La selva oscura si presenta a Dante nel mezzo del cammin della sua vita, in Kenya la selva oscura è connaturata al contesto. I piccoli lo sanno, gli adolescenti lo riconoscono, gli adulti ci convivono.
Non si smarrisce la diritta via, essa sembra non esistere in uno degli slum più grandi del mondo. Ce lo raccontano le crude riprese aeree e gli occhi di più di cento interpreti, tra bambini ed adolescenti, in The sky over Kibera, ma non è tutto qui.
Ideatore di quello che diventa un teatro itinerante in cui si rende “vivente” la già “Divina” Commedia è il fondatore, insieme ad Ermanna Montanaro, del Teatro delle Albe di Ravenna, Marco Martinelli, regista e drammaturgo emiliano che avvicina, ispira e muove, alla mercé della poesia, 150 studenti di diverse scuole di Nairobi, proprio a Kibera, la cui coincidenziale traduzione dallo swahili è selva, in collaborazione con una delle organizzazioni senza scopo di lucro più attive ed impegnate, la Fondazione AVSI.
“L’Italia è a Kibera”
Il documentario è un progetto nato in loco e meraviglia non sotto pochi punti di vista.
Vince nel 2019 il Premio al volontariato – Costruttori del Bene comune 2019 per la sezione “Cultura”, ed è la candidatura al Social World Film Festival 2020 l’occasione che ci permette di scoprirne nel dettaglio alcune caratteristiche che generano momenti, spunti di riflessione.
Ad aprire le scene è il monologo di “Dante”, il quale risulta accattivante per il pubblico non solo per uno spiccato carisma ma anche per una serie di semplici e continue constatazioni nonché tutt’altro che banali precisazioni: “…e la mia pelle è bianca…”, “… l’Italia è a Kibera …”.
Un memo per lo spettatore: le distanze, ancora una volta, esistono solo se vogliamo che siano. Siamo diversi e, proprio per questo, uguali. Tutti rendiamo vivente, giorno dopo giorno, la nostra personale Divina Commedia.
“Se accendono le stelle, significa che qualcuno ne ha bisogno”
Martinelli raccoglie ossimori generando poesia, essi sono difatti così inaspettatamente coesi nelle dinamiche sottese agli slum che ci lasciano interdetti, in balìa della durezza granitica della condizionante realtà e, al tempo stesso, della tenerezza, della forza e dell’energia positiva nelle espressioni di chi la subisce; dell’egoismo dei “peccatori” e della solidarietà dei “puri”; in balìa, quindi, del nostro stesso sorriso, continuamente ispirato ma indeciso, se abbandonarsi alla malinconia o alla speranza.
Spinta e spirito guida travolgente incrollabile, la tipica coralità dei suoni africani.
“Sono Beatrice, vengo dal posto in cui voglio tornare”
A stupirci è sì, il carattere dirompente dei personaggi maggiormente in primo piano, come i tre adolescenti in rappresentanza di Dante, Virgilio e Beatrice, o di coloro che fanno le veci dei politici corrotti, vestiti di tutto punto a Kibera, che cantano l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso; ma soprattutto quanto tutti gli interpreti, indistintamente, siano così naturalmente e appropriatamente coinvolti nell’opera documentale a dispetto sia della giovane età che delle note decontestualizzanti, come i costumi o la presenza della tecnologia.
Tutti abilissimi futuri attori o “solo” estremamente consapevoli della situazione vissuta da non necessitare di null’altro che la nuda interpretazione di se stessi?
Essi arrivano dritti al punto. In fin dei conti essi non raccontano altro che la loro “Divina Commedia”: il loro Inferno, attraverso Lucifero e il male quotidiano inflitto agli innocenti, i violenti e i ladri; il loro Purgatorio, con il desiderio di rivalsa, metaforicamente rappresentato dell’orda luminosa di poeti con in seno megafoni e parole, urlanti tra le baracche e i venditori dello slum; il loro Paradiso, che prende forma nella candida voce di una bambina, che bene non sa cosa sia il paradiso. Ancora.
“Che cos’è il paradiso? Portano scarpe nuove nell’Eden?”
Che la “selva oscura” sia Kibera, l’introduzione alla Divina Commedia o la tua vita, poco cambia. Il carattere universale delle difficoltà, dell’esplicitazione delle stesse, della necessità di attraversarle per raggiungere l’atteso traguardo, è chiaro tanto quanto il messaggio di Marco Martinelli e la sua equipe: superare i “nonostante” per l’universale, e personale, diritto alla felicità.
Arianna Legittimo
Teatro delle Albe: https://www.teatrodellealbe.com/ita/spettacolo.php?id=8913#:~:text=THE%20SKY%20OVER%20KIBERA%20%C3%A8,in%20lingua%20inglese%20e%20swahili
Fondazione AVSI:
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