Natale tra letteratura e cinema: A Christmas Carol

Natale è alle porte, fuori fa freddo… Perché non godere  del calore delle festività imminenti direttamente dal divano, con copertina rossa e cioccolata calda, in compagnia di un bel film sul Natale? Quello che CineUni vi propone questa settimana è “A Christmas Carol” (qui il trailer), nella versione del 2009, capolavoro di Robert Zemeckis

I fantasmi del Natale

La trasposizione cinematografica riflette fedelmente l’intento pedagogico di Charles Dickens. L’avidità è impersonata dal vecchio Scrooge, il cui attaccamento ai beni materiali e al denaro lo portano a dimenticare lo spirito generoso del Natale. Data l’incapacità degli esseri umani a far fronte ai peccati di avidità, è necessaria l’apparizione di ben tre spiriti del Natale, tre fantasmi del presente, passato e futuro che lo guidano in un’esperienza sovrannaturale che, finalmente, ridarà a Scrooge il sorriso e lo riporterà sui passi della bontà. “A Christmas Carol” è una critica sulla società dell’Inghilterra della rivoluzione industriale, fondata su lavoro e produzione, che porta l’uomo all’egoismo e ad una profonda alienazione.

Una favola firmata Zemeckis… e non solo

Il tutto reso dall’abilità di Zemeckis, che sfrutta le potenzialità del cinema, che stavolta “esplode” di colori e sperimenta nei movimenti e sullo stile, a tratti gotico, con minuziosità. Quella di Jim Carrey, che interpreta il protagonista, è un’interpretazione magnifica, ma anche sorprendente: siamo abituati a osservarlo nei panni di un personaggio divertente, per cui è sorprendente ritrovarlo proprio in Scrooge. Ma Carrey non è il solo grande nome che troviamo tra gli attori di questa pellicola. Infatti, troviamo anche Colin Firth e Robin Wright, mentre la voce narrante lingua originale è di Gary Oldman.
L’animazione 3D è, effettivamente, la tecnica più adatta per tradurre l’esperienza metafisica di Scrooge e la molteplicità dei punti di vista. Della parte scenografica e degli effetti speciali hanno il merito Michael Lantieri, Robert Calvert e Robert Cole, mentre dobbiamo la scenografia a Doug Chiang. La musica, di Alan Silvestri, è squisitamente natalizia.

Il percorso interiore di Scrooge

Scrooge e i suoi fantasmi viaggiano nel passato, in cui il protagonista rivive i suoi ricordi di bambino nel giorno di Natale; nel presente, dove vede la miseria e la felicità di chi, al contrario di lui, non ha denaro. Al tempo stesso, la sua miserevole solitudine, nonostante le ricchezze. E il futuro, in cui non ci sarà uno Scrooge, morto senza aver goduto della vita o aver fatto del bene al prossimo, quindi dimenticato.

Un’analisi introspettiva e retrospettiva, tradotta secondo la metafora del viaggio della vita e nelle diverse dimensioni. Solo vedendo sé stesso con i propri occhi e da un punto di vista che non è il suo, Scrooge riesce a trovare il senso del Natale e, in generale, il senso della vita. 
Una morale, quindi, non solo per i più piccoli, in quanto le ambientazioni  un po’ “dark” rendono il film adatto ai più grandi. E non solo: Zemeckis rende indelebile il messaggio di uno dei più famosi romanzieri al mondo, lo rende fruibile e universale, compiendo appieno l’opera di traduzione.

Jessica Noli