Il trattato del Quirinale in 2000 caratteri

Italia e Francia vogliono lavorare ad “alta velocità

Sembra un ricordo lontano quello del 7 febbraio 2019, quando l’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset, lasciò per alcuni giorni Roma perché richiamato a Parigi “per consultazioni”.
Una mossa diplomatica con cui l’Eliseo accertava la crisi con un’Italia troppo vicina ai gilet gialli e troppo distante dalla politica francese sul versante libico.

Cos’è cambiato da allora?

Come anticipato da Mattarella e Macron lo scorso luglio, il 26 Novembre al Palazzo del Quirinale è stato firmato un trattato bilaterale di cooperazione rafforzata tra Italia e Francia.

Per Draghi “questo trattato segna un momento storico nelle nostre relazioni. Da oggi siamo ancora più vicini”.

Gli fanno eco le parole di Macron: “Il trattato suggella l’amicizia profonda che ci unisce. Era un’anomalia non averlo, data la comunanza di destini e valori umani”.

Questi alcuni degli obiettivi principali:

  • cooperare stabilmente per rendere l’Europa più unita, democratica e sovrana;
  • incrementare i quadri di consultazione che definiscano orientamenti strategici condivisi;
  • favorire una maggiore integrazione tra i popoli

Tra le aree con cui edificare una “casa italo-francese”: affari esteri ed europei, sicurezza e difesa, politiche migratorie, cooperazione economica e digitale, sviluppo sostenibile, cultura e giovani, cooperazione transfrontaliera.

Un vertice intergovernativo annuale permetterà ai due Paesi di affrontare insieme le sfide geopolitiche, dentro e fuori dall’UE.

Se per Macron, che si prepara alla prossima presidenza di turno del Consiglio UE, il trattato può essere strategico per consolidare la sua leadership in Europa, l’Italia spera di poter trarre vantaggi da una rinnovata vicinanza con la Francia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza ONU.

Roma e Parigi confermano di voler lavorare ad “alta velocità”: ogni riferimento alla TAV Torino-Lione (non) è puramente casuale!

L’Europa, invece, continuerà ad andare a piccoli passi?

 

A cura di Renata Giordano