“La regina Carlotta”: una storia di Bridgerton

Dearest gentle reader

this is the story of Queen Charlotte from Bridgerton.

It is not a history lesson. It is finction inspired by fact.All liberties taken by the authors is quite intentional.”

Questo è il disclaimer saggiamente premesso all’episodio pilot della nuova serie Netflix La regina Carlotta: una storia di Bridgerton, rilasciata lo scorso 4 maggio.

Come accaduto con le precedenti stagioni di Bridgerton, infatti, la critica si è spesa ampiamente per contestare – ancora una volta – la scelta di Shondaland (la casa di produzione che prende il nome dalla direttrice Shonda Rhimes) di riadattare le vicende di un’epoca storica precisamente delineata (la cosiddetta “epoca georgiana”) e di romanzarle a piacimento a discapito di alcuni anacronismi.

Ma questo è il punto: “non è una lezione di storia. È finzione ispirata a fatti reali”. Solo una volta che avrete fatto pace con questa premessa potrete proseguire con la visione.

La regina Carlotta come non l’avete mai vista

Se con Bridgerton eravamo stati introdotti all’alta società inglese così come viene descritta dalla penna anonima di Lady Whistledown, nello spin-off sulla regina Carlotta la trama ruota tutta attorno all’ascesa al potere della singolare sovrana e alla tormentata storia d’amore con re Giorgio III.

Un salto nel passato, quindi, per indagare uno dei personaggi più affascinanti della serie: Sophia Carlotta di Meclemburgo – Strelitz è stata infatti una regina rivoluzionaria per la Gran Bretagna, tanto da aver già ispirato adattamenti cinematografici che la vedono come protagonista (un esempio: La pazzia di re Giorgio, film del 1994).

Trovandosi a regnare da sola a causa dell’instabilità mentale del neo-sposo, Carlotta (Golda Rosheuvel) è una giovane sovrana alle prese con un potere più grande di lei che la metterà a dura prova: fiera, orgogliosa e indipendente passerà alla storia come una regina illuminata e mecenate (fondamentale, tra i tanti, l’incontro con il giovane Mozart, di cui lei stessa si fa promotrice) ma sicuramente non priva di vizi.

Come da tradizione, Shondaland non manca di insistere proprio su questi, come la sua passione per gli animali domestici o per il tabacco, proponendo una caricatura forse fin troppo forzata che non risparmia alcune inesattezze storiche.

Ma, ancora una volta, la serie “non è una lezione di storia”, quindi che ben venga anche un po’ di trash, purché sia ben fatto.

Inclusion, pop e target

La casa di produzione Shondaland è nota per la sua attenzione a temi sociali di grande attualità.

Nel vocabolario shondalandiano, inclusion è la parola d’ordine che contraddistingue la maggior parte dei prodotti, ma a questa è giusto aggiungerne altre due non di minore importanza, come pop e target: quando ci si approccia ad un prodotto come quello della regina Carlotta, non a caso distribuito da una piattaforma mainstream come Netflix, non si possono non prendere in considerazione questi due fattori.

È così che il tema dell’inclusione, in questo caso quella di attori e personaggi neri che vengono appositamente integrati nella storia e giustificati, si va ad unire a quello delle esigenze di target, ovvero un pubblico esclusivamente giovanile che predilige la cultura pop.

Ecco che i sontuosi abiti vengono ammodernati, i balli di coppia durante le soirées adattati alle note di canzoni pop, i dialoghi si fanno fin troppo progressisti e i rapporti stessi tra i protagonisti non rispecchiano a pieno i costumi dell’epoca, votati piuttosto alla castità e alla moderazione.

Ma niente che non abbiate già visto in Bridgerton.

Creare sorellanza

“Nel corso degli anni ho imparato che non dovevo accontentarmi di arrendermi all’inutilità delle attività femminili. Ho assicurato a mio figlio la corona, ho trovato la maniera di controllare il mio destino. Non potete esimervi. Coprite di lividi e sopportate. Non dovete perdere il controllo del vostro destino.”

Se esiste un punto di svolta tra la precedente serie e lo spin-off sulla regina Carlotta, questo risiede nella scelta di dar voce alle donne.

Dall’impavida Lady Danbury alla cinica e altezzosa madre del re fino ad arrivare alla nostra prediletta regina Carlotta, la narrazione che risulta è quella di un mondo ancora troppo patriarcale, dove si viene cresciute per essere spose prima e madri dopo.

In questo contesto, persino la questione sociale passa in secondo piano se rapportata a quella di genere, soprattutto quando ci si rende conto che due secoli dopo le cose non sembrano essere cambiate così tanto.

Ma oggi, come due secoli fa, la soluzione sembra essere la stessa: far fronte comune, aprirsi, non giudicare, aiutarsi a vicenda. Creare sorellanza.

Sì, ma quando esce Bridgerton?

Inutile girarci attorno: “la regina Carlotta” è stato un bel passatempo, un contentino per gli appassionati del genere in attesa della nuova stagione di Bridgerton.

Se infatti da un lato è da apprezzare la volontà di narrare una pagina importante per la storia inglese, dall’altro è pur vero che se si vuole seguire la scia del trash, lo si deve fare fino in fondo.

E tutto questo si può trovare solo negli intrighi di corte e negli scandali narrati in Bridgerton, i cui personaggi vengono ulteriormente approfonditi nello spin-off: ora che conosciamo le loro origini, vogliamo scoprire anche il loro destino.

Irene Centola