Gli Oscar sono il luogo della mondanità cinematografica per definizione: tutti aspettano questa serata con gran trepidazione fatta di abiti sontuosi delle più importanti case di moda, dello scintillio delle macchine da presa e tanto tanto oro. Ma quest’anno sarà stato davvero all’altezza delle aspettative?
Un “Fiasco da premio Oscar”
Il titoletto già la dice lunga. Quest’anno troppe cose sono andate per il verso sbagliato. Ad iniziare dalle battute poco felici su Timothée Chalamet di una delle presentatrici, Regina Hall, stimatissima come attrice, ma deludente in quest’occasione, all’Oscar mancato dell’Italia e passando per concludere con un bello sfoggio di violenza in questo periodo già abbastanza stravolto da essa.
Sull’ultimo punto in particolare ci si è dibattuto molto. Diciamo subito una cosa: sicuramente la battuta fatta a Jada Pinkett è stata di cattivo gusto e fuori luogo, ma questo “scontro tra maschi alpha” su uno dei palchi con un pubblico tanto ampio e diverso, non si può accettare (qui il video integrale dell’accaduto, qualora ve lo foste perso). Soprattutto quando si sta festeggiando il cinema, che deve per sua natura trasmettere messaggi di pace, cultura e uguaglianza, l’ultima cosa che avremmo voluto vedere era qualcuno che alzasse le mani invece che dialogare.
E i film da premio Oscar?
In questi ultimi anni si sta assistendo ad un Oscar “popolare” e più snello, cioè una cerimonia che incontra più il favore del pubblico, rispecchiandone le sue aspirazioni. Per cui alcune statuette vengono date fuori onda, prima della premiazione vera e propria, e quest’anno non è stato da meno: il film Dune, uno dei maggiori vincitori, che ha vinto sei premi su dieci, ha ricevuto i suoi Oscar pre-serata, mentre i vip erano ancora fuori a sfilare. E così, statuette come Miglior montaggio e Miglior colonna sonora sono stati assegnati fuori onda. Il Montaggio, inoltre, considerato come un premio da relegare ai margini, di poco conto.
D’altra parte, se qualcuno ha ricevuto troppo, c’è anche chi però non è stato ricompensato giustamente, tra cui Licorice Pizza, Nightmare Alley, Il potere del cane e E’ stata la mano di Dio. Mai come in questa occasione c’erano tanti bei film da avere l’imbarazzo della scelta, a differenza di altre annate in cui se ne presentavano forse tre o quattro straordinari, eppure l’Academy ha elargito premi scontati e poco corretti. Pensiamo solamente a Coda, bel film degno di nota sicuramente, che ha vinto per la migliore sceneggiatura non originale, pur essendo nel concreto il remake del film francese del 2014 “La famiglia Beleir” a discapito di film forse più meritevoli e coinvolgenti, come La figlia Oscura o Dune.
Non è tutto da scartare. Ci sono state vittorie importanti sia per il cinema che per la società: Jane Campion ha vinto la statuetta per la miglior regia con Il potere del cane, ed è la terza donna nella storia dell’Academy ad aver ricevuto tale premio, in compagnia di Kathryn Bigelow e Chloé Zhao. La vittoria meritatissima di Ariana DeBose per miglior attrice non protagonista in West Side Story (a parer mio l’unica degna di nota nel film e infine la giusta ricompensa a Jessica Chastain per la sua carriera con l’Oscar come miglior attrice protagonista con Gli occhi di Tammy Faye.
La vittoria dei “nostri” perdenti
L’Italia rientra a casa senza oro dal Dolby Theatre: Massimo Cantini Parrini battuto dall’ineccepibile vittoria per i migliori costumi da Jenny Beaver con Crudelia, Luca messo all’angolo dalla potenza di Encanto e Paolo Sorrentino amaramente sconfitto da Ryûsuke Hamaguchi con Drive My Car. Al di là del rammarico per un riconoscimento non avuto, “E’ stata la mano di Dio” resta comunque uno dei film più belli e interessanti che il panorama cinematografico italiano potesse offrire in questi anni ed è stato bello poter essere giunti fin lì.
L’edizione degli Oscar 22 è stata forse una dei peggiori episodi che l’Academy e il mondo del cinema potesse offrire a livello scenico e culturale, forse sarà sempre ricordata così oppure dimenticata come la maggior parte delle edizioni scorse e delle loro vittorie più iconiche.
Fabiana Tallini