Dopo la pubblicazione a settembre dell’album “Tickets to my Downfalls” esce il cortometraggio “Downfalls High”, scritto e diretto dall’artista.
È arrivato il momento di parlarne.
Avete presente quelle cose chiamate guilty pleasure? Offriamo una breve definizione, per non dare nulla per scontato.
Guilty pleasure, tradotto letteralmente in italiano significa “piacere colpevole”. Romantico e fuori dalle righe. Insomma una cosa che ci piace da impazzire, ma della quale in un certo senso ci vergogniamo per i più disparati motivi.
Ora, poniamo di essere figli e figlie degli anni ’90 (a scrivere è proprio una di queste) e di essere andati fuori di testa nel 1999 per quell’album che in copertina aveva raffigurata una porno star vestita da infermiera. Già, “Enema of the state”, erano i Blink 182. I bambini del 1999 non sono mai usciti da quel trip pop-punk fatto di chitarre e ballate adolescenziali e ancora oggi credono impossibile emulare un lavoro di studio del genere, o per lo meno sono convinti che la generazione di oggi non avrà mai qualcuno che corre nudo per le strade di Los Angeles vantandosi smaccatamente di quanto è giovane, bello e pazzo. Sono qui per dirvi, cari ragazzi degli anno ’90, che vi sbagliate. La generazione di oggi avrà il suo mito pop-punk, destinato a diventare il nostro ennesimo guilty pleasure musicale.
Si chiama Colson Baker, in arte Machine Gun Kelly, parte dal mondo del rap (indimenticabile il suo dissing con Eminem) per entrare poi a gamba tesa nel mondo del pop-punk.
L’album si intitola “Tickets to my Downfalls” e in comune con il precedentemente citato “Enema of the state” ha la presenza di qualche amico alieno qua e là e il batterista. Infatti per entrare nel mondo del pop-punk (quello fatto come si deve, si intende), Machine Gun Kelly si fa accompagnare da un Virgilio d’eccezione, ovvero Travis Barker, storico batterista dei Blink 182. L’album in sé, in molti punti, rischia di essere la macchietta dei bei tempi andati di “Adam’s Song”, soprattutto quando si arriva alla traccia “Concert for alien” che chiaramente ci rimanda a “Aliens Exist”, terza traccia all’interno di “Enema of the State” firmata Tom Delonge (e chi se non uno che è poi diventato un esperto di alieni).
L’estetica pop-punk è rispettata al 100%, con qualche accenno alla natura hip hop dell’artista, che collabora con Trippie Red, blackbear, Iann Dior e la quota rosa Halsey. Possiamo considerare questo lavoro di studio (il quinto per MGK) energico, leggero e divertente all’ascolto, scorrevole anche grazie ai contenuti frivoli dei testi, che qualche volta sono uno stacco più che meritato dalle canzoni anarchiche e di denuncia.
A rendere questo album ancora più catchy è il cortometraggio “Downfalls High” prodotto dall’artista stesso, che a tratti potrebbe sembrare un pizzico autoreferenziale. Sarà per il look del protagonista, sarà per la chitarra rosa shokking, fatto sta che la storia tragica di due innamorati viene raccontata da MGK e Travis Barker col sottofondo sbarazzino e romantico di “Ticket to my Downfalls”. Questo a dimostrazione che, sebbene i contenuti di questo album non abbiano un peso rilevante, lo story telling c’è ed è anche molto avvincente se si considera che il target perfetto per questo tipo di lavoro va dai 13 ai 20 anni (tenendoci larghi). Va detto, a onor di cronaca, che una storia tra due innamorati ambientata in una scuola superiore americana con sottofondi ”punkeggianti”, se affrontata col giusto spirito, può piacere anche ai più grandicelli, che non sono ancora usciti da quel girone infernale di chitarre e batterie serrate. Questo corto è uscito il 19 gennaio 2021 ed è disponibile su Youtube. Infatti sembra non voler essere una promozione dell’album, ma un rilancio di esso dopo mesi dall’uscita in modo da acchiappare qualche consenso in più e convincere tutti coloro che hanno storto il naso quando il rapper ha cambiato direzione artistica. Sicuramente “Downfalls High” vuole essere un chiaro e forte invito a prendere in mano di nuovo i vecchi e cari strumenti musicali, ultimamente trascurati per via di nuove correnti artistiche dedite alla tecnologia.
Link al cortometraggio: https://www.youtube.com/watch?v=U07VKXydCUw&t=967s
“E’ stato quasi come girare 14 video musicali l’uno dopo l’altro, ma con un filo narrativo che è al di fuori delle mie storie personali, si concentra su altri personaggi e poi io e Travis facciamo solo da narratori. Credo sia un concetto interessante, non è mai stato fatto nulla del genere per altri album ad eccezione, forse, di The Wall dei Pink Floyd”.
Queste le parole di Machine Gun Kelly riguardo alle riprese e forse mettere in mezzo i Pink Floyd è un tantino pretenzioso, vista la mole di significati racchiusi nell’album datato 1990. Senza considerare che “The Wall” è una rock opera, cosa che non è “Downfalls High”. E allora gli Who con “Quadrophenia” e “Tommy” (che hanno addirittura preceduto i Pink Floyd)?
E qui chiudo la “polemichetta” musicale degna di un papà.
In conclusione, “Ticket to my Downfalls” può essere considerato un lavoro ben fatto e divertente sia sul piano delll’ascolto che su quello visivo grazie al cortometraggio. Non è nulla di innovativo, in nessun senso. Un po’ banale? Forse sì. Tuttavia mi sento di dire che è quella banalità che spesso può risultare una boccata d’aria fresca.
Promosso? Promosso.
Silvia Frattini