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Il Grammy agli Strokes dovrebbe farci preoccupare

Due sere fa, gli Strokes si sono aggiudicati il Grammy per il miglior album rock dell’anno con The New Abnormal (di cui avevamo già parlato qui, non a caso). Premio assolutamente meritato per un album davvero bello.
L’ultimo lavoro della band newyorkese è eccellente sotto tutti i punti di vista: la giusta dose di synth, la giusta dose di chitarre ed una sfilza di brani catchy ed energici. 

Una considerazione però, viene da fare. Senza assolutamente voler togliere nulla a una delle band indie rock più importanti degli ultimi anni, c’è da constatare che gli Strokes sono arrivati sulla scena con il capolavoro Is This It, uscito ormai nel 2001: vent’anni fa. Lungi dal voler mettere in pensione gruppi che hanno una carriera pluridecennale, e ben sapendo che da anni e anni di esperienza è normale possano continuare ad uscire ottimi lavori, vi è da constatare come, ad oggi non sia arrivata sulla scena quella nuova generazione in cui tanto si sperava. 

La vittoria degli Strokes rivela come il rock sia in crisi, una crisi che si mostra nella mancanza di nuove alternative ai gruppi ormai storici che giustamente continuano con le loro fantastiche carriere. Certo, le nomination di questa e delle precedenti edizioni dei Grammy comprendono anche nuove leve della scena, gruppi giovani sia per età che per carriera, ma il distacco tra questi artisti e i “più grandi” sembra veramente incolmabile, come se certi livelli siano ormai irraggiungibili. Situazioni in cui ragazzi “alle prime armi” si confrontano con i big sembrano oggi fantascientifiche.

Si pensi (non a caso) alla band di Alex Turner e soci: gli Arctic Monkeys. Arrivati al successo nel 2006 con l’album d’esordio e da allora mai scesi dal podio di campioni del rock.

Se pensiamo invece agli ultimi anni, quale band ha esordito così alla grande, rimanendo sulla cresta dell’onda nei 15 anni successivi?