L’11 novembre 2021 gli eurodeputati hanno manifestato il loro dissenso e la loro contrarietà nei confronti della sentenza della Corte Costituzionale polacca del 22 Ottobre 2020 che considerava legittimo il divieto d’aborto attualmente in vigore in Polonia dalla fine dello scorso anno.
L’Eurocamera, con 373 voti a favore, 124 contrari e 55 astensioni ha rinnovato la richiesta alle autorità politiche e giuridiche del Paese di modificare la legge sull’aborto, già avanzata, direttamente o indirettamente, più volte in passato.
I motivi di questa decisione? Innanzitutto il basso numero di donne polacche che hanno avuto accesso alle cure ospedaliere previste in caso di aborto (solo 300 su un totale nazionale di più di 15 milioni), ma anche la morte di una giovane donna di 30 anni, lo scorso settembre, alla quale non sono state garantite cure adeguate.
Per il Parlamento Europeo “non una donna di più” deve perdere la vita in Polonia in questo modo.
In un Paese ormai conosciuto per le violente repressioni dei diritti umani, non solo nel caso delle donne, ma anche nei confronti dei migranti al confine con la Bielorussia e verso l’operato dei giudici nazionali, la questione dell’aborto non è affatto nuova nell’agenda politica nazionale.
Un primo passo fu fatto nel 1993 quando una legge, considerata all’epoca tra le più restrittive in Europa, autorizzava l’aborto solamente nei casi di pericolo di vita imminente per la madre, stupro o malformazione de feto.
Poi, nel 2011, la questione è finita al centro dell’attenzione per l’intervento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha avviato un procedimento contro la Polonia per non aver rispettato le disposizioni dell’articolo 3 sul divieto di tortura ed 8 sul diritto al rispetto della vita familiare.
Nello specifico, si trattava di un caso riguardante una gestante il cui feto era a rischio di malformazione. La signora in questione si rivolse a numerose cliniche ed ospedali in tutto il Paese, senza però ricevere alcuna assistenza o risposta.
E quindi, che cosa può fare una donna polacca che volesse interrompere una gravidanza?
Può decidere di andare all’estero. Infatti, secondo alcune statistiche redatte dalle associazioni femministe polacche, ogni anno circa 200 o 300 mila donne si spostano per abortire in Germania, Repubblica Ceca o Ucraina, dove le leggi in materia sono più permissive e tolleranti. Ciononostante, è evidente che non tutte le donne possono permettersi di affrontare un costo del genere, quindi il problema rimane ancora aperto.
Ma non solo.
La legge adottata nell’ottobre 2020, più che trovare un compromesso, ha inasprito il contrasto, stabilendo che l’aborto, anche in caso di malformazione del feto, violi i principi sanciti dalla costituzione polacca.
Immediate sono state le reazioni in tutto il Paese: Tra ottobre 2020 e gennaio 2021 una forma di protesta che ha come nome e slogan “Sciopero delle Donne”, partita davanti alla sede della Corte costituzionale polacca a Varsavia, si è diffusa abbastanza rapidamente in tutto il Paese, arrivando a contare ben 20 città aderenti.
L’obiettivo principale di queste manifestazioni era quello di chiedere al governo nazionale polacco di considerare l’aborto come un diritto sociale essenziale – da garantire anche nell’ottica di aderire agli standard di tutela dei diritti richiesti per continuare a fare parte dell’Unione Europea.
La situazione delle donne in Polonia è stata sempre questa?
In realtà, la Polonia fu uno dei primi Paesi europei ad introdurre il suffragio universale femminile nel 1918. Durante l’epoca comunista, però, i diritti delle donne subirono una grossa battuta d’arresto, che durò anche oltre la caduta del muro di Berlino nel 1989.
Al giorno d’oggi, sebbene siano stati fatti importanti passi in avanti sul piano politico, la Polonia si presenta ancora molto indietro rispetto ad altri paesi UE: infatti, il tasso di occupazione femminile è del 56,6%.
E l’Unione Europea che cosa può e deve fare in materia di aborto?
È suo preciso compito quello di tutelare, garantire e difendere i diritti umani, quali l’integrità fisica dei singoli individui, e poi il diritto ad un’informazione sana, corretta ed imparziale.
Per quanto riguarda la questione dell’aborto, però, preme sottolineare che l’Unione Europea non può, almeno per il momento, legiferare su questa materia, non essendole stata attribuita alcuna competenza simile dai Trattati.
In uno scenario europeo che sostiene le donne che desiderano abortire, la Polonia sembra essere l’unico Stato a voler andare contro corrente. Si preannuncia un braccio di ferro molto lungo tra l’Unione Europea ed il governo polacco, il cui risultato finale al giorno d’oggi è molto incerto.
Testo di Lorenzo Onisto
Photo Credit: Wojciech Karol