Per quanto possa sembrare assurdo pensare agli sceneggiatori protagonisti della Writers’ strike, le menti straordinarie dalla cui penna dipendono le meravigliose storie che amiamo divorare, come ad una categoria di lavoratori in seria difficoltà, la sconcertante realtà è proprio questa.
Cosa succede?
È ancora in corso lo sciopero, indetto dalla Writers Guild of America, in seguito al fallimento delle trattative con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers, che rappresenta i maggiori studi di Hollywood tra cui Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony.
Lo scorso 2 maggio, gli sceneggiatori statunitensi si sono riversati nelle strade di Los Angeles, per chiedere un contratto di lavoro nuovo e aggiornato, che tenga conto dei continui sviluppi nell’industria dei contenuti audiovisivi.
Si tratta del secondo sciopero di categoria dopo quello del 2007-2008, e dalla più lunga interruzione di servizio nel settore, dalla fine del lockdown dovuto al COVID-19.
I motivi dello sciopero
La WGA ha tentato di portare avanti delle trattative con l’AMPTP, per ottenere per gli sceneggiatori una redistribuzione dei guadagni, affinché questi possano finalmente ottenere una parte ragionevole e dignitosa dei profitti dell’Industria, in base all’effettivo valore del lavoro che svolgono.
Precedentemente all’avvento delle piattaforme di streaming, il guadagno degli sceneggiatori proveniva sia dalla commissione della scrittura di una serie, che dai “residuals“, ovvero i ricavi derivanti dalle repliche e dalla distribuzione.
Ad oggi, con lo streaming, questi ultimi guadagni sono notevolmente compromessi, poiché non ci sono più effettive repliche da mandare in onda, in quanto spesso le produzioni vengono distribuite simultaneamente in tutto il mondo.
I contratti attualmente in vigore sono obsoleti, dunque non esiste una vera e propria regolamentazione valida riguardante il lavoro degli sceneggiatori per le piattaforme di streaming, cosa che li priva della possibilità di tutelarsi.
Un altro problema molto spinoso è da ricondursi all’uso dell’intelligenza artificiale, che col diffondersi di strumenti come ChatGPT, rischia di rappresentare un’ulteriore minaccia al lavoro dello sceneggiatore, e che prima o poi potrebbe addirittura arrivare a sostituirlo completamente.
In Italia questioni di natura molto simile hanno recentemente condotto, invece, allo sciopero dei doppiatori, dal 21 febbraio al 14 marzo 2023.
Le conseguenze della Writers’ strike
Ormai un mese fa, le trattative sono fallite e sono iniziati i picchetti.
L’ultimo sciopero della WGA durò per più di 100 giorni, concludendosi con un accordo favorevole, ma anche con un’ingente perdita economica da parte dell’intera industria e con successive ripercussioni non indifferenti sulla qualità e sul successo di alcune serie tv come Lost, per nominarne una. Stranger Things (Netflix), The Last of Us (HBO), Thunderbolts (Marvel) sono solo alcuni dei tanti titoli che subiranno slittamenti nella loro produzione.
Una situazione del genere nel 2023, a così poca distanza dal lockdown, da cui l’economia mondiale fa ancora fatica a riprendersi, sarà un duro colpo nelle casse dell’industria dell’audiovisivo ma dimostrerà una volta per tutte, si spera, la reale importanza di queste persone, senza la cui creatività non potremmo mai godere dell’infinità di prodotti a cui abbiamo accesso ogni giorno e che non stanno chiedendo altro che la possibilità di vivere dignitosamente.
Aurora Casaregola