L’amore porta con sé la magia di amalgamare emozioni spesso incomprensibili, ma sempre uniche; con il suo nuovo singolo, Amsterdam, l’artista marchigiano Giovanni Peretti, in arte Sisto, ci permette di varcare la soglia del nostro inconscio, per calarci pienamente nell’incredibile scenario di queste sensazioni.
Il brano si presenta in una veste chiaramente Soul, sfruttando, non casualmente, la forte identità di uno dei generi storicamente più propensi a raggiungere i picchi più alti della sfera passionale ed unendola alla versatilità dell’Indie-pop.
Grazie ad un arrangiamento che va ad arricchirsi sempre più di elementi nel corso della durata del pezzo, l’ascoltatore può addentrarsi senza alcuna difficoltà in un’atmosfera dal gusto onirico, creata “ad hoc” dal sound elettronico tipico del Synthwave, che, pur spiccando, non soffoca l’insieme armonico sul quale fa perno l’espressività della canzone.
L’intensità di tale visione, ad ogni modo, raggiunge il suo apice con l’ingresso di chitarra e sax, che si aggiungono al tessuto sonoro rispettivamente all’inizio della seconda strofa e nel secondo ritornello, rendendo perfettamente l’idea della massima esaltazione dei sensi di cui si è protagonisti nel vivere un sentimento così forte.
Se il sax dà il meglio di sé nel bridge, il solo di chitarra nel finale sugella il senso del brano con una musicalità “carnale” che ricorda celebri pezzi appartenenti ad epoche passate.
Le parole semplici ed allo stesso tempo romantiche del testo colorano i momenti della canzone con una forte percezione di evasione dalla realtà quotidiana, sensazione descritta dallo stesso Sisto in una recente intervista, occasione in cui il cantautore ha sottolineato come l’ispirazione per scrivere il pezzo gli sia venuta durante il difficile periodo del primo lockdown causato dalla recente pandemia.
Amsterdam racchiude, dunque, buona parte della grande varietà di stili che influenzano la musica di Sisto, affascinato non solo da artisti che hanno segnato la storia di generi come il Rock, il Soul ed il Pop, ma anche dall’immortalità dei cantautori italiani.
Salvatore Macera