L’ultima Casa Accogliente: la maturità artistica del Circo Zen

L’abbiamo inserito nella nostra lista degli album migliori del mese, ma la recente uscita discografica degli Zen Circs, L’Ultima Casa Accogliente, merita qualche attenzione in più.

Sono passati due anni dal loro decimo album, Il Fuoco in Una Stanza. A questo sono seguiti i due inediti L’amore è una dittatura, portato sul palco di Sanremo nel 2019 e Canta che ti passa. Gli Zen Circus hanno anche pubblicato un romanzo di formazioneAndate Tutti Affanculo” scritto a più mani assieme all’autore toscano Marco Amerighi. I due singoli sono inclusi nell’album “Vivi si muore”, una collezione dei loro lavori migliori per coronare i vent’anni di carriera.

Negli ultimi mesi i componenti della band Andrea Appino, Ufo e Karim, si sono presi del tempo per scrivere e lavorare a questo ultimo disco, uscito per Polydor/Universal il 13 novembre scorso. Una delle canzoni è nata dopo un viaggio in solitaria a Lisbona di Appino. Sto parlando del primo singolo estratto Appesi alla Luna, tanto malinconico quanto crudo e profondamente vero. Non pare nemmeno essere nato quando la situazione che ormai viviamo da molti mesi era ancora una chimera. Il disco, registrato a Livorno tra gennaio e febbraio è stato concluso a maggio. La produzione è stata fatta in modo casalingo e ciò ha sicuramente influenzato il prodotto finale che suona autentico, puro e arriva dove deve arrivare senza fare giri di parole e subire troppe modifiche sonore.

Il risultato è un disco maturo, frutto di un’esperienza ventennale che ha visto il gruppo vivere trasformazioni radicali ed è coerente con la loro personalità, mai rinnegata (cosa non scontata). L’album ricorda anche gli esordi con le parole ciniche e critiche nei confronti della società. Società che non ci permette di essere liberi e ci obbliga a seguire le mode e le direttive di chi poi non si sa. Questo disco, però, dà importanza alla musica. Le tastiere, la batteria ipnotica di Karim e le chitarre nel contesto d’insieme lasciano poco spazio all’ottimismo e alla leggerezza.

L’Ultima Casa accogliente è il nostro corpo, un posto in cui possiamo ancora sentirci padroni di noi stessi, ma che al tempo stesso può confinarci. Citando Catrame “costretti dentro un corpo e dentro al tempo / Ma un giorno tutto questo finirà”. Questa è una delle poche luci che brillano in questo lungo e tortuoso tunnel.

Menzione d’onore per Bestia Rara, il pezzo che più mi ha colpito tra i nove. È una proiezione dell’introspezione di Appino, testimonianza di una vita piena di incomprensioni interiori e conflitti, ma che si conclude con una vera e propria provocazione. Si potrebbero prendere moltissime frasi da questo disco e utilizzarle per descrivere la vita. “Abbiamo fatto tutto abbiamo fatto niente”, direttamente da 2050, riassume dove ci troviamo come umanità e a livello mondiale. Ascoltiamo tutti questo disco perché è un monito chiaro di quello che siamo e di quello che siamo diventati. Cerchiamo soprattutto di non dimenticarcene e non prendere per matti questi tre, che hanno tanto da dire. E si sente.

Diana Russo