Trent’anni fa l’adesione di Austria, Svezia e Finlandia all’Ue

The EU family becomes bigger! Sono passati ormai trent’anni da quando l’Austria, la Svezia e la Finlandia sono entrate a far parte dell’Unione Europea. Era il 1 gennaio 1995 quando i governi di questi tre paesi decisero di compiere il grande passo verso Bruxelles portando a quindici il totale degli Stati Membri.

Per celebrare il valore di questa ricorrenza così importante per la storia comunitaria, la scorsa settimana il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha incontrato a Vienna il primo ministro svedese Ulf Kristersson. La questione migratoria e la regolazione dei relativi flussi sono stati gli argomenti principali del meeting tra i due, che da anni chiedono alla Commissione di adottare una politica più severa sul contrasto agli ingressi illegali nei paesi membri.

Anche questo allargamento, un po’ come tutti quelli che l’hanno preceduto e che ad esso hanno fatto seguito, ha contribuito allo sviluppo, sia territoriale che politico, del Vecchio Continente. I negoziati per far aderire Vienna, Stoccolma e Helsinki sono iniziati con il Trattato di Corfù del 1994, in cui si decretarono le linee guida per i futuri allargamenti a est e a sud. Ancora oggi, infatti, l’ampliamento del ’95 rappresenta una delle più importanti pietre miliari del progetto di integrazione europea dopo la caduta del muro di Berlino e l’entrata in vigore del trattato di Maastricht nel 1993.

Ma andiamo avanti con un po’ di ordine, analizzando in che maniera questi tre paesi hanno contribuito allo sviluppo dell’Unione Europea.

L’Austria può essere considerato, ad oggi, come un paese europeo moderno ed eccellenza sotto molti aspetti, ma la sua storia di adesione all’Unione Europea è stata davvero lunga e travagliata. Vienna ottenne infatti la propria indipendenza nel 1955, otto anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Durante i successivi decenni, i negoziati per l’adesione all’Unione Europea si fanno più decisi, ma è soltanto nel 1989 che si compiono i primi passi concreti verso la sua adesione allo spazio europeo.

Da questo momento in poi, il paese ha avuto un peso considerevole nella politica europea: in particolare, negli ultimi anni, si è contraddistinta per le sue politiche di contrasto all’immigrazione illegale, che sono state una priorità durante l’ultima presidenza al consiglio dell’Unione Europea nel 2018, e che ancor oggi sono uno dei punti principali dell’agenda del governo nazionale. All’interno del parlamento europeo può contare su 18 eurodeputati, mentre il commissario europeo Magnus Brunner è delegato agli Affari Interni nonché – proprio – alla Migrazione.

La Svezia, invece, ad oggi rappresenta una delle economie più forti e coese dell’Unione Europea, ma prima della sua adesione era tra i paesi più poveri nell’Europa del 19esimo secolo. Poi, grazie allo sviluppo dell’industria, del sistema dei trasporti e dello stato sociale che l’ha resa celebre in tutto il mondo, è diventata un modello di efficienza ed esempio per tutti gli altri stati membri. A livello di Unione Europea, in tempi recenti il governo svedese ha ricoperto la presidenza del consiglio da gennaio a giugno 2023. Questa missione ha richiesto notevoli sforzi governativi, anche perché si è trovata a guidare l’Unione verso la transizione verde e digitale, il miglioramento della competitività e il rafforzamento della sicurezza e dello stato di diritto dopo lo scoppio delle ostilità tra Russia e Ucraina.

Questo lavoro è stato possibile grazie a Jessika Roswall, commissaria con delega all’ambiente, la resilienza idrica e l’economia circolare competitiva, e ai 21 eurodeputati svedesi che operano tra Bruxelles e Strasburgo. A causa della sua poszione geografica, la Svezia rappresenta una pedina chiave per lo sviluppo degli interessi e dei progetti di Vladimir Putin nel vecchio continente. Già nel mese di gennaio 2022, poche settimane prima dello scoppio delle ostilità in Ucraina, l’isola svedese di Gotaland è stata teatro di alcune esercitazioni militari russe, che hanno creato allarme e preoccupazione nell’unione europea.

Infine la Finlandia, il paese che dal 2017 viene annoverato tra i più felici dell’Unione Europea. Tra una passeggiata nei boschi che circondano tutte le città del paese nordeuropeo si celano anche avvisaglie di appartenenza all’Unione Europea. Nel 2019, il governo finlandese assunse la presidenza del consiglio dell’Unione Europea, puntando molto su alcune questioni che sono davvero importanti anche per la politica interna, come la sostenibilità ambientale e il welfare. Non a caso, infatti, il motto scelto fu “Un’Europa sostenibile – un futuro sostenibile”, che ha di fatto segnato e poi caratterizzato l’adozione del “New European Green Deal”, un piano innovativo che potrà (si spera!) guidare l’Unione Europea verso la neutralità climatica entro il 2050.

Siamo nel 2025, e ad oggi altri dieci paesi sono candidati ad entrare nell’Unione Europea: riusciranno a fare lo stesso percorso che trent’anni fa è stato intrapreso da Austria, Finlandia e Svezia? Continuate a seguirci per non perdervi ulteriori approfondimenti sul tema dell’allargamento dei confini europei!

A cura di Lorenzo Onisto