Tarde para morir joven, dibattito aperto con il protagonista Antar Machado sul Cile, la libertà e la crescita personale.
Cile, durante l’estate del 1990, a seguito della fine della dittatura, un gruppo di famiglie vive in una comunità isolata ai piedi delle Ande, lontano dagli eccessi della città. Qui si racconta la storia di Sofia, Lucas e Clara, tre adolescenti alle prese con i primi amori, le lotte con i genitori, le paure.
Too late to die young, titolo originale Tarde para morir joven, “è un film che racconta di una crescita avvenuta in un periodo di enormi cambiamenti […] un romanzo di formazione, di entrambi i giovani protagonisti e di una società, quella cilena, in un Paese ancora sofferente dopo la dittatura” dichiara la regista Dominga Sotomayor.
Tra i protagonisti, Antar Machado nelle vesti di Lucas “Le persone nel film sono tutti miei amici, la casa che vedete è la casa di mio padre e il mio vicinato” commenta al dibattito con i Generator +16 alla 49esima edizione del Giffoni Film Festival “nessuno di noi è un vero attore, abbiamo improvvisato molto ed è stato difficile”. La regista infatti cercava degli adolescenti che fossero il più spontanei possibile, mentre paradossalmente, i personaggi adulti sono tutti attori professionisti.
Il finale aperto del film è un finale aperto su noi stessi perché ci lascia la possibilità di sederci e pensare alle possibili interpretazioni. Non mancano alcuni sottilissimi riferimenti cinematografici, come una porta spaccata, che ricorda la famosissima porta nella quale Jack Nicholson infila la sua testa in Shining; o ancora la scena in cui Sofia sta facendo un bagno mentre fuma una sigaretta, che ricorda a tratti Winona Ryder in Ragazze interrotte, ad altri il dipinto Ophelia rappresentato anche in Melancolia di Lars von Trier.
Impeccabile la fotografia di Inti Briones, che cattura al meglio la peculiarità del paesaggio cileno, mettendo in contrasto le luci della città con la natura che sembra quasi abbracciare i personaggi e le loro umili dimore. Un lungometraggio che sicuramente non lascia indifferenti i giurati.
Miriam Russo