Così parlò Bellavista porta sullo schermo lo spirito e l’atmosfera di Napoli. Il film, del 1984, è diretto da Luciano De Crescenzo, che è anche autore del romanzo da cui è tratto. Il regista interpreta inoltre il ruolo del protagonista, il professor Bellavista, a fianco di Renato Scarpa, Benedetto Casillo, Marina Confalone, Riccardo Pazzaglia, Sergio Solli, e Luigi Uzzo, tra gli attori principali del cast. L’anno dopo l’uscita del film, arrivano anche riconoscimenti importanti dal mondo della critica: David di Donatello e Nastro d’argento a De Crescenzo come miglior regista esordiente e a Marina Confalone come miglior attrice non protagonista.
I milanesi preferiscono fare la doccia
Gennaro Bellavista (Luciano De Crescenzo), professore di filosofia in pensione, è convinto che i milanesi e i napoletani siano uomini completamente diversi fra loro. E continua a crederlo anche quando nel suo palazzo arriva un nuovo inquilino: il dottor Cazzaniga (Renato Scarpa). Quest’ultimo, nominato direttore del personale dell’Alfa Romeo, si è infatti trasferito dal capoluogo lombardo a Napoli. E il suo incontro con la città campana sembra confermare ulteriormente questa differenza tra nord e sud. L’eccessiva cordialità, i modi di fare, il caotico via vai sembrano infastidirlo parecchio. Bellavista, dal canto suo, ha altre preoccupazioni: la figlia incinta che si deve sposare al più presto con un ragazzo disoccupato, le intimidazioni dei camorristi e tutta una serie di personaggi che gli girano sempre intorno. A mettere ordine in questo universo di vicende sarà proprio un incontro/scontro tra il dottor Cazzaniga e il professore Bellavista. Saranno poi così diversi questi milanesi che preferiscono fare la doccia, perchè è più veloce?
Una passeggiata nel cuore di Napoli
De Crescenzo racchiude in un film tante vite e tante vicende dal sapore partenopeo. La sceneggiatura che, per tematiche, risulta attuale anche dopo 36 anni, è una perfetta rappresentazione di un universo di personaggi. Anche se ad una prima visione sembra di perdersi tra i dialoghi dei protagonisti e i vicoli di Napoli, tutto è articolato sapientemente. E nulla sfugge al caso.
Nel palazzo in cui vivono Bellavista e Cazzaniga incrociamo il portiere, il vice-portiere e il sostituto vice-portiere, “una figura mitologica, metà uomo metà sedia”. Ci imbattiamo in Rachelina (Marina Confalone) la cameriera della famiglia Cazzaniga che impreca contro la lavatrice. Patrizia (Lorella Morlotti), figlia di Bellavista, e Giorgio (Geppy Gleijeses) ci conducono con la macchina in una piazzetta di sosta dove anche altre coppie si appartano. Quando Patrizia rimane incinta, Giorgio, che è ancora disoccupato dopo la laurea in architettura, decide di rilevare un negozio di articoli religiosi. Ma presto i due dovranno pagare il pizzo a un clan di camorristi e chiuderanno l’attività.
Camminando, e proseguendo nella storia, scopriamo i mercatini in cui è possibile trovare “autentiche borse Luì Vitton perfettamente imitate”, il pappagallo Garibaldi, il poeta Luigino che compone versi in libertà. Ad un tratto una folla di curiosi blocca la strada. Un signore sta raccontando come ha tentato di fermare un ladro che gli voleva rubare la macchina, mentre lui acquistava un cavalluccio rosso. Il regalo per il compleanno del nipote Geppino.
Quel modo di vivere “epicureo”, come dice Bellavista, di chi si arrangia e si accontenta di poco “purché questo poco ci venga dato al più presto possibile”, rivive negli intrecci dei personaggi. Così parlò Bellavista non è il ritratto statico di un luogo e dei suoi abitanti. È una passeggiata senza sosta nel cuore di Napoli, tra le vicende e i problemi delle persone. Ed è proprio la gente a rendere peculiare la città e il lavoro di De Crescenzo.
Non è una commedia fine a se stessa, ma una riflessione profonda portata sullo schermo con spensieratezza.
Uomini di libertà e uomini d’amore
“Gli uomini si dividono in uomini d’amore e uomini di libertà, a secondo se preferiscono vivere abbracciati gli uni con gli altri, oppure preferiscono vivere da soli e non essere scocciati.”
In questa massima, pronunciata dal professor Bellavista, è racchiusa la sostanza della differenza tra milanesi e napoletani. I primi sono uomini di libertà, perché preferiscono starsene per conto proprio, e i secondi uomini d’amore, perché si circondano sempre di persone.
Il film, che fin qui descritto potrebbe sembrare una banale commedia sulle differenze tra nord e sud, è invece un dialogo continuo tra queste due realtà. Bellavista incarna lo spirito partenopeo, con le sue massime e i suoi discorsi sulla vita. Un uomo che cerca di risolvere tutti i problemi con leggerezza e positività, anche quando ha di fronte il volto più oscuro della sua città. Il discorso che fa al camorrista ne è la prova:
“Perché mi sembra strano, che un napoletano, un uomo d’amore, possa essere così spietato contro un’altra persona, da minacciarla di morte, solo per motivi di danaro. […] Perché penso io: Gesù sì, fate pure i miliardi, guadagnate, però vi ammazzate tra di voi, e poi anche quando non vi ammazzate tra di voi, ci sono le vendette trasversali, vi ammazzano le mamme, le sorelle, i figli… Ma vi siete fatti bene i conti? Vi conviene?”
E Cazzaniga rappresenta l’operosità milanese, la sua forse eccessiva pignoleria e la sua discrezione, la sua puntualità. Caratteristiche che si scontrano con lo spirito napoletano più espansivo e invadente. Bellavista lo ammette in modo schietto: “Mo’ arriva Cazzaniga e mi mette lo scompiglio nella vita”. L’inquilino milanese fa continue osservazioni ai condomini e al modo di gestire il palazzo e il professore non fa altro che riversare su di lui tutta la sua antipatia.
Lo scontro che si crea tra Bellavista e Cazzaniga, e su cui si basa la storia, viene risolto alla fine con un incontro tra questi due mondi. Non così tanto diversi. All’interno di un ascensore bloccato (per l’ennesima volta) si scoprirà che anche i milanesi sono uomini d’amore.
Silvia Taracchini