#SWFF – Impossibile non cambiare con “Everything Changes”

L’artista Gho Shee Tenzin Phuntsok intraprende un viaggio per ripercorrere il momento più significativo della sua vita: la fuga dal Tibet e dall’invaditrice Cina, avvenuta in giovane età con la sua famiglia fino a Dharamsala, ultimo rifugio per gli esiliati tibetani e casa del Dalai Lama in India. Il titolo, insieme ad un percorso di storytelling articolato e veleggiante, fa risaltare da subito il vero centro della trama in Everything Changes – il cambiamento.

Fuga verso la libertà, libertà in fuga

La storia ripercorre gli avvenimenti di Tenzin e la sua famiglia non attraverso ricordi precisi, ricostruzioni meticolose o flashback ma ai meravigliosi paesaggi offerti da questa regione asiatica. Paesaggi di montagna e natura incontaminata fungono da ancora, ri-evocatrice di quella fuga, nata all’alba di un giorno che per tutta la durata del documentario sembra non terminare mai realmente, complice una color correction centratissima, con colori sempre più caldi al proseguire del film.

I passi del Nepal, le vette del Tibet, assieme ad un’impeccabile fotografia, racchiudono la storia di quegli altipiani e di tutte le persone che sono fuggite attraverso quelle aree tanto belle quanto pericolose. La storia, scritta e diretta da Cristiano Bendinelli lascia esprimere l’ambiente mozzafiato in una fotografia matura ma essenziale, attenta ad offrire punti di vista non convenzionali come riprese volanti o in condizioni di esposizione alla luce tecnicamente borderline.

Nessun uomo è un’isola

La narrazione diretta interviene sotto forma di voce fuoricampo (dello stesso Tenzin) solamente laddove la sconfinata natura dei paesaggi rischia di far perdere lo spettatore nella tundra e nei ghiacciai, rimettendola nuovamente nei binari narrativi.

Abbandonando le montagne e all’avvicinarsi delle città, la regia diventa più attenta ai dettagli, più urbana seppur evidenziando i segni del tempo e delle nuove influenze culturali lasciati in un ambiente costruito su tradizioni antiche e conservatrici. Il tutto, osservato non più dall’alto, ma dagli occhi chi in questo viaggio ha trovato conclusioni sensibilmente diverse da quelle preannunciate in partenza.

Le riprese, contrapposte in Timelapse e in Slowmotion giocano il proprio ruolo in maniera eccellente al fine di far comprendere come anche dei paesaggi così statici e con condizioni climatiche così estreme e rigide, in realtà attuano un cambiamento e vengono solcate da un inesorabile passare di tempo e di influenze, popoli, religioni e culture diverse.

Everything Changes

Daniele Lubrano

Nota: Siti ufficiali, trailer e altri siti di riferimento non trovati (oltre al link del festival https://www.socialfestival.com/live/index.php/selezioni/internazionale/documentari/397-everything-changes.html dove viene riportata una video introduzione del regista)