Come è possibile descrivere in poche parole Mr. Morale & The Big Stepper? La risposta è semplice: non si può, ma ci si prova lo stesso. L’attesissimo ritorno sulla scena di Kendrick Lamar lascia tutti a bocca aperta: dopo cinque anni da DAMN, l’artista statunitense ci regala un quinto disco che lascia il segno.
Con questo nuovo doppio album, Kendrick sembra aver aperto uno squarcio nella sua anima per dirci “Ecco, guardate qui quello che sono e che sento”. Testi complicati e arrangiamenti complessi sono il mezzo tramite cui Kendrick ci offre un ventaglio di emozioni e di spunti di riflessione. Quello che affligge l’artista è sicuramente molto diverso da quello che di solito vediamo dipinto nell’universo rap: mascolinità tossica e daddy issues sono solo due dei moltissimi temi affrontati in questa opera d’arte. Gli argomenti trattati in questo disco sono molto più introspettivi rispetto a ciò a cui siamo abituati: Kendrick ci mostra le sue vulnerabilità, le sue debolezze, i traumi del passato che lo hanno reso ciò che è ora, anche se a tratti si può percepire la protesta collettiva che di solito caratterizza questo mondo, il suo mondo.
L’album é stato anticipato pochi giorni prima da The Heart Part 5 e dal suo video: la base è quella riconoscibilissima di I want you di Marvin Gaye e sembrava far presagire l’uscita di un disco di spiegazione molto più semplice rispetto a quella che è in realtà.
Anche la scelta delle collaborazioni rende Kendrick diverso dagli altri rapper della sua generazione: non ricerca, infatti, featuring con i rapper più in voga del momento, ma lascia che sia l’anima degli artisti a dare un tocco speciale alla sua opera. Degno di nota il brano We cry together, con l’attrice Taylour Page, che mette alla luce i limiti e i paradossi di una relazione tossica in un modo che riesce ad andare dritto al punto, rovesciando sull’ascoltatore una dose di violenza verbale.
Dovendo provare a racchiudere l’album in poche parole, direi che ciò che più riesce ad affondare gli artigli nel cuore degli ascoltatori sono proprio l’autenticità e la profondità di ogni brano, che rendono possibile immedesimarsi e condividere i sentimenti dell’autore. Che dire, quindi? Kendrick non ha deluso le aspettative e ci regalato un album degno di nota: grazie.
Marta Miseo