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#SWFF – “Samira’s Dream”: I sogni costano caro

C’era una volta Zanzibar 

Zanzibar. 2013.
Acque cristalline, baracche, natura incontaminata, strade bruciate, resort di lusso.
Il turismo esclusivo mal si concilia con case prive di corrente ed acqua.
Nino Tropiano approda in Tanzania con l’idea di raccontare le donne dell’isola, grazie al sostegno della produzione irlandese Fall Films.
Intervista pescatrici e studentesse, in un ambiente povero in cui il matrimonio rappresenta ancora l’unica strada ideale, e talvolta l’unica via di fuga, per le donne. 
Ė del tutto ignaro di iniziare un percorso lungo 7 anni nella vita di una donna che non ha nulla di ordinario.

“Quando ho parlato con Samira, ho capito che avevo un film.”

Queste sono le parole pronunciate dallo stesso Tropiano all’inizio del film.
Samira è una giovane donna di 21 anni, musulmana, orfana di madre, con i suoi sogni da realizzare: vuole diplomarsi ed andare all’università, trasferirsi dalla periferia alla città, avere una famiglia  sua.
Una ragazza come tante, potremmo dire.
Sbaglieremmo.
Samira vive schiacciata dal pensiero dominante di chi immagina una donna solo tra le mura di casa.
Tutto è sacrificabile all’altare della maternità: sogni, ambizioni, desideri. Il ruolo annulla la persona.
Samira vuole capire perché non può avere le stesse possibilità di un uomo.
Perché l’educazione delle bambine non conta quanto quella dei bambini?
Perché lei deve scegliere se sposarsi o se continuare gli studi?
Perché non può fare entrambe?
La strada è tutta in salita.
E lo spettatore resta attaccato allo schermo, sperando con tutte le sue forze che ce la faccia.
La retorica è dietro l’angolo, ma questa pellicola non incorre nell’errore. 
Non è tutto facile, ovvio.
La disperata lotta di Samira è fatta di vita vera: errori, fallimenti e compromessi condiscono ogni (possibile) successo. 

Un “film di formazione”

L’insolito e stretto legame che si crea tra Nino e Samira, il regista e la sua protagonista, traspare dallo schermo e ha il merito di fare luce su un mondo sconosciuto.
Usi e tradizioni, scene di vita quotidiana delle donne a Zanzibar si mescolano alla magia di un luogo per certi versi ancora sconosciuto e suggestivo.
L’immagine patinata dei cataloghi coincide solo in parte con quella che l’isola è.
Al punto che le sue bellezze naturali fanno da mero sfondo alla storia, il cui impatto emotivo è fortissimo.
Il sistema educativo, la famiglia, il lavoro: le telecamere ci guidano nella crescita personale di una ragazza di 21 anni per 7 anni, fino a vederla diventare una donna.
Un documentario che diventa un film di formazione che è un inno alla vita.
Samira ci spinge a pensare che siamo tutti artefici del nostro destino.
Da spettatori dello schermo a registi, la nostra storia è tutta da scrivere.
E allora perché non insistere, non mollare nonostante le difficoltà, o forse proprio grazie ad esse scoprirsi più forti, capaci anche di affrontare il fallimento, per provare una volta in più.
Samira significa colei che allieta con la sua presenza. 
In questo caso sembra allietare indicando una via.
Impossibile non esserne contagiati.

Alessandra Sasso

La pagina ufficiale del documentario: QUI
La pagina social: Samira’s Dream
Trailer: https://vimeo.com/360542988