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Avviati i negoziati per il trattato sulle pandemie

Italia. Europa. Terra.

Dicembre 2021: mancano pochi giorni a Natale e l’epoca Covid non accenna a concludersi.

Nonostante l’avvio della campagna vaccinale, tra polemiche e continue discussioni no vax/ si vax/ free vax, l’Europa è travolta da una quarta ondata di Covid-19

E mentre il Sudafrica diventa il nuovo “sorvegliato speciale” nel mondo a causa della diffusione della variante Omicron, le istituzioni internazionali lavorano per scongiurare, per quanto possibile, lo sviluppo di altre future epidemie  Se c’è una cosa che il Coronavirus ci ha ricordato, infatti, è che la stragrande maggioranza delle malattie  negli ultimi dieci anni sono in qualche modo legate al nostro rapporto con l’ambiente. 

La nostra salute, così come quella degli ecosistemi animale e vegetale, non può essere considerata a sé stante. 

I numeri della pandemia

Al centro dei dibattiti ci sono il rilancio dell’economia, delle libertà individuali e della salute pubblica. Non possiamo però dimenticare che, negli ultimi 6 mesi, 90 milioni di persone in più hanno contratto il virus e circa 1 milione e mezzo ne sono morte. Un dato riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che pone l’accento non soltanto sulla gestione della crisi, ma anche sull’equa possibilità di accedere alle cure. 

Bisogna  essere onesti: nulla di nuovo sta accadendo. Non è certo la prima volta che un disequilibrio mondiale causa maggiori sofferenze ai più per appannaggio dei pochi. D’altronde, questa crisi ci ha mostrato, nel modo più brutale possibile, cosa implichi la responsabilità della condivisione della Terra. I confini geografici non possono costruire fortini, non c’è alcun posto in cui ci si possa rifugiare, non c’è alcun rimedio se non una battaglia condivisa per il benessere della salute pubblica globale. 

Oggi, facciamo i conti con il fatto che la distribuzione stessa dei vaccini è altamente disomogenea: se oltre due terzi della popolazione dei Paesi ad alto reddito è completamente vaccinata, solo una persona su venti ha ricevuto una singola dose, nei Paesi a basso reddito. Aggiungiamo un altro tassello: di un miliardo di dosi disponibili per i Paesi a basso reddito, soltanto 256 milioni sono le dosi effettivamente ridistribuite. 

C’è da chiedersi cosa sia rimasto dietro il fumo dei proclami politici dell’ultimo anno.

L’OMS chiarisce la necessità urgente di realizzare una chiara tabella di marcia per scrivere la parola fine a questa pandemia; ma anche per realizzare le riforme necessarie all’intera architettura sanitaria globale. Questo significa avere leggi che disciplinano la materia, affrontando i ruoli e le responsabilità dei principali attori internazionali nella gestione dell’intera pandemia; fornire a tutti i Paesi la strumentazione adeguata ad affrontare le minacce delle prossime (possibili) crisi sanitarie e avere un quadro chiaro sui poteri dell’Oms per le indagini sulle pandemie. 

Un trattato da rivedere

E’ con queste intenzioni che dal 29 Novembre al 1 Dicembre, si è tenuta una sessione straordinaria dell’assemblea generale dell’OMS a Ginevra, durante la quale sono stati avviati i negoziati per la stesura di un nuovo trattato internazionale sulle pandemie. La proposta nasce da un’azione congiunta del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. «Il perdurante disordine provocato dal Covid – ha dichiarato Adhanom Ghebreyesus –  dimostra che il mondo ha bisogno di un accordo internazionale per stabilire regole condivise per migliorare la capacità di risposta alle pandemie». 

Leggendo tra le righe, la volontà sarebbe quella di superare il Regolamento Internazionale sulla Salute del 1969, perché gli avvenimenti degli ultimi due anni hanno messo in luce la sua inefficacia . Nei momenti di più  alta incertezza, infatti, i leader hanno ragionato in ottica “nazionalista” – a volte, anche disobbedendo alle indicazioni della stessa Oms. Basti pensare al blocco di tutti i voli poco dopo la diffusione delle prime e confuse notizie sulla variante Omicron in Sudafrica, dove ancora si fatica molto a distribuire i vaccini anti-Covid. 

Sovranità e relazioni globali

C’è poi un’altra questione da considerare in questo complesso sistema di poteri e relazioni internazionali. Al di là delle dichiarazioni pubbliche, cedere un pezzetto della propria sovranità nazionale ad organi transnazionali è, ancora oggi, molto difficile. Per questo motivo, ad esempio, Cina e Russia non hanno preso parte ai lavori preparatori per il nuovo trattato sulle pandemie.

Un trattato di cui percepiamo tutta l’urgenza, a posteriori, se consideriamo che quello ora in vigore non prevede l’obbligo di condivisione delle informazioni sui nuovi patogeni. Cosa sarebbe accaduto se la Cina avesse aspettato altri giorni o settimane prima di condividere le sue informazioni sulla diffusione del Sars-Cov-2 nella provincia di Wuhan? 

Un nuovo trattato internazionale sulle pandemie non sarà la soluzione definitiva alle difficoltà che incontreremo man a mano che nuove epidemie si diffonderanno: in molte zone del mondo, ad esempio, manca ancora quel rafforzamento capillare della sanità locale che abbiamo capito essere indispensabile in situazioni d’emergenza; certamente, però, questo potrà stimolare lo sviluppo di nuove politiche pubbliche in ambito sanitario.  

Vi diamo appuntamento, dunque, ad Agosto 2022, quando dovranno essere rese pubbliche le prime bozze di lavoro. 

Gloria Beltrami e Alessandra Sasso