Colombre e il suo nuovo singolo: “Il sole non aspetta”

Da professore di lettere a chitarrista durante la tournée Evergreen di Calcutta, Colombre lancia un messaggio di speranza con il suo singolo “Il sole non aspetta mai”.

Classe 1982, il cantautore Giovanni Imparato colleziona esibizioni e premi considerevoli, a partire dal lontano 2017 quando viene pubblicato il suo album di debutto intitolato Pulviscolo; per passare poi alla preziosa presenza al Woodoo Fest, fino ad arrivare alla rassegna del Meeting Etichette Indipendenti e il Premio Super MEI Circus.

L’artista marchigiano, col suo pseudonimo nato dal celeberrimo racconto di Dino Buzzati, ha infatti illuminato tutti ad un anno di distanza dall’uscita dell’album Corallo, edito da Bomba Dischi/Universal Music.

Il sole non aspetta mai, edito lo scorso 31 Marzo, riflette sul tempo, l’impazienza e l’attesa; emozioni che hanno attraversato in questo ultimo anno il mondo della musica a tuttotondo. L’attesa non è più una condizione incerta nella quale perdersi, bensì un viaggio da intraprendere senza timore. Il brano ci indica la strada verso lo sconosciuto, con il quale non è impossibile trovare un equilibrio, perché il sole sorge comunque. Le sonorità della canzone scrivono un libro di emozioni che ci lasciano immaginare attimi felici fatti di luce nuova.

Colombre ha superato la prova a pieni voti, uscendo dal periodo di quarantena con una rappresentazione inedita di colori vivi, senza testi-slogan e contesti stranianti in questo momento a tratti poco luminoso.

“Lavoro a tutto qui, vicino a Senigallia, in un casale in campagna dove c’è una comunità per ragazzi con problemi psichici di varia natura, ho una stanza in questo posto dove faccio musica”.

Le canzoni di Colombre esplorano un universo sotterraneo, che si può risollevare per prendere vita nuova.

«Mi interessa mescolare mondi (…) io ascolto molta musica non italiana anche se naturalmente la musica italiana è la mia formazione. A casa mia da bambino ascoltavamo un sacco Massimo Ranieri perché mio padre, che è di Gragnano, vicino a Sorrento, ha sempre cantato. Cantava nelle feste di piazza e una sera venne notato da uno della RCA che gli chiese di andare a Roma a registrare delle cose (….) Mia madre suona l’organo in chiesa, suona cose psichedelicissime, con le anziane che cercano di cantare queste melodie che alle fine sono robe più alla Syd Barrett e fa tutto molto ridere. Mio fratello mi ha fatto ascoltare Beatles, Queen, Nirvana, io ascoltavo Discomania Mix e sono stato folgorato. In Italia il mio preferito è Franco Battiato per il modo in cui ha attraversato generi e spazi sonori lontani».

Questa specie di stand-by che stiamo attraversando trattenendo il respiro, ci rimanda all’inesplorato, ma anche al voler brillare nonostante tutto, con la giusta lentezza per crescere e ritornare alla normalità. Allora non ci resta che immergerci in questo stroboscopico mondo ultraterreno e apprezzare l’attesa infinita, superando le nostre paure, in una favola quasi moderna descritta da Colombre.

Veronica Grasso