Time Still Turns The Pages, un’indagine nei ricordi tra infanzia e salute mentale

Dopo il successo ad Hong Kong dove è stato particolarmente apprezzato dal pubblico, Time Still Turns the Pages, opera prima scritta e diretta da Nick Cheuk, arriva alla 26esima edizione del Far East Film Festival di Udine, dove viene presentato mercoledì 25 aprile 2024 in anteprima europea, con il regista, l’attore protagonista Siuyea Lo e l’attrice Rachel Leung (interprete anche di In Broad Daylight, altro film hong kongese in programma del festival) sul palco del Teatro Nuovo Giovanni da Udine.

Time Still Turn The Pages: una lettera di suicidio in una scuola media di Hong Kong

Dopo aver trovato una nota che sembrerebbe indicare un potenziale suicidio in una scuola media di Hong Kong, il professor Cheng (Siuyea Lo) rimane particolarmente colpito dalla notizia, cercando quindi di scoprire l’autore di questa nota nonostante l’indifferenza dei dirigenti della scuola, nel tentativo di aiutare la potenziale vittima. 

In realtà, ed è qui l’intuizione ben riuscita del film, quello che potrebbe impostarsi come un film giallo in cui il protagonista cerca di scoprire chi sia lo scrittore di questa misteriosa nota, si trasforma in un’investigazione all’inverso, in cui ad essere indagati sono i ricordi d’infanzia del protagonista, i motivi per cui il professor Cheng sente realmente così vicine quelle parole scritte nella nota e il perché dedica giorno e notte alla ricerca di questo studente. Una detective story senza detective e senza indagine, in cui il rapporto con la scoperta dell’altro si capovolge in una storia di scoperta di sé attraverso passato e presente.

Il cast di Time Still Turn The Pages sul palco del Far East Film Festival

Time Still Turn The Pages: Salute mentale e pressioni sociali nel sistema educativo (scolastico e familiare) Hong Kongese

La vita di tutti i giorni da insegnante si mischia infatti rapidamente ai ricordi dell’infanzia, in cui Eli (Sean Wong) sembra rimanere sempre indietro rispetto al fratello Alan (Curtis Ho), bravissimo a scuola, musicista talentuoso, benvoluto dai suoi genitori. Un ritratto di una cultura che cerca nella competizione spasmodica la propria identità, misurabile attraverso il successo, i voti, la posizione rispetto agli altri membri della classe, e che crea un’angoscia senza via di fuga. Non esiste sfortuna, esiste solo chi non ha lavorato abbastanza, e il padre di Eli sembra ripeterlo al figlio ogni giorno, sia con la violenza verbale che fisica, mentre la madre sembra più preoccupata degli scoppi d’ira del marito che della salute del figlio, a cui crede che non serva uno psichiatra perché quelle cose sono “per i pazzi”. Alan, il fratello perfetto, sembra non dare attenzioni particolari al fratello lasciato indietro, troppo concentrato su di sé per allargare il proprio sguardo. 

Attraverso la ricerca nel presente dell’autore della nota, il film scava nel passato del protagonista, giocando con il punto di vista scelto in modo da regalare anche qualche plot twist nel corso della narrazione. La memoria, infatti, è uno dei punti chiave del film, fin da quella nota iniziale in cui l’autore pensa di non essere abbastanza e che se non ci fosse verrebbe dimenticato in fretta da tutti. E il diario, con cui il professore finalmente si libera dei demoni che lo accompagnano dall’infanzia, ne è quasi una testimonianza fisica di questa memoria, assieme ad oggetti e luoghi che lo accompagnano e che attraverso i ricordi il regista Nick Cheuk riempie di significato: un pupazzo di un ippopotamo, una terrazza, un manga sui pirati, una voce in un anime in televisione, un posto isolato dove poter urlare.

Time Still Turn The Pages: un’opera prima tendente al melodramma ma con qualcosa di sincero e autentico da dire

Nonostante qualche momento forse un po’ troppo retorico, Time Still Turns the Pages è una delicata riflessione sul tema della salute mentale e sulla pressione sociale dovuta all’ipercompetitività del sistema educativo Hong Kongese (ma facilmente esportabile anche in Occidente), che attraverso una narrazione intima scava in profondità nei personaggi e nei loro rapporti, riuscendo anche a regalare qualche sorpresa allo spettatore. Un dramma familiare che affronta la disgregazione della famiglia nucleare in nome di un’ansia sociale prestazionale che supera l’affetto delle relazioni familiari, che nei ricordi del professor Cheng appaiono fredde e spersonalizzanti. Ma anche quelle relazioni apparentemente invisibili possono emergere nel tempo, a volte troppo tardi, come in una cassetta ormai usurata dalle ripetizioni o in un diario mai aperto che non si è in grado di leggere.

Mario Monopoli