Nel roster de La Valigetta, etichetta lombarda nata alla fine degli anni 2000, non mancano le incursioni verso le nuove forme del cantautorato indipendente. PON¥ (il nome omaggia una canzone di Tom Waits) è uno degli ultimi artisti sbucati fuori dal cilindro della label attraverso una serie di brani rilasciati a distanza di pochi mesi.
Poche le notizie che si trovano in rete: illustratore (sue le copertine dei singoli, apparentemente ispirate ai disegni bizzarri e visionari di Daniel Johnston), chitarrista e musicista (suona piano, percussioni, basso e chitarra). Sul suo profilo Instagram compaiono delle foto in bianco e nero, dominate da oscurità e contorni sfumati. Mettendo play, tuttavia, quell’universo cupo si dissolve in fretta lasciando trasparire una sensibilità movimentata da un ricco ventaglio di emozioni e risonanze interiori.
L’uscita dell’album d’esordio di PON¥, che si intitolerà Canzoni mostri, è prevista il prossimo 10 marzo. Tre (oltre a Vita e Un ragazzo, che non compaiono nella tracklist del disco) sono i singoli pubblicati in meno di un anno. La dimensione lo-fi che caratterizza il progetto emerge dalla scelta di utilizzare pochi strumenti, prevalentemente voce e chitarra, che tratteggiano un pop delicato, sostenuto da richiami folk. I brani, inoltre, sono stati registrati in modalità casalinga, servendosi in qualche caso solo di un Iphone.
Parlando a proposito dell’album, PON¥ ha dichiarato: “questo è un disco fatto di poche parole, molti riverberi e pochissimi strumenti, e forse la cosa più importante al suo interno sono i silenzi. In quei silenzi, tra quelle canzoni, mi piace pensare di potermici nascondere. Come i mostri quando fa giorno“.
Nei testi si osserva una capacità di scrittura già matura che pone al centro il proprio mondo e le difficili relazioni con l’altro, soprattutto con la persona amata. A esprimere questo turbamento è una comunicazione malinconica, fatta di allusioni (ad esempio i capelli elettrici della ragazza di cui è innamorato) e risonanze sognanti, come nel singolo Dentro, accompagnato dal videoclip diretto da Marco Negro.
“ci tocchiamo la faccia
e dentro ai tuoi capelli elettrici
ci nasconde questa città”
Uno dei singoli più interessanti è Branchie, scarno e essenziale, dove la chitarra accompagna una voce quasi sussurrata, attraversata da fruscii, suoni e riverberi (“come se fosse stata registrata sott’acqua”, ha detto). La musica di PON¥ contiene qualcosa di meditativo, grazie alle sue cadenze dilatate e delicate, in grado di condurre altrove. Ed è proprio per tutti questi motivi che siamo impazienti di ascoltare Canzoni mostri e scoprire quali altre sorprese ci riserverà nel futuro.
A cura di Eulalia Cambria