Cerca
Close this search box.

Il cinema campano brilla al Nano Film Festival

Giunto alla quinta edizione, il Nano Film Festival  si conferma un piccolo angolo di paradiso per cineasti. La direzione artistica di Vincenzo Lamagna e del suo staff ha fatto anche quest’anno un lavoro egregio nella selezione dei titoli in concorso, cosa che, probabilmente, ha reso molto difficile il lavoro della giuria, ma estremamente piacevole la visione in sala per il pubblico. 

Sullo schermo del TAN (Teatro Area Nord) si sono succeduti cortometraggi che ci hanno fatto viaggiare nella moltitudine di emozioni che caratterizzano l’umano, avendo come sfondo una regione che si rivela sempre più una cornice meravigliosa per incastonare e raccontare delle storie. 

I film in concorso – categoria Campano

Kore di Fabiana Russo

Un racconto intimo di un padre che, per obbligo più che per scelta, si ritrova nella casa materna a doversi occupare della figlia. Un uomo, che è ancora un ragazzo, in fuga da se stesso e dalla vita, si ritrova a confrontarsi con gli occhi svegli e pieni d’amore di una bambina che desidera conoscere suo padre. Una regia semplice ma di effetto e un’ottima recitazione consentono allo spettatore di percepire la scoperta di un legame affettivo che unisce i due personaggi mentre, a tentoni, cercano di conoscersi. Un film fatto di paura e gentilezza, di cura e scoperta dell’altro.

La Giustificazione di Alex Marano 

Affronta la solitudine di Mario, un bambino che ha i suoi legami parentali fisicamente presenti ma emotivamente lontani. Il giovane attore protagonista, Mario Di Leva, riesce a farci percepire quanto l’assenza emotiva dei genitori faccia sentire Mario invisibile, e quanto sia facile mentire per ottenere un po’ di attenzioni dagli adulti presenti nella sua vita. La menzogna del bambino però, non è una bugia innocente. Cresce dentro di lui fino a diventare così grande da fargli credere di non avere altra scelta, se non compiere un gesto estremo. Un racconto duro e difficile quello di Alex Marano, che sorprende lo spettatore trasportandolo nel mondo di un bambino che vuole solo sconfiggere la solitudine.

Il mare che muove le cose 

Questo corto porta la firma di Lorenzo Marinelli, che ci mostra un altro tipo di solitudine: quella causata da una malattia. Un bravissimo Nando Paone dipinge emozioni e dolore di un personaggio rassegnato, arrabbiato e fragile, che male accetta le limitazioni imposte dalla sua condizione di salute. A ciò si aggiunge il dispiacere che i figli non vogliano prendere in mano la gestione del suo lido. Un uomo che ha sempre lavorato accanto al mare, e che lì trova un rifugio dalla vita che lo ha messo in difficoltà. Ma il mare unisce oltre a separare, e proprio dal mare arriverà, per il nostro protagonista, l’occasione di sentire ancora valore, gentilezza e forza d’animo. Un film fatto di silenzi, tremori del corpo e sguardi sinceri, dolce come il suono della risacca.

Sognando Venezia di Elisabetta Giannini

Un dipinto della condizione sociale e “social”, che tutti i giorni viviamo e osserviamo. Tutti vogliono essere influencer e, in fondo, tutti desideriamo provare a raggiungere quella notorietà, credendo che sia un mondo ricco e perfetto. Vittoria,  interpretata da Morena Di Leva, è una tredicenne che sogna di diventare un’ influencer, e che riceve dal padre (Francesco Di Leva) dei biglietti per andare sul red carpet al Festival di Venezia. Mentre la madre cerca di far tornare la figlia con i piedi per terra, e di farle aprire gli occhi sulla realtà, il padre sostiene che sognare, per un po’, di certo non può essere negativo e supporta la figlia nei rocamboleschi preparativi per il grande giorno. L’improbabilità che una ragazzina qualsiasi della provincia di Napoli partecipi in prima linea ad un evento simile è sempre presente nella mente degli spettatori, eppure, nell’accompagnarla nei preparativi, si innesca una bizzarra sospensione dell’incredulità: ma veramente stanno per andare a Venezia?

Malafede di Chiara Borsini, Marialuisa Greco e Paolo Corazza

 Racconta di un evento sacro molto particolare che si tiene ogni anno il due febbraio, il giorno della Candelora. Si tratta di un pellegrinaggio all’abbazia di Montevergine, per omaggiare la Madonna, compiuto per lo più dalla comunità LGBTQ+. Un pellegrinaggio che è stato osteggiato dall’istituzione ecclesiastica, perché non rispettoso dei canoni imposti e perché intriso di elementi pagani. Eppure, nonostante le difficoltà, i “femminielli” ( termine dialettale per definire non solo un orientamento sessuale ma un modo di essere nè uomo nè donna) si sono ripresi con forza e gioia il loro pellegrinaggio verso la “Mamma Schiavona”, la Madonna madre di tutto ciò che è sulla terra. Guidati dai canti di Marcello Colasurdo, scopriamo una tradizione antica che da sempre è simbolo di uguaglianza, amore e libertà.

Il vincitore: “Il mare che muove le cose” 

La giuria ha decretato vincitore il film “Il mare che muove le cose” diretto da Lorenzo Marinelli. A consegnare il premio, durante la cerimonia di chiusura del festival, sono stati Nunzia Schiano e Angelo Orlando. 

Un secondo premio è stato assegnato a  “La giustificazione” di Alex Marano dalla giuria young, composta da studenti della Scuola di Cinema di Napoli e del corso di cinema tenutosi nell’ambito del nuovo progetto NanoFilm+, in collaborazione con gli Istituti scolastici del quartiere. Il Nano Film Festival, infatti, si propone come mezzo per rivalutare un quartiere periferico di Napoli, Scampia, anche attraverso il coinvolgimento dei più giovani.

Due quindi i premi per questa categoria che, anche quest’anno, ci ha regalato bellissimi momenti di arte cinematografica.

Martina Ottaviano