Il cantautorato generazionale de I Segreti

Se cercate un disco nuovo, impegnato ma non troppo, capace di portarvi a riflettere, ma allo stesso tempo di alleggerire i giorni più difficili, “Qualcosa da risolvere” de I Segreti può fare al caso vostro.

Grafica di Francesca D’Apuzzo per RadUni Musica


Forse avrete già sentito parlare di questa band emergente di Parma, ma, se non è così, ne sentirete parlare molto presto. Questi tre ragazzi: Angelo, Filippo ed Emanuele, sono entrati da poco a far parte della famiglia di Futura Dischi.


Con già oltre quattro milioni di stream e con un tour di oltre sessanta date in tutta Italia, il gruppo si afferma in poco tempo all’interno del nostro vasto panorama musicale, che mai come oggi è intrinseco di giovani emergenti, senza però perdere di originalità o di contenuto.

Nel loro secondo album, intitolato appunto “Qualcosa da risolvere”, ciò che si sente è un cantautorato impregnato di sfumature pop, che lascia spazio, però, alle più varie e diverse sperimentazioni melodiche e strumentali. Un album che non risulta appesantito da sounds uniformi, ma, al contrario, cerca di spaziare e giocare con numerose scelte strumentali.

Nonostante i vari brani siano in grado di alleggerire il mood del disco, le tematiche sono ben cariche e definite: un viaggio introspettivo all’interno di una generazione fatta di insicurezze, pregiudizi, amori infranti, incertezze, smarrimento.

Il risultato?

Nove tracce che lasciano quella sensazione romantica, ma allo stesso tempo malinconica, che ti sprona a cantare a squarciagola ogni singola canzone della tracklist durante un viaggio in macchina, magari fatto a notte fonda.

E in questo album possiamo trovare anche la colonna sonora più adatta a questo viaggio, “La macchina, la strada”, che ripercorre le carreggiate buie, d’estate, che ogni ventenne si trova a percorreredopo una festa o un incontro speciale, durante il suo ritorno a casa. La macchina e la strada, compagne dei pensieri confusi della nostra generazione. A meglio descrivere questa immagine post-adolescenziale, però, è sicuramente il brano di apertura del disco, “Vivere in società”, che esprime il disagio e in qualche modo anche l’ansia che accompagna ogni ragazzo al suo ingresso nel mondo degli adulti.

Insomma, una vera fotografia pop di una generazione abbandonata a farsi strada da sola, che i Segreti raccontano con la maturità di chi questo percorso l’ha già affrontato, ma che ancora non ha superato, in cui rimane, difatti, ancora qualcosa da risolvere.

Francesca D’Apuzzo