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Magia e resilienza.. “Made in England”.

Raccontiamo del baronetto di Pinner. Dai primi successi agli albori degli anni ’60, passando attraverso gli eccessi degli anni’80, per arrivare al tour di addio nel 2018

Elton John, nome d’arte di Reginald Kenneth Dwight, 25 marzo 1947, Londra.
Da ragazzo timido, ferito da un difficile rapporto col padre a pianista esuberante con la presenza scenica di chi è nato per calcare i palchi più celebri del globo terracqueo.
Muove i suoi primi passi nel 1968,con singoli come “Lady Samantha” e “It’s me that you need”,scritti a quattro mani con Bernie Taupin, storico compositore e collaboratore di John.
Tuttavia, la passione e vocazione per la musica si palesano prima in Reginald. Impara a suonare il pianoforte all’età di 3 anni come autodidatta e a 11 vince una borsa di studio che gli dà la possibilità di frequentare l’Accademia Reale di Musica di Londra.
Una volta terminata la carriera accademica, inizia la gavetta. Nel 1962 forma i “Corvettes”,band nella quale lui siede al pianoforte elettrico e dalla quale nasceranno un anno dopo i ”Bluesology”,  riscuotendo più successo della formazione precedente e guadagnandosi l’opportunità di progettare un tour che li vede protagonisti dei palchi britannici.
Abbandonò il gruppo una volta pronto per intraprendere la carriera solista e una volta trovato il nome d’arte perfetto unendo i nomi del bassista Elton Dean e del cantante Long John Baldry.
Con l’arrivo degli anni ’70, la carriera del ragazzo di Pinner inizia a prendere la piega che tutti noi ad oggi conosciamo. Incontra Gus Dudgeon e Paul Buckmaster,rispettivamente produttori e arrangiatori che in quel preciso momento avevano appena finito di lavorare alla produzione di ”Space Oddity” insieme al Duca Bianco. Dalla loro collaborazione con Elton Jhon, nasce l’omonimo album contenente pezzi come ”I need you to turn to” e “The King must die”. L’album fu un grande successo, ma la vera meraviglia e genialità fu dimostrata con l’inizio del tour, dove fuoriuscì la vena stravagante, narcisista e a tratti  kitsh attraverso le sue esibizioni uniche nel loro genere.
Esibizioni dal vivo che, con l’uscita dell’album “Honky Chateau” nel 1972, poterono godere di un valore aggiunto, ovvero la “Elton John Band” composta da Dee Murray, Nigel Olsson e Davey Johnstone.
1973. Doppietta. Elton John pubblica due dei suoi album più celebri: “Don’t Shoot Me I’m Only The Piano Player” e “Goodbye Yellow Brick Road”. Questi due lavori di studio  riscossero un notevole  successo, ma le esibizioni dal vivo ricevettero aspre critiche per  la troppa esuberanza che andava (secondo il parere degli esperti) a  nascondere la bellezza e la semplicità degli album in sé.
Il 1974 è l’anno di “Caribou”, della cover di Pimball Wizard per il film “Tommy” prodotto dai ”The Who”, della collaborazione con John Lennon nell’album “Walls and Bridges” e del primissimo Greatest Hits.
“Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy”. 1975. Questo concept album personale e sotto certi punti di vista ambizioso segna la consacrazione definitiva al successo internazionale. La presenza di pezzi autobiografici e la band al massimo della forma artistica, fa sì che questo album raggiunga il 2% della vendita mondiale di dischi, traguardo a cui non erano arrivati nemmeno i Fab Four.
Il 1975 è anche l’anno di debutto della sua etichetta discografica “Rocket Records”, il cui destino sarà quello di produrre future stelle della scena musicale.


Nei successivi lavori di John, fuoriesce in maniera forte ed evidente il suo declino fisico, dovuto al consumo esagerato di alcool e droghe e alla forte depressione che gli fece tentare il suicidio ben due volte. Esce,nel 1976, l’album doppio “Blue Moves”, caratterizzato da ballate malinconiche, accenni alla disco music e sonorità Jazz. La rappresentazione perfetta dello stato d’animo altalenante del cantante, che lo stesso anno dichiarerà in un’intervista a”Rolling Stones” la sua bisessualità e che grazie al suo coming out non riuscirà né a superare né a ripetere il successo dei precedenti lavori.  Per questa serie di motivi decide di ritirarsi momentaneamente dalla scena musicale, ritornerà nel 1978 con “A single man” seguito nel 1979 da “Victim of Love”. I due album non ebbero il successo dei precedenti lavori, tuttavia John tornò sul palco con la stessa energia e serenità degli esordi,diventando la prima rock star a esibirsi in Unione Sovietica.
Si entra a gamba tesa negli anni ’80. Elton John dimostra al suo pubblico che la sua era musicale non è finita con un concerto gratuito a Central Park, in cui dedica la sua versione di ”Imagine” a John Lennon prima del suo assassinio. A Nizza registra “21at 33”, album pop-rock col quale si riscatta e nel quale raccoglie importanti collaborazioni,come ad esempio quella con Larry Williams e David Paich.
Seguiranno “The Fox”(1981), “Jump Up”(1982).
 Durante questo periodo il baronetto di Pinner segue le tendenze più in voga, ricorrendo a sintetizzatori e tastiera, senza riuscire a competere con altri lavori contemporanei. Ritorna quindi alle origini, rispolverando il suo vecchio e sempre attuale stile caratterizzante, ispirandosi a sé stesso negli anni d’oro. Esce” “Too Low to Zero”, all’interno del quale è possibile riscoprire il genio di John e che fu acclamato da pubblico e critica, raggiungendo un livello di vendite altissimo.
Partecipa nel 1985 partecipa al Live Aid come uno degli artisti più attesi e ben voluti, durante il quale esegue “Bennie and  the Jets”, “I’m Still Standing” e “Rocket Man”, duetta insieme a Kiki Dee in “Don’t Go Breaking My Heart” e siede al suo amato piano accompagnando George Michael nella sua esibizione.
Nonostante i successi raggiunti negli anni ’80 e la serenità raggiunta, le sue dipendenze continuano ad opprimerlo accompagnandolo negli anni.
Cambierà il suo stile di vita dopo la morte di Ryan White, un giovane malato gravemente di AIDS al  quale era particolarmente legato. Questa sua rivoluzione la si nota anche dal look più sobrio e semplice (firmato Versace, suo grande amico) che sfoggia nel 1992, anno di uscita del suo album di inediti “The One”, dove le tracce sono più riflessive e delicate, con ballate lente che si distanziano dal rock di quel periodo.
Nel 1994 vince il premio Oscar con la canzone “Can You Feel The Love Tonight”, colonna sonora de “Il Re Leone”,ottenendo in seguito con lo stesso brano il Disco di Diamante e la prima posizione in classifica in USA.
Nel 1995, al terzo posto delle classifiche britanniche, c’è “Made in England”. Si tratta  di un lavoro che vuole riportare alla luce l’autenticità di Elton John,abbandonando tastiere effettate e sintetizzatori, concentrandosi su un suono semplice, diretto e riconoscibile alla prima nota. Il primo estratto fu ”Believe”, considerato anche il brano più ben riuscito di tutta la raccolta.
Nello stesso anno si esibisce a fianco di Luciano Pavarotti durante lo show ”Pavarotti and Friends” con “Live Like Horses”, che successivamente uscirà ufficialmente come singolo.
Nel 1997 compie 50 anni e piange la morte di due suoi grandi amici: lo stilista Gianni Versace e Lady Diana Spencer,alla quale dedicherà una versione toccante del suo pezzo da repertorio”Candle in the Wind”. La rivisitazione di “Candle in the Wind” raggiunse le 40.000 copie vendute e il ricavato fu devoluto “Diana, Princess of Wales Memorial Fund”.
Nel 2001 esce “Song of the Westcoast”, che viene definito dalla critica uno dei migliori lavori del pianista di Pinner, il quale dopo anni di stroncature durissime si prende la sua rivincita sul pubblico.
La produzione di tutti gli album citati finora è sempre stata gestita da grandi esperti del settore, nel 2004 Elton John decide che oltre ad occuparsi di tutta la parte artistica auto produrrà il suo nuovo disco. Nasce così “Peachtree Road”, caratterizzato da sonorità essenziali e lavori semplici e diretti, che fu apprezzato dalla critica, ma poco considerato dal pubblico. La stessa cosa successe per “The Captain and the KId” (2006), album definito dai critici come la perfetta continuazione del lavoro datato 1975 “Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy”, ma che per motivi pubblicitari non ebbe un feedback troppo positivo per quel che riguarda le vendite.
La carriera di Elton John prosegue tra concerti dal vivo, riappacificazioni con vecchi amici e colleghi, soddisfazioni personali (nel 2005 sposa il suo compagno David Furnish diventando protagonista di una delle prime unioni civili avvenute in UK), nuove collaborazioni e qualche picco molto basso e triste dovuto alla sua salute.
Durante l’estate del 2015, diventa la prima voce del programma radiofonico “Elton John’s Rocket Hour” in onda  su Beats .
Nell’aprile del 2017,viene ricoverato in condizioni critiche a causa di un infezione riscontrata in Sud America. Venne dimesso senza complicazioni, tuttavia tutti gli impegni fissati per i mesi successivi furono cancellati per ovvi motivi. La notizia del tour di addio arriva l’anno successivo, nel 2018. “Farewell Yellow Brick Road”,vanta la bellezza di 300 date in tutto il mondo.
Arriviamo ad oggi. In questo preciso istante siamo freschi di Golden Globe, durante i quali il film “Rocket Man”, la cui trama è proprio la vita di Elton John, ha trionfato.

Una carriera costellata da grandi successi e da una forte resilienza, chissà se il famigerato uomo razzo immaginava tutto questo mentre passava a fianco a Marte.