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Macron resiste. Tra i francesi c’è chi si tappa il naso, ma l’Europa tira un sospiro di sollievo

Come avrete già letto o sentito, domenica scorsa il popolo francese ha deciso di rinnovare la fiducia a Emmanuel Macron, confermandolo alla guida della Repubblica per altri cinque anni.

Un passo indietro

Non è la prima volta nella storia della Francia che un presidente uscente viene rieletto: infatti, prima di lui, è toccato a Charles de Gaulle (nel 1966) e, in tempi più recenti, a François Mitterand (nel 1988).

Nato ad Amiens nel 1977, Macron si laurea in Scienze Politiche e anche in filosofia. A livello politico, muove i primi passi nel 2006, divenendo militante tra le fila del partito socialista francese, abbandonandolo poi nel 2009.

Ma è a partire dal 2012 che la sua carriera politica fa registrare una svolta decisiva: dapprima, ricopre un ruolo chiave all’Eliseo nello staff dell’allora presidente François Hollande, poi, nel 2014, viene nominato ministro dell’economia nel governo guidato da Manuel Valls, in cui si distingue per aver ispirato la famosa “Legge Macron”, volta – almeno nelle intenzioni – a semplificare e a rendere più attrattivo il mercato del lavoro, con particolare riferimento alle giovani generazioni.

Nel 2016 fonda il movimento nazionale “En Marche”, con il quale, nel 2017, trionfa alle elezioni per l’Eliseo a soli 39 anni, divenendo il presidente della Repubblica più giovane della storia di Francia. 

Sebbene in molte aree del Paese, ad eccezione dei grandi centri abitati, sia considerato come un “uomo di destra”, lui stesso ha sempre dichiarato di volersi impegnare per garantire l’unità nazionale, indipendentemente da qualsiasi schieramento o appartenenza politica.

I risultati:

I risultati hanno parlato chiaro anche questa volta: se durante il primo turno del 10 aprile scorso Macron aveva ottenuto il 27,8% dei consensi a livello nazionale, contro il 23,1% della sfidante del Rassemblement National, Marine Le Pen, al ballottaggio il distacco è stato notevole: infatti, il presidente uscente ha conquistato il 58,55% dei voti, contro il 41,45% della sfidante Le Pen.

Le reazioni dei principali leader europei:

Immediate sono state le reazioni dei principali leader politici europei: Mario Draghi ha voluto ribadire l’importanza della collaborazione strategica con la Francia per continuare a costruire un’Unione Europea “più forte, più giusta e più unita nel superare le grandi sfide come la guerra in Ucraina”. Reazione decisamente positiva è stata anche quella di Ursula Von Der Leyen, che ha sottolineato il ruolo rilevante  che la Francia riveste in Europa. Il premier inglese Boris Johnson, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro belga Alexander de Croo ed il capo del governo spagnolo Pedro Sanchez hanno espresso la loro volontà di collaborare strettamente con il Presidente Macron per continuare a diffondere la cultura della democrazia in Europa.

A congratularsi con Marine Le Pen ci ha pensato Matteo Salvini, che ha manifestato l’intenzione di continuare a collaborare per un’Europa basata “sui diritti, sulle libertà, sulla famiglia e sul lavoro”.

Quali sono i fattori che hanno contribuito alla riconferma del banchiere dell’Alta Francia? 

Una prima risposta si può dedurre dai dati elettorali registrati nelle principali città francesi: Macron ha vinto in modo netto a Parigi (85,10%), Marsiglia (59,84%) e Lione (79,80%), a dimostrazione di come la destra nazionalista di Marine Le Pen, al contrario, non risulti molto popolare nei grandi centri urbani.

Un altro tema che ha influenzato non solo il risultato finale, ma anche tutta la campagna elettorale che ha preceduto le elezioni, è stato sicuramente quello della guerra in Ucraina. Anche in questo caso, le posizioni dei due candidati sono state contrastanti: se da un lato Macron ha duramente criticato la decisione, e l’azione, di Putin di invadere l’Ucraina, affermando la necessità di costruire un’Europa più unita, solidale e fondata su una difesa comune, dall’altro, la Le Pen ha manifestato il suo dissenso verso la scelta di attuare una politica estera di blocco alle importazioni del petrolio proveniente dalla Russia, ritenendo che tale misura possa arrecare un serio danno economico alla Francia e all’Unione Europea.

In più, queste elezioni arrivano in un momento davvero cruciale per la Francia: in effetti, il Paese transalpino si trova attualmente a dover guidare la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, e dunque con un ruolo chiave nell’adozione di tutte le sanzioni e le misure necessarie per cercare di fermare l’avanzata russa in Europa.

Scenari per il futuro: quale impatto per l’Unione Europea dopo la rielezione di Emmanuel Macron?

In uno scenario storico di drastici cambiamenti per il Vecchio Continente, la rielezione di Emmanuel Macron per tanti osservatori sembra essere uno spiraglio di luce  contro il dilagare dei movimenti populisti di destra ai nostri confini orientali, una vera e propria rassicurazione per chi spinge per un’Europa più unita e forte. Questa è la ragione per la quale, con buona probabilità, diversi francesi che al primo turno avevano votato Melenchon, esponente della sinistra de La France Insoumise, hanno preferito tapparsi il naso una volta arrivati ai seggi, sostenendo il presidente liberale.

Non tutti, però, hanno creduto alla narrazione secondo cui queste votazioni rappresentassero una sorta di “referendum sull’UE”: le cifre che arrivano dalle urne segnalano, in effetti, una significativa astensione, che si è attestata intorno al 28%.

Forte della sua riconferma alla guida dell’Hexagone, e fino a giugno anche dell’Unione, le Président riuscirà a fermare Putin?

Di Lorenzo Onisto