Cerca
Close this search box.

Poor Things: la nuova fiaba horror di Yorgos Lanthimos

Yorgos Lanthimos è uno di quei rari registi capaci di coniugare riconoscibilità e freschezza in ogni suo film, in cui nonostante ci bastino pochi tocchi per vederne la mano non si riesce mai a prevedere dove questa andrà a finire e cosa andrà a toccare.

Poor Things, “povere creature”, è il titolo della nuova fiaba horror del regista greco in concorso all’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, tratto dall’omonimo romanzo di Alistair Grey del 1992, e che ha serie possibilità di portarsi a casa da Venezia qualche statuetta.

Poor Things: la trama

God (Willem Dafoe), abbreviativo di Godwin ma che significa, non casualmente, “Dio” in inglese, è uno scienziato che più che ricordare Frankenstein ricorda una versione civilizzata del mostro da lui creato, tanto sono profondi i tagli che ne solcano il viso causati dagli esperimenti del padre. Medico e scienziato di successo, vive tra lezioni universitarie, ricerca e l’accudimento di una strana donna che si comporta come una bambina nonostante la maturità del suo aspetto.

Belle (Emma Stone) è infatti il risultato di un esperimento dello scienziato, che assume nei suoi confronti una posizione paterna ma allo stesso tempo analitica, affidandola alle rilevazioni di un suo studente, Max McCandles (Ramy Youssef) che osservandola ne segue il suo sviluppo precoce. Nel suo affetto, ne diventa una sorta di carceriere che impone a Belle il suo volere, proibendole perfino di uscire dalla lugubre villa dove vivono. 

Prigioni ed evasioni: un racconto di empowerment al femminile

Poor Things è il romanzo di formazione che racconta la progressiva emancipazione di Belle dagli altri, e in particolare dal genere maschile, rendendosi via via indipendente dal padre prima, dal promesso sposo e dall’amante in seguito. Un processo di crescita che nasce da una tabula rasa, una mente fresca che può iniziare da zero senza pregiudizi e convenzioni sociali soffocanti, tra la scoperta dei primi istinti sessuali fino alla loro maturità. Nel processo di crescita della protagonista il suo rapporto con la sessualità è infatti fondamentale nell’espressione della propria libertà e autodeterminazione, in particolare nella puritana e scandalosa società vittoriana in cui è ambientato il film, sconvolgendone gli usi e i costumi, evidenziandone le assurdità e la falsità.

La crescita del personaggio, oltre che dal progressivo miglioramento della proprietà di linguaggio e di movimento di Belle, si nota anche dal continuo cambio di setting e dalle scelte coloristiche che variano durante l’opera. Poor Things, in questo senso, più che un film è la somma di più film: dall’horror gotico grottesco distorto da continui fisheye che rendono lo schermo quasi curvo e i giochi di luce accesi da un bianco e nero sgranato e saturo, fino ai colori pastello fiabeschi e infantili durante l’avventura di Belle con Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo).

Una crescita che si accompagna al vestiario del personaggio, che dai bambineschi e goffi vestiti dell’inizio in cui la donna (se così si può definire) non si cura della propria immagine, per poi arrivare ad un proprio stile. Anche dalle parole di Lanthimos dalla conferenza stampa, si può dedurre come l’uso dei colori e questi cambiamenti denotino il cambio di prospettiva con cui Belle osserva il mondo, ancorando fortemente la narrazione al suo punto di vista.

Zucchero e Violenza

Un film pieno di “zucchero e violenza”, di horror e commedia, in cui Emma Stone riesce a trasformarsi sullo schermo da una bambina ingenua e lamentosa a una vera e propria donna, attraverso un viaggio che la porterà a scoprire la realtà e sé stessa.

Un racconto di formazione che è anche una storia di empowerment femminile e di una progressiva liberazione dal maschile e dalle convenzioni sociali, soprattutto attraverso la sessualità che diventa per Belle strumento di emancipazione dalle figure opprimenti che di volta in volta (chi per incapacità di mostrare il proprio affetto, chi per una banale e volgare volontà di possesso) cercano di rinchiuderla in prigioni diverse, che siano fisiche, come la villa del padre, o sociali, come il rispetto delle convenzioni richieste da Duncan.

Poor Things racconta tutto questo con molto sarcasmo e con frasi taglienti, in continuità in particolare con il precedente film The Favourite, durante il quale Lanthimos aveva parlato con Emma Stone di questo progetto. Tra strani animali frutto di esperimenti e personaggi di chiara ispirazione goth/horror, le povere creature protagoniste sono un simpatico gruppo di freaks, la cui storia attraversa con naturalezza dramma, commedia, horror e fiaba, in un film sorprendente e riuscito dal primo all’ultimo minuto, tra momenti gore sanguinosi e battute taglienti. 

Decisamente tra i film in lizza per portarsi a casa qualche premio a questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia, in particolare per la Coppa Volpi alla migliore interpretazione femminile.

Mario Monopoli