Primo lungometraggio del regista francese Romain Laguna al Giffoni Film Festival 2019
Penultimo appuntamento con la sezione dei film in concorso alla 49esima edizione del Giffoni Film Festival. Questa volta è stato proiettato per i giurati +16 il primo lungometraggio del regista francese Romain Laguna intitolato Meteorites, titolo originale Les météorites. Un film che ha lasciato un po’ interdetti i ragazzi, i quali, hanno maturato, per quanto giovanissimi, durante i dibattiti in questi giorni, un livello di analisi e riflessioni acuto.
Les météorites è la storia di Nina, una ragazza di 16 anni che trascorre l’estate tra il suo villaggio nel sud della Francia e il parco a tema in cui lavora. Un giorno incontra Morad, un ragazzo di origine algerina per cui prende una cotta. Poco prima di incontrarlo, come un presagio o segno del destino, Nina vede un meteorite cadere dal cielo.
Il meteorite resta sicuramente il punto interrogativo più grande all’interno del lungometraggio. Tra le riflessioni è emerso il fatto che lo stesso meteorite, visto solo ed esclusivamente da Nina, sia in un certo senso la metafora giusta per la ricerca di se stessi. Nina è un’adolescente con la testa fra le nuvole, completamente persa nel suo mondo; quando trova il meteorite trova quella parte di sé che non riusciva a esternare.
Il regista dichiara che principalmente, c’era questo desiderio di parlare dell’entroterra nel cinema francese. Un entroterra vasto e rurale, che lascia la protagonista a un confronto diretto con una natura primitiva, in cui ritrova la sua casa e il suo posto nel mondo. Si parla anche di una cultura, di un’identità e dell’importanza del diverso. “Abbiamo paura della differenza” afferma il regista “Mostrare questo tipo di paesaggio era anche un modo per sfuggire ai clichè e portare sullo schermo i minerali, la montagna, la pietra, insomma un’altra visione del sud della Francia. Il progetto era mostrare Nina che esce da questa oasi di pace e in che modo si scontra con la realtà”, un po’ come se lei stessa fosse il meteorite che caduto sulla terra.
Miriam Russo