Qualcuno volò sul nido del cuculo

Durante la prima giornata de Lo Spiraglio Film Festival, evento svoltosi presso il museo MAXXI di Roma dal 10 al 13 Aprile 2025, il tema della salute mentale è stato omaggiato, tra le altre cose, dalla proiezione della pellicola “Qualcuno volò sul nido del cuculo” del regista Miloš Forman, in occasione dei 50 anni dalla prima nel 1975. 

Un “nido” ben lontano dall’essere caldo e accogliente

Il film riprende l’omonimo romanzo di Ken Kesey, pubblicato nel 1962,  che riporta l’esperienza dell’autore presso il Veterans Administration Hospital di Palo Alto, in California. 

Nel romanzo il cuculo rappresenta la metafora di coloro che nella società non scelgono il loro nido ma vi vengono posti, essendo questo un uccello che non costruisce nidi ma che utilizza quello degli altri. 

Per rendere al meglio questa metafora l’autore si rifà ad una precisa filastrocca: Three geese in a flock, one flew East, one flew West, one flew over the cuckoo’s nest (“Tre paperi nel branco, uno volò a est, uno a ovest, uno sul nido del cuculo”). 

In questo caso non abbiamo un nido rassicurante, bensì un ospedale psichiatrico dai metodi terapeutici ancora oppressivi che il nostro protagonista riesce a smascherare.

Il film infatti si propone di denunciare le tecniche elettroconvulsive condotte negli ospedali psichiatrici degli anni 70’.

L’elettroshock (ECT, Electroconvulsive therapy), scoperto in Italia nel 1938 ed efficace nel trattamento di alcuni specifici disturbi mentali, ha nel tempo assunto una cattiva fama a causa del fatto che veniva somministrato senza l’uso di anestesia e che, fra le varie complicazioni, poteva portare i pazienti a fratture ossee e stiramenti muscolari. 

Cosa hanno in comune Patrick McMurphy e Patch Adams?

Il protagonista interpretato da Jack Nicholson dà sfoggio di una grande mimica carica di espressività che userà nell’interpretazione del noto film horror “The Shining” cinque anni più tardi. 

In questa pellicola, Randle Patrick McMurphy è un eroe anticonvenzionale che, giunto in osservazione all’ospedale psichiatrico di Salem, intreccia un’intensa relazione con i pazienti psichiatrici.

La dinamica che si instaura con gli altri pazienti del reparto diventa altamente trasformativa e terapeutica, in contrasto con l’uso dell’elettroshock utilizzato più come punizione che a scopo realmente curativo dalla severa infermiera Mildred Ratched. 

Patrick sfida quindi le regole del reparto non assumendo le sue medicine, protestando per guardare una partita di baseball ma mantenendo nella sua ribellione una grande lealtà con tutti i suoi compagni: li coinvolge, infatti, in una fuga presso un peschereccio e in una festa clandestina. 

Patrick potrebbe essere per un momento paragonato alla figura di Patch Adams, omonimo film interpretato da Robin Williams che in molti film ha trattato di salute mentale in varie sfaccettature, fra cui anche “L’attimo fuggente” con il tema del suicidio. 

Le similitudini ben presto diventano evidenti fra questi personaggi in quanto Patch Adams, fondatore della clownterapia, vuole cambiare l’approccio della cura tradizionale così come Patrick McMurphy, con atteggiamento ribelle, smuoverà dei cambiamenti nelle dinamiche relazionali all’interno del centro psichiatrico.

Sebbene il film non abbia un lieto fine, possiamo dire di averlo avuto nella realtà attraverso una riqualificazione degli ambienti psichiatrici e con l’attuale attenzione al tema della salute mentale di cui i prodotti cinematografici sono un riflesso.

La salute mentale nel cinema di oggi 

Partendo dagli anni ‘70 con “Qualcuno volò sul nido del cuculo” con il delicato e controverso tema dell’elettroshock,  è innegabile il contributo di una pellicola sul benessere emotivo di maggior clamore degli ultimi anni. 

Stiamo parlando di Inside Out ed Inside out due, i quali cercano di riportarci alle basi del nostro benessere, facendoci conoscere lo spettro delle emozioni.

Infatti, in un periodo in cui ci concentriamo sulla salute mentale, partire dalle basi è essenziale per fare una buona narrazione sul tema.

La vera domanda è: questi prodotti stanno riuscendo a sensibilizzare il pubblico sulla salute mentale?                Di certo, il dibattito pubblico che si sta generando non può che portare una maggiore consapevolezza, purché se ne parli con coscienza e non con parole sterili e vuote che vogliano seguire soltanto una “tendenza”. 

Carmen Allocca