Cerca
Close this search box.

Salini (FI-PPE): da Covid a Green Deal, ma «l’Europa serve»?

di Paolo Cantore e Martina Garziera

Tempo di lettura: 3,93 min

Qual è stato l’impatto della pandemia sui lavori del Parlamento europeo? E le risposte dell’UE alla crisi climatica? La pandemia ha aumentato o ridotto il bisogno di cooperare a livello europeo
Abbiamo provato a rispondere sentendo l’eurodeputato di Forza Italia (Partito popolare europeo) Massimiliano Salini*

Parlamento europeo e Covid-19: la pandemia ha messo in lockdown anche la democrazia?

Durante i mesi più virulenti della pandemia da Covid-19, mentre il mondo ha forzatamente dovuto marciare a motori spenti, le istituzioni democratiche non si sono fermate. Tra queste, il Parlamento europeo è stata una delle prime camere rappresentative ad aver sperimentato l’utilizzo di strumenti digitali certificati per i lavori nelle Commissioni e per le votazioni in Plenaria. Tuttavia, al netto dei rallentamenti dell’ultimo anno e mezzo, sembrerebbe che proprio l’Assemblea di Strasburgo sia affetta da un’altra «malattia», che per Salini consisterebbe nella mole di atti fermi in Commissione europea. È bene ricordare che il processo legislativo cosiddetto «ordinario» riconosce alla Commissione europea il potere di iniziativa, proponendo al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione l’adozione di atti giuridicamente vincolanti per gli Stati membri

UE e Covid-19: gestione promossa o bocciata?

La gestione della pandemia da parte dell’Unione europea è stato un argomento centrale trattato insieme all’europarlamentare Salini. Come sappiamo, dopo uno stallo iniziale, l’Unione europea è riuscita a reagire alla pandemia, giocando un ruolo fondamentale per quanto riguarda l’approvvigionamento di vaccini. A quattro mesi dall’introduzione del Green Pass Europeo (entrato in vigore il 1° luglio 2021), strumento che ha facilitato gli spostamenti all’interno dei confini dell’Unione, il virus di Covid-19 corre ancora veloce tra gli Stati membri. Per dare un’idea, il caso più drammatico è probabilmente quello della Romania, la cui situazione sanitaria è talmente fuori controllo da costringere il governo a portare i malati negli ospedali della vicina Ungheria e imporre la chiusura delle scuole per due settimane. Inoltre, secondo uno studio del Sole24Ore (2021), la Lettonia, paese modello nella gestione della pandemia, ha deciso di introdurre un nuovo lockdown fino al 15 novembre, mentre in Germania si raggiungono quasi i 30 mila casi giornalieri. Ma se i positivi al Covid-19 aumentano, in discesa sono le vaccinazioni. In tutti gli Stati dell’Unione si è assistito a manifestazioni no-vax e no-green pass: esiste, infatti, una nutrita fetta della popolazione che si dice contraria al vaccino, tanto che in Bulgaria più del 70% della popolazione deve ancora ricevere la prima dose (ISPI, 2021). 

Gli interrogativi del nuovo vento sovranista

Sulla contrapposizione ideologica con i sovranisti, l’onorevole Salini preferisce glissare, riconoscendo però alla corrente che fa capo a Viktor Orbán, Marine Le Pen e Matteo Salvini di aver compreso l’importanza della costruzione europea, in somma: «l’Europa serve». Restano però irrisolti alcuni rompicapi sulla sua dimensione politica, se debba cioè evolversi in senso federale, oppure retrocedere a Club di Stati Sovrani, rievocando «L’Europa delle Patrie» degli anni ’60. Secondo Salini, oggi una piena sovranità nazionale si realizza «aprendo le finestre», non chiudendosi al proprio interno, ricordando in questo l’esigenza di condividere oneri e responsabilità nell’affrontare le crisi globali.

Niente CO2 dal 2050: l’UE vuole essere prima

«L’Europa è il continente più verde al mondo», così ha affermato l’europarlamentare Salini ai nostri microfoni. L’Unione europea, in effetti, è uno degli attori internazionali che non solo ha aderito, ma anche ha promosso in prima persona l’Agenda ONU 2030, in cui lo sviluppo sostenibile è al centro di ben 17 obiettivi. L’Unione europea ha fatto un grande lavoro per diminuire le proprie emissioni CO2, inserendo la sostenibilità ambientale come fattore centrale di tutte le politiche dell’Unione. È in questo contesto che la Commissione europea ha promosso il Green Deal, piano che promuove una serie di iniziative per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. A Salini abbiamo chiesto quali sono le priorità per rendere l’Unione Europea sempre più verde e sostenibile.

Produzione e sostenibilità: un difficile equilibrio

La crisi climatica pone dei seri interrogativi sulla sostenibilità dei sistemi produttivi moderni. Mentre alcune economie sembrerebbero essere particolarmente affette dalla dipendenza da combustibili fossili, per altre – come quella europea, secondo Salini – la povertà di materie prime e la prevalenza del settore della trasformazione e sofisticazione potrebbe offrire all’Unione europea l’opportunità di condurre una transizione energetica che non «lasci indietro nessuno». L’attenzione particolare è qui rivolta ai settori della cosiddetta «old economy», sebbene Salini risalti l’esistenza di esempi virtuosi, anche italiani, come la produzione carbosiderurgica «green steel». Per l’esponente del Partito popolare europeo la sfida della transizione verde si giocherà nel campo della neutralità tecnologica e della chiarezza di regole e target per le emissioni, nella ferma tradizione della libertà di «intrapresa» europea. 

Energia: raggiungere l’indipendenza significa anche pagare meno la benzina

Rendere l’Unione europea verde significa rendere l’Unione europea meno dipendente dalle importazioni di energia da paesi terzi: è necessario «intensificare la nostra autonomia» ha affermato l’eurodeputato Salini. Ma questo potrebbe cambiare il rapporto con i paesi terzi su cui oggi l’Unione Europea si appoggia per il proprio approvvigionamento energetico. Il maggiore fornitore di combustibili fossili è la Russia: nel 2018 essa ha fornito ai paesi dell’Unione il 42% di carbon fossile, il 35% di petrolio greggio e il 40% di gas naturale (Eurostat, 2020). Risulta evidente che compendiare il bisogno energetico alla rivoluzione verde non è semplice, anzi. A fine anno entrerà in funzione il Nord Stream 2, il nuovo gasdotto che collega direttamente Russia e Germania e su cui Parlamento europeo e Commissione avevano espresso parere contrario, perché rafforza il ruolo geopolitico della Russia nella regione come fornitore unico di combustibili fossili. Le conseguenze della mancanza di materie prime non sono però da sottovalutare, come reso evidente in questi giorni, in cui i prezzi di acquisto di beni come benzina e metano sono in forte rialzo

L’intervista è disponibile anche nella versione podcast: clicca qui

*Membro della Commissione per il commercio internazionale, della Commissione per i trasporti ed il turismo; vice Presidente Delegazione per le relazioni con l’Iran. 
**Intervista realizzata il 7 luglio 2021, nella sede di Strasburgo del Parlamento europeo
.