L’Enciclopedia Treccani scrive che il complemento di vocazione è costituito da un nome o da un pronome, isolato dal resto della frase per mezzo della punteggiatura. Sangiovanni non mette la virgola, scrive tutto insieme.
Cielo dammi la luna.
Perché, a volte, la punteggiatura non conta.
Il 25 marzo è uscito l’ultimo singolo del giovanissimo cantautore Sangiovanni, Cielo dammi la luna, brano che anticipa il nuovo album Cadere volare, in uscita l’8 aprile. La canzone si configura, sin dalle prime note, come qualcosa di diverso, nuovo, una nuova fase. L’artista, che si è distinto per brani super freschi e giovani che ci hanno fatto ballare questa estate rimanendo nelle vette delle classifiche per settimane, ora si spoglia.
Via i riccioli, via la base,…
Solo voce e piano.
Nulla più.
Una voce straziante, tra la rabbia e il pianto.
Da ascoltare ad occhi chiusi, per coglierne tutte le sfaccettature.
E allora ascoltiamo e facciamoci trascinare dalle parole.
Sangiovanni, sin dai primi versi, dichiara di essere in debito con qualcuno, una persona che ogniqualvolta lui tenta quel volo liberatorio oltre le paure, oltre un mondo che non fa per lui e fallisce precipitando, è sempre lì ad aiutarlo, sostenerlo, dargli un motivo per continuare a vivere, un significato.
Io da umano come posso se una vita non mi basta
Siamo briciole in un mondo, in un mondo che non basta
Nel corso del testo si interroga sul come lui, umano, nulla se non una briciola in questo mondo, possa ricambiare questi gesti, questo amore incondizionato, e il regalo più prezioso che gli viene in mente è donare qualcosa che non sia terreno, la luna. La luna, lì dove Orlando perde il senno, quella che invoca Leopardi, misteriosa, enigmatica. Lei che non mostra mai l’altra faccia, ma che comunque è lì, ad osservare, lei è forse il bene più prezioso della terra.
cielo dammi la luna
Solo per stasera, ah
Stasera, poi te la riporto qua
Poi te la riporto in mano
Te la devo regalare
Te la devo regalare
E qui parte l’invocazione al cielo.
Lo prega, lo supplica.
Il brano è molto profondo, il testo a tratti risulta ermetico. In alcuni momenti si ha quasi la sensazione di ritrovarsi all’interno di una crisi interiore. Per questo si rintraccia, al termine della canzone, una forte volontà di condividere quel lato più intimo, spesso relegato alle fasi più mature dei cantautori. Qui invece, il giovane Sangiovanni decide di giocare a carte scoperte, racconta il suo lato oscuro, come quello della luna, quello più silenzioso e forse, per questo, più doloroso.
La base scarna è perfetta, non sovrasta ma sostiene delle parole che come lame tagliano la tela bianca dell’immaginazione, portando a riflettere, a pensare e a fissare anche i momenti difficili e rimarcando la leopardianasocial catena.
Nessuno si salva da solo.
Se questo è solo l’inizio, aspettiamo trepidanti l’8 aprile.
Elena Gigli
Grafiche di Marta Miseo