Il 24 marzo del 1973 esce in UK “The Dark Side Of The Moon”, secondo capolavoro dei Pink Floyd, dopo “The Piper At The Gates Of Dawn” e prima di “Wish You Were Here” e di “The Wall”. Questo disco si annovera nei grandi classici della musica rock. Quando uscì venne quasi subito mostrato come “sample” per vantare nei negozi il funzionamento dei nuovi impianti stereo. I tempi stavano cambiando e in breve moltissime persone si aggiudicarono l’archetipo del rock facendone sfoggio nelle proprie stanze. All’epoca le sperimentazioni sonore erano acerbe e il disco ha cavalcato l’onda fornendo le basi per un futuro molto vicino.
L’album rappresenta l’approdo di numerose sperimentazioni musicali che i Pink Floyd andavano da tempo operando sia nei loro concerti che nelle registrazioni, pur presentando in misura relativamente ridotta rispetto al passato le lunghe parti strumentali che erano diventate una caratteristica peculiare del gruppo, lasciando così più ampio spazio ai testi scritti da Roger Waters tutti incentrati sul tema filosofico degli aspetti che sfuggono al controllo razionale dell’animo umano, e ne costituiscono perciò il “lato buio“, cui il titolo metaforicamente fa riferimento. Tra i temi affrontati troviamo: il conflitto interiore, il rapporto con il denaro, il trascorrere del tempo, la morte, il rapporto conflittuale con l’altro da sé e l’alienazione mentale.
Ma che cosa rappresenta “The Dark Side Of The Moon” nel 2021? Per me, nata a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, è ancora qualcosa di unico nel suo genere. Un lavoro onirico, a tratti angosciante e freudiano cucito da abili mani e da un ingegnere del suono, Alan Parsons, impeccabile.
Un disco capace di lasciare qualcosa, come una sorta di solco dopo il suo ascolto. Mi ricordo che quando ero bambina ascoltai per la prima volta questo lavoro e rimasi molto colpita dai suoni degli elicotteri, dal tintinnio delle monete. Era così vero e permetteva alla mia immaginazione di completare le suggestioni fornite da Roger Waters e soci. Il confine fra sogno e realtà era sempre più ovattato. Oggi da adulta il mio sguardo di stupore sul disco non è mutato, ad ogni ascolto emergono dettagli cesellati sapientemente e si sposano ancora molto bene con le tematiche attuali.