presentato all’ Ischia Film Festival 2020, svolto online dal 27 giugno al 4 luglio, diretto da Andrea Bursa e Marco Scotuzzi, al loro secondo lavoro dopo Magic Alps, corto diretto nel 2018 con la presenza di Giovanni Storti

Un nemico invisibile da affrontare da soli

La trama è molto semplice: un’insegnante e una preside devono proteggere gli studenti di una scuola elementare da un nemico invisibile. La scuola italiana post covid19, si trova al centro del dibattito pubblico e politico: come si riprenderà? Ci sarà il plexiglass a dividere i ragazzi? I banchi saranno a un metro di distanza? Ci saranno orari differenti? Ci sarà ancora la tanto discusso dad, didattica a distanza? Tante domande e ancora poche risposte. Eppure, la situazione scolastica (non solo sul piano dell’istruzione, ma anche dell’edilizia) sembra essere uscita dalla visuale delle politiche necessarie e urgenti, poiché le istituzioni sono apparse interessate ad altre questioni.
Si è dimenticata un’altra drammatica situazione: in Italia, nel 2020, ci sono migliaia di scuole costruite con l’amianto. Ogni giorno, 350 mila alunni e 50 mila insegnanti entrano in contatto con esso, respirando un’aria che anche ad anni di distanza, come ci tiene a sottolineare il corto, crea problemi a tantissimi bambini ormai cresciuti e diventati adulti.  

Partendo da questo drammatico presupposto, i due registi raccontano una storia realmente accaduta in maniera asciutta, preferendo ai virtuosismi di regia uno sguardo concreto su una realtà desolante e isolata, senza però trasformare l’opera in un documentario. 

Il silenzio delle istituzioni

La negligenza degli apparati istituzionali risuona nelle chiamate senza risposta, nelle lunghe giornate in attesa di provvedimenti e direttive che faticano ad arrivare. Nel difficile quadro che si viene a creare, a pagare il prezzo peggiore sono i bambini, intrappolati in una realtà che faticano ancora a capire. Ed è per questo motivo che, teneramente, l’insegnante e la preside si prendono tutte le responsabilità del caso e agiscono. 
Ma c’è un problema: come spiegarlo ai bambini? Come fare capire loro il pericolo che li circonda? L’unico modo è quello di raccontare una storia che possano comprendere: tramutare il nemico invisibile in altro, proteggendo così i bambini e il loro mondo da quel male che probabilmente faticherebbero a capire del tutto. Il ruolo dell’insegnante e dell’educatore appare dunque imprescindibile non solo per l’istruzione dell’alunno, ma anche per il percorso di formazione del bambino, costretto a crescere in un luogo che, a sua insaputa, lo mette costantemente a rischio. 

Nel quadro desolante che ci viene descritto dal cortometraggio dei due registi, emerge comunque quella voglia di continuare il proprio lavoro nonostante il menefreghismo degli apparati istituzionali. Un’opera che, alla luce dell’attuale situazione scolastica, cade a pennello e mette il dito nella piaga in una situazione che troppo spesso viene sottovalutata o, ancora peggio, dimenticata.  

                               Francesco Guerra