È una questione di difesa: Germania e Italia aumentano le spese militari

Putin sicuramente non l’aveva considerata come opzione quando ha deciso di invadere l’Ucraina. Probabilmente, neanche il migliore degli analisti lo avrebbe previsto. In fondo, non è la prima volta che il Cremlino abbraccia le armi contro ex-repubbliche sovietiche e, in quelle occasioni, l’Occidente aveva sempre chiuso un occhio (forse tutti e due). 

Puntin sicuramente ha contato sul fatto che l’Unione Europea è priva di un esercito comune, che la NATO era “in stato di morte cerebrale” – come aveva affermato Macron nel 2019 – e che molti paesi europei, Germania e Italia in testa, sono fortemente dipendenti dal gas russo.

Senza dubbio pensava di prendere Kyiv in poco tempo, imponendo magari un governo filorusso come quello di Viktor Janukovyc, Presidente ucraino al potere fino al 2014. Qualche reazione ci sarebbe sicuramente stata, probabilmente piccole sopportabili sanzioni. 

Una nuova corsa alle armi

Putin sicuramente non aveva considerato che l’Unione Europea non solo avrebbe reagito in modo unito e forte, con misure mai prese prima, ma soprattutto che la sua prepotenza avrebbe dato nuovo slancio ad un’idea che serpeggia da molto tempo tra le strade di Bruxelles: una vera e propria difesa europea.

Ed improvvisamente ecco che neanche la NATO è più un Titanic abbandonato a se stesso, ma una scintillante nave da crociera. Il Presidente francese Macron ha affermato, in un intervento televisivo che “non possiamo dipendere dagli altri per difenderci, sia sulla terra, sia sul mare, che sotto il mare, nell’aria, nello spazio o nello cyberspazio. Su questo, la difesa europea deve fare un nuovo passo in avanti”.

Quello che colpisce, però, non è solo il fatto che due importanti attori internazionali come UE e NATO abbiano reagito in modo così forte, ma che alcuni stati, in particolare Germania e Italia, abbiano fatto scelte mai considerate prima.

Scholz guida la Germania verso un cambiamento storico

Sull’onda delle notizie di guerra che arrivavano dall’Ucraina, il cancelliere tedesco Scholz ha deciso di convocare in sessione straordinaria il Bundestag domenica 27 febbraio e illustrare una nuova strategia per il Paese, definita “storica” dal quotidiano francese Le Monde.

L’intervento, redatto solamente dal Cancelliere, senza la consultazione dei partiti di governo e dei Ministri (ad eccezione di Christian Lindner, Ministro delle Finanze) ha lasciato tutti senza parole. Il discorso contiene tre novità senza precedenti per il Paese.

Innanzitutto, si prevede una forte spinta alla diversificazione energetica, per rendere la Germania meno dipendente dal gas russo – è una svolta a U, se si pensa che Angela Merkel si era molto spesa per la costruzione del Nordstream 2, che collega direttamente Russia e Germania senza passare per l’Ucraina.

In secondo luogo, Scholz prevede la fornitura di aiuti, anche militari, al governo Zelensky – passo fondamentale, fatto per la prima volta anche dall’Unione Europea. La presidente della Commissione Von der Leyen, ha infatti affermato che l’Unione finanzierà “l’acquisto e la consegna di armi” all’Ucraina grazie allo European Peace Facility, uno strumento di finanziamento militare creato nel 2021 dal Consiglio europeo.

Ultima, ma probabilmente la più importante, il cancelliere tedesco prevede un aumento senza precedenti della spesa militare tedesca, fino a raggiungere i 100 miliardi di euro di investimenti.

L’Italia aumenta la spesa militare al 2% del PIL

Il governo di Berlino non è però l’unico a muoversi in questa direzione. La minaccia russa ha portato anche l’Italia ad aumentare le spese militari fino al 2% del PIL, il famoso tetto ideale fissato per tutti i paesi membri della NATO.

Chiesto a gran voce anche dal Primo Ministro Draghi, l’aumento del budget per la difesa è stato presentato in Parlamento da Roberto Ferrari, leghista, come parte del più ampio “decreto Ucraina” – testo che prevede una serie di misure per sostenere, anche militarmente, il governo di Kyiv e per accogliere i profughi ucraini.

Parlamenti favorevoli, opinione pubblica divisa

In questo contesto, due elementi saltano all’occhio. Innanzitutto, sia in Germania che in Italia, la proposta di aumentare le spese per la difesa ha visto il voto favorevole della maggioranza dei parlamentari: solamente i partiti più estremi hanno votato in modo contrario, Alternative fur Deutschland (estrema destra) e Linke (sinistra radicale) al Bundestag, mentre alla Camera hanno bocciato il provvedimento solamente Alternativa, Sinistra italiana e Europa Verde. 

Altro dato significativo è la forte spaccatura della società sull’aumento delle spese militari: opinionisti, studiosi, politici e persone comuni dibattono sull’effettiva necessità di un aumento della spesa per la difesa, soprattutto in due paesi con un’eredità storica pesante alle spalle e che per molto tempo si sono tenute lontane dal coinvolgimento in missioni belliche tout cour. 

La strada sembra però ormai tracciata, tanto più che, come si è visto sopra, da un lato il dibattito su un esercito comune in Unione Europeo è più caldo e acceso che mai, e dall’altro, che il ritorno della guerra tradizionale nel continente europeo ha posto nuove (o vecchie?) problematiche alle quali tutti gli attori internazionali devono dare risposta.

Articolo di Martina Garziera