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Austria, dopo le dimissioni del premier Kurz si aprono nuovi scenari per l’Europa

Nella giornata di sabato 9 ottobre 2021, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha annunciato la sua intenzione di rassegnare le proprie dimissioni da capo del governo. Nonostante la sua popolarità fosse già in crisi da qualche mese, i membri del suo partito hanno continuato a difenderlo e a supportarlo, ma i partiti all’opposizione, i Verdi in particolare, alla fine hanno avuto la meglio. Al momento, l’unica soluzione possibile e percorribile sembra essere quella di un governo transitorio guidato dall’attuale ministro degli esteri Alexander Schallenberg.

Le ragioni principali che lo hanno indotto a fare questa scelta sono maggiormente dettate dal suo (probabile) coinvolgimento in un’indagine per corruzione. I fatti risalgono al biennio 2016 – 2018, quando Kurz ricopriva, prima di diventare cancelliere, l’incarico di Ministro degli esteri. In particolare, è accusato di aver utilizzato illegalmente alcuni fondi del Ministero delle Finanze, al fine di manipolare i sondaggi politici a suo favore, e di far pubblicare solo sue notizie su tutti i quotidiani nazionali austriaci.

Tuttavia, non è la prima volta che Sebastian Kurz viene coinvolto in uno scandalo politico: infatti, già nel 2019, un video dimostrò che l’allora vice cancelliere austriaco Heinz Christian Strache aveva incontrato segretamente un’ereditiera russa conoscente di Vladimir Putin, alla quale aveva promesso favori in cambio di finanziamenti illeciti al Partito delle Libertà, di cui lui era a capo.

Successive indagini hanno poi dimostrato anche il coinvolgimento di Sebastian Kurz che, di conseguenza, fu costretto ad indire nuove elezioni politiche, vinte poi dal suo partito.

Nonostante abbia un’età piuttosto giovane, 35 anni, Sebastian Kurz vanta già una notevole carriera politica: nato a Vienna nel 1986, ha iniziato a fare politica a 16 anni e, dopo la maturità, è stato eletto presidente della sezione giovanile del Partito Popolare austriaco.

Nel 2011, durante la presidenza Fayrmann, viene nominato sottosegretario al Ministero degli Interni, mentre nel 2013, all’età di 27 anni, diventa il Ministro degli Esteri austriaco più giovane.

In Europa, la sua notorietà si deve principalmente alle sue politiche anti immigratorie: già da quando ricopriva la carica di ministro degli esteri, aveva criticato duramente le politiche di accoglienza dei migranti messe in atto da Angela Merkel; poi, si è sempre espresso contrario alla ripartizione delle quote dei migranti tra tutti i 27 stati membri, ritenendola una misura che dividerebbe ulteriormente l’Unione Europea, anziché unirla.

Nel 2018, quando il governo austriaco fu chiamato a presiedere la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, la questione migratoria è stata l’argomento principale del suo programma: in particolare, l’attenzione era rivolta verso l’immigrazione irregolare che, secondo l’opinione di Sebastian Kurz, rappresentava una minaccia alla stabilità ed alla pace in Europa. E’ importante ricordare anche che, nello stesso giorno, la Germania aveva sottoscritto un accordo per la gestione dei flussi migratori all’interno del suo territorio nazionale.

Questa decisione è stata ampiamente criticata dal governo austriaco, in quanto ritenuta pericolosa e, nel caso in cui la Germania l’avesse adottata ufficialmente, l’Austria avrebbe chiuso i suoi confini con la Slovenia e l’Italia, al fine di fermare i cosiddetti “migranti transfrontalieri”. Infatti, proprio per questo motivo, l’Austria ha sempre guardato con favore ed ammirazione ai Paesi appartenenti al cosiddetto “Blocco Visegrad”, ovvero Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, molto noti soprattutto per le loro politiche e dichiarazioni antimmigratorie.

Ma quali scenari si prospettano ora per l’Europa? E che ripercussioni ci saranno? È importante ricordare che ora il governo sarà guidato da Alexander Schallenberg, Ministro degli esteri del governo austriaco, con una considerevole esperienza professionale in ambito diplomatico. Appoggiato principalmente dal partito dei Verdi, avrà il compito di guidare il governo austriaco fino al 2024, anno in cui si svolgeranno le nuove elezioni. Sicuramente la questione migratoria è destinata a giocare un ruolo chiave nello scacchiere politico sia nazionale che europeo ma, data anche la presenza dei Verdi nella nuova coalizione di governo, anche le tematiche riguardanti l’ambiente saranno al centro dell’attenzione.

Un percorso lungo, difficile, pieno di ostacoli, ma che potrebbe rappresentare un precedente storico unico per tutta l’Unione Europea: infatti, potrebbe essere la prima volta che un Paese guidato a lungo da un governo di estrema destra cambi rotta verso politiche più inclusive ed aperte, non solo verso l’Unione Europea, ma anche verso i suoi Paesi vicini.

Testo di Lorenzo Onisto