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Collegamenti aerei quotidiani, pacchetti di biglietti e alberghi, visti agevolati: una nuova strategia per rilanciare il settore del turismo, in crisi dalla pandemia?
Non proprio. La ricetta fa parte della nuova tecnica del leader bielorusso Alexander Lukashenko per destabilizzare l’Europa e va avanti da mesi – secondo fonti governative, almeno dallo scorso marzo.
A sostenerlo sono i governi di Polonia, Lettonia e Lituania, direttamente coinvolti dalla nuova rotta migratoria.
Naturalmente, Minsk ha subito sottolineato la sua estraneità ai fatti.
Eppure, le testimonianze raccolte dei migranti che sono riusciti ad attraversare il confine parlano di aiuti e organizzazione da parte delle autorità bielorusse, presentando tutti i connotati di una tratta.
Dal Medio Oriente numerosi sono i voli giornalieri verso la Bielorussia, a cui si sommano soggiorni albergo e viaggio sino al confine, per un costo che può raggiungere i 20 mila euro a persona. I pericoli sono numerosissimi: le difficoltà di attraversare boschi sconosciuti, la criminalità organizzata, le autorità di frontiera che respingono indietro i migranti.
Senza contare le condizioni climatiche in una zona in cui il gelo può solo peggiorare.
La BBC calcola che negli ultimi mesi siano morte almeno 7 persone a causa letteralmente del freddo. La situazione è esasperata.
L’Unione Europea si trova ad affrontare non solo una crisi politica, ma anche un’emergenza umanitaria, con migranti affollati nella terra di nessuno. Charles Michel, capo del Consiglio Europeo, ha dichiarato che l’Europa è sotto attacco e va difesa, anche fisicamente con muri e recinzioni.
Diversa la posizione della Commissione Europea: Ursula Von der Leyen ha, infatti, paventato la possibilità d’imporre nuove sanzioni contro la Bielorussia.
Lukashenko ha minacciato, in risposta, la chiusura dei rifornimenti di gas naturale che dalla Russia arriva in Europa, causando grande preoccupazione, vista la grave carenza e l’aumento dei prezzi già sostenuto.
E proprio sulla posizione della Russia occorre fare luce: negli ultimi giorni aerei da guerra russi hanno sorvolato lo spazio aereo bielorusso e tenuto esercitazioni nei pressi del confine con la Polonia.
La giustificazione che i russi hanno dato durante un vertice del Consiglio di Sicurezza dell’ONU della scorsa settimana è stata una risposta al massiccio dispiegamento di forze polacche, ribadendo la propria estraneità a qualsiasi aiuto nell’affollamento dei migranti al confine.
In una dichiarazione congiunta i paesi occidentali (inclusi gli Stati Uniti) hanno accusato la Bielorussia di sfruttare i migranti per meri motivi politici.
La domanda è: cosa accadrà?
Abbiamo avuto modo di parlarne con Malgorzata Kościanska, traduttrice di Varsavia.
La sua sensazione è che anche la questione migratoria sia usata dal governo polacco come un mezzo di propaganda.
Nella nostra chiacchierata, citando Eco, ci ha riferito che quando non si ha un nemico, occorre crearlo. E nella difesa dei confini, ci si deve mostrare un Paese forte e capace, poco importa che il pericolo siano esseri umani privi di cibo o di vestiti adatti per affrontare l’inverno.
Lo stato di emergenza vieta di recarsi nella zona di confine, dunque scattano multe anche per chi prova a dare una mano, le autoambulanze vengono ostacolate ma c’è lo stesso tanta voglia di fare, aiutare come si può: la Polonia appare ancora una volta un paese diviso.
Quello che sappiamo per il momento è che ronde di estremisti inneggiano la “caccia al nero”, sommandosi ai pericoli del bosco. Quello che sappiamo è di un governo, già poco propenso all’accoglienza, e di un popolo che si riconosce nelle sofferenze altrui.
Organizzazioni umanitarie, ONG e persone comuni stanno donando per sanare questa emergenza sanitaria in attesa di una decisione politica. Mentre i vertici discutono, le luci colorano le finestre polacche: ogni casa che si considera un posto sicuro per i migranti ha una lanterna verde.
Ancora una volta, gli occhi sono puntati sull’Europa.
Alessandra Sasso, da Napoli, per Europhonica.
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