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La nuova Germania dopo le urne. Come sarà l’Europa post Merkel?

Il 26 settembre 2021 è stato un momento storico per tutta l’Unione Europea: in Germania, si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Parlamento federale.

In un contesto caratterizzato dalla pandemia di Covid–19, queste elezioni sono state altrettanto importanti per un’altra ragione: hanno segnato la fine della permanenza di Angela Merkel come capo del governo tedesco. Eletta una prima volta nel lontano 2005, è stata poi riconfermata per ben tre volte consecutive, nel 2009, 2013 ed infine nel 2017. 

Chi sono i principali candidati che si sono sfidati per il dopo Merkel?
Com’era lecito aspettarsi, la scena politica è stata prevalentemente dominata da Olaf Scholz, appoggiato dall’SPD (il Partito Socialdemocratico), ed Armin Laschet della CDU, il partito politico principale che ha dominato la scena politica in Germania nell’ultimo decennio. 

Alla fine, sebbene lo scenario sia ancora in fase di definizione a causa dell’elevato numero di elettori che hanno optato per il voto postale, la vittoria di Olaf Scholz è data ormai per certa: infatti, il suo partito si è aggiudicato ben 206 seggi in parlamento sui totali 735 disponibili.

Chi sarà il nuovo cancelliere che sostituirà Angela Merkel?
Nato ad Osnabruck nel giugno del 1958, Olaf Scholz vanta una considerevole carriera politica in Germania nelle fila del Partito Socialdemocratico: tra il 2002 ed il 2004 è stato segretario generale del partito; poi, dal 2007 al 2009, durante il primo mandato della Merkel, ha ricoperto il ruolo di Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali mentre, dal 2011 al 2018, è stato sindaco della città di Amburgo, prima di diventare ad interim Presidente del Partito Socialdemocratico.

Nella gerarchia istituzionale tedesca il cancelliere occupa la terza posizione, dopo il Presidente federale ed il Presidente del Bundestag. Tuttavia, riveste un ruolo chiave nella sfera politica: infatti, essendo a capo del governo, ha la possibilità per 4 anni (rinnovabili) di nominare e revocare i singoli ministri e di dettare le linee guida politiche da seguire.

Che scenari si prospettano ora per la politica tedesca? 
In una prima dichiarazione, lo stesso Scholz ha dichiarato di voler provare a creare entro Natale una coalizione di governo con la CDU ed il partito dei Verdi, classificatisi al secondo ed al terzo posto nell’assegnazione dei seggi disponibili al Bundestag. Immediate sono state le reazioni da parte di tutto il mondo politico, inclusa quella del Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, che ha richiamato l’importanza di Berlino nella transizione verde in Europa. Infatti, la Germania è l’economia più forte e solida nell’Unione Europea e, grazie anche alla sua più alta presenza di rappresentanti al Parlamento Europeo (ben 96 eurodeputati), riveste un ruolo chiave ed influente nella politica e nella vita dell’UE di tutti i giorni.

Proprio per questo motivo, l’Spd ha voluto delineare le principali priorità da seguire per il futuro dell’Europa: non solo, come già anticipato, la transizione ecologica e l’ambiente avranno un ruolo chiave sia in politica interna che in politica estera, ma l’attenzione sarà rivolta anche verso altre questioni importanti, come la revisione del patto di stabilità, della politica fiscale, del salario minimo ed infine la sicurezza. Proprio al fine di raggiungere un accordo su questi dossier importanti, l’unica via percorribile sembra proprio essere quella di una coalizione di governo. 


La questione ambientale, però, ben si presta a essere l’ago della bilancia per la costruzione della compagine governativa: dato che uno degli obiettivi principali della politica tedesca è proprio il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2045, il partito dei Verdi, che ha fatto della riduzione dei veicoli a motore il suo stendardo, sembra essere più avvantaggiato. Da questo punto di vista, una coalizione tra SDP e Verdi potrebbe risultare strategica anche per garantire la buona riuscita del Green Deal europeo.

In questa nevralgica tornata elettorale, caratterizzata da un risultato importante, ma non soddisfacente, sia del partito di estrema destra AFD che dal partito di sinistra “Die Linke”, l’Unione Europea sembra l’unica ad essere uscita vincitrice, dimostrando come la Germania possa ancora oggi continuare ad essere un modello socialdemocratico di eccellenza per tutta l’Europa.

Lorenzo Onisto