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Il Paesaggio dopo la Battaglia di Vasco Brondi

Esce oggi Paesaggio dopo la Battaglia, il primo disco di Vasco Brondi firmato col suo nome anagrafico.

Probabilmente quello di cui tutti ci siamo stufati e ha messo a dura prova la nostra resistenza sono tutti quegli articoli, tutti quegli editoriali o comunque quei pezzi che cominciano ricordando il lockdown di Marzo scorso. E ho provato veramente a non cominciare questo pezzo partendo da lì, ma prima o poi dovrò arrivarci e più in giù capirete perché questo è fondamentale.

Le Luci della Centrale Elettrica è stato per più di dieci anni il progetto musicale (anche se, sinceramente, non lo limiterei a ciò, userei piuttosto l’etichetta più abusata “progetto artistico culturale”) di Vasco Brondi, che, però, è giunto al termine nel 2019. Questo addio era lì, era palese e tutti sentivamo che sarebbe arrivato, anche perché in Tra la via Emilia e la via Lattea proprio a fianco a Le Luci era comparso il nome intero dell’artista ferrarese. Però per chi ci era affezionato è stato un colpo. Devo a Le Luci della Centrale Elettrica la scoperta del sottobosco musicale indipendente italiano e a mani basse dico che questa sia la cosa più bella che potesse succedermi. Ogni tanto ripenso a tutta la musica che ho scoperto, che ho ascoltato, amato (ma anche odiato) e sorrido con tenerezza, perché guardo indietro nel tempo, rivedo com’ero e mi ricordo che alla fine è partito tutto da Cara Catastrofe.

Tra la Via Emilia e la Via Lattea

La notizia è arrivata con un articolo sul blog, che è stato, come dicevo, un colpo, però allo stesso tempo se un progetto, figlio del suo tempo, si conclude non vuol dire che ciò che seguirà non sarà altrettanto bello. Io credo fermamente nel cambiamento, ma soprattutto credo fermamente nella maturità artistica, nella modifica della propria espressione e nell’evoluzione della poetica. Quello che mi ha pervaso leggendo l’Arrivederci (oltre alle lacrime, lo ammetto) è stata una sensazione positiva, di speranza, che mi ha portato a continuare a seguire Vasco Brondi come uomo d’arte e come persona. 

Dopo questa chiusura è seguito un periodo di silenzio, a cui è seguito a sua volta il lockdown, che secondo me ha permesso ad un pubblico molto più vasto di esplorare il suo mondo artistico. In un momento in cui tutti si davano alle dirette su Instagram per discutere dei temi più disparati, fare interviste, fare contenuti interessanti per intrattenere i milioni di utenti della piattaforma chiusi in casa, c’era Vasco Brondi. Lui tra letture di poesie, brani, canzoni suonate con la chitarra, condivisione di ansie, telefoni scariche e inquadrature sbilenche, è entrato nei cuori di tutti e ha mandato un segnale chiarissimo “io ci sono”. Il suo progetto storico si era concluso, ma le cose da dire non erano mica finite. 

Personalmente ho scoperto dell’uscita del nuovo disco leggendo la sua newsletter. Ho subito preordinato il disco corredato dal libro che racconta un anno particolare, ma purtroppo non ce li ho tra le mani per descriverveli. Paesaggio dopo la Battaglia ha in copertina una foto inedita di Luigi Ghirri, di cui Brondi è fan da sempre, e di cui già avete visto una foto in copertina per quel capolavoro che è Epica Etica Etnica Pathos dei CCCP. Le premesse dell’album erano buone e infatti si legge, nel breve testo che correda la notizia, che è “un disco di racconti per voce e cori, per orchestra e sintetizzatori. In realtà adesso che l’ho registrato sto cercando di capirlo”. 

Ascoltando le tracce si viene catapultati in un lungo viaggio tra sintetizzatori, voci umane che armonizzano melodie senza quasi mai pronunciare parole, che hanno lo scopo di portare pace, di portarci alla scoperta di quello che c’è dopo le battaglie collettive, intime, personali. Alle ballate folk balcaniche si alternano anche altre sonorità che sono proprie di Brondi, che alla fine è ancora un po’ Le Luci (inevitabilmente). Si parla di amore, ma in modo anomalo e mai scontato, di una pace agognata, che non è ancora arrivata e, forse, nemmeno si vede in lontananza, di resistenza umana, di passaggi e di viaggi (più interiori che fisici). La produzione di questo disco è affidata all’artista stesso, a Taketo Gohara e Federico Dragogna. 

Nel famoso articolo che ho citato qualche paragrafo più sopra Vasco usa delle parole che risuonano fortissime in uno dei primi singoli estratti da questo nuovo lavoro ossia “le canzoni sono richiami per gli esseri umani“. Il singolo di cui parlo è Ci Abbracciamo, che è una ballata che racchiude già nel suo nome il vero tema della canzone: la speranza. Tra l’altro, l’artista ha cantato questo brano al Primo Maggio Roma proprio qualche giorno fa, in una versione molto emozionante direttamente dalla Casa degli Artisti di Milano. Questo pezzo racconta di tutto ciò che ci aspetta dopo, che ci permette di resistere nonostante tutto. Questo lo fa anche col video, che va a recuperare lo studio della Polka Chinata, ballata in Italia nel 2018 solo da cinque persone. 

Il pezzo, però, è profondamente differente da Chitarra Nera, che invece non segue le strutture canoniche della canzone. Più che altro è un fiume di parole di cui l’artista, come affermato in alcune interviste, sentiva il bisogno di buttare fuori, di dire le sue verità e l’ha fatto senza doversi contenere in un’etichetta o una rappresentazione limitata. La title track è, invece, una rappresentazione di un’Italia stremata dalla sua battaglia durante un’emergenza sanitaria, di un’Italia vuota e che ha dovute passare tante. 

Queste sono solo alcune considerazioni su tre dei pezzi dell’album e su quello che è il suo contenuto in generale. Però se c’è una cosa che voglio consigliarvi è: prendetevi del tempo, rilassatevi e ascoltatevi le dieci tracce e fate questo percorso di 26000 giorni fino a raggiungere il Sentiero degli Dei. Quello che ho sempre apprezzato della musica di Vasco Brondi è che è un qualcosa che fa bene all’anima, è un complesso sistema di parole ingarbugliate a suoni e suoni incastrati nelle parole difficile, se non impossibile, da scindere che arrivano diritti al cuore. Ricordatevi, poi, di amare e fare quello che volete e traete il meglio da questa esperienza di ascolto. 

Buon viaggio e buona esplorazione delle vostre battaglie e dei vostri paesaggi. 

Diana Russo