St. Vincent, Annie Clark al secolo, ha rilasciato il suo nuovo album intitolato “Daddy’s Home” il 14 maggio.
Artista poliedrica, eclettica ed enigmatica, St. Vincent ha sempre dimostrato che il suo scopo è trovare stimoli vari e ricercati in ogni sua opera, e questa volta non è stata da meno. Tra un sound psichedelico anni ’70, testi significativi e accessibili e concetti artistici complessi, “Daddy’s Home” è l’ennesima dimostrazione della grande destrezza musicale di St. Vincent, che nell’arco di tutta la sua carriera ha esplorato angoli remoti del rock, del pop, dell’alternative e di molti altri generi, velandoli della sua maestria vocale e lirica.
In quest’opera la cantante ha collaborato col produttore di fama internazionale Jack Antonoff, reduce dalla vincita del Grammy per l’album dell’anno di Taylor Swift, “Folklore”, al quale ha collaborato. In “Daddy’s Home” ci troviamo davanti ad un sound che richiama profondamente gli anni ’70, con chitarre distorte, cori al limite del gospel, synth psichedelici, compressioni vocali e armonie eccelse. Il brillante singolo “Pay Your Way In Pain” è stato il preludio di questo progetto ed ha da subito fatto capire la nuova era di St. Vincent.
Il disco non è vicino al pop del suo album precedente “Masseduction”, ma è piuttosto il riflesso del pop-rock anni ’70, influenzato da artisti come Bowie e Prince, filtrato da una lente moderna e aggiornata. La canzone contiene un sacco di armonie ariose, chitarre eclettiche e svariati synth che donano al brano un vero tocco anni ’70. “The Melting Of The Sun” è il secondo singolo, che presenta influenze gospel oltre al glamour rock profondamente radicato nell’intero album.
Tematicamente “Daddy’s Home” è un intero mondo da scoprire. Seppure a primo impatto le canzoni possano sembrare sconnesse e confuse, con un occhio più attento si riescono a svelare i veri significati delle diverse tracce. L’uscita del padre di St. Vincent dalla prigione è ciò che ha ispirato diversi brani dell’album, ma anche lo stesso nome dell’intera opera. L’artista ha inoltre inventato un personaggio del tutto nuovo per rappresentare “Daddy’s Home”: una donna in declino sociale, economico ed anche spirituale. Questo personaggio è ritratto dalla stessa St. Vincent che per tutta la durata di questa nuova era si è rivelata ai riflettori con una parrucca bionda e vestiti sfarzosi. Questo personaggio è afflitto da diverse pene d’amore, come descritto in “My Baby Wants A Baby” o “Somebody Like Me”, mentre la traccia di chiusura, “Candy Darling”, è un’ode all’omonima attrice e icona transessuale, morta negli anni ’70. L’opera può essere definita il capolavoro di St. Vincent. Il talento della cantante è sempre stato innegabile, ma “Daddy’s Home” è ciò che la consacrerà non solo come cantautrice, ma come un’artista completa e visionaria.
L’album descrive la caduta di una donna fragile, rendendone la psicologia un viaggio musicale indimenticabile, pieno di sfaccettature e profondità. Nonostante l’apparenza dura St. Vincent sa sempre come tradurre la sua vulnerabilità in musica, qualità che la rende un’artista eccelsa.
Sidri Hasanlliu